| 59.    Nella 
        Seconda Parte della nostra lettera capitolare intendiamo, con laiuto 
        del Signore, sostare in ascolto meditativo del Magnificat, il cantico 
        di Maria di Nazaret (Lc 1, 46-55); esso ci offrirà prospettive 
        e stimoli per vivere con autenticità la vita consacrata e per approfondire 
        alla sua luce il nostro carisma di servizio. Sezione 
        prima 60. Il Magnificat è un dono. Di Dio alla Vergine; di questa alla Chiesa, a ciascuno di noi. Come dono esso va compreso e accolto, diversamente non se ne coglie il fascino, non se ne penetra il significato profondo. Per il Magnificat vale la parola biblica: «ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dallalto e discende dal Padre della luce» (Gc 1, 17). Con animo riconoscente, dunque, e pieno di rispetto per la Parola santa vogliamo riflettere su questo cantico che il Signore, dopo averlo posto sulle labbra di Maria di Nazaret, mette ogni giorno sulle nostre labbra. Un dono congiunto ad altri doni 61.    Pronunziato 
        dalla Vergine Maria, povera del Signore, il Magnificat 
        non è un canto isolato. È giunto a noi insieme con i cantici 
        di altri anawim: il Benedictus (Lc 1, 68-79) del sacerdote 
        Zaccaria; il Nunc dimittis (Lc 2, 29-32) di Simeone, «uomo 
        giusto e timorato di Dio» (Lc 2, 25); insieme con il cantico degli 
        angeli (cf. 2, 14); con la ricca innologia dellepistolario paolino 
        177 
        e dellApocalisse giovannea.178 
        Insieme  aggiungiamo  con il Pater noster (Mt 6, 9-13), 
        la preghiera per eccellenza, e le Beatitudini (cf. Mt 5, 3-11), 
        del cui messaggio il Magnificat è quasi lirica anticipazione. Un dono da accogliere, vivere, trasmettere 62.    Il 
        cantico della Vergine è profondamente radicato nella storia di 
        Israele. In esso confluiscono la sua sapienza e la sua poesia; si ode 
        leco dellattesa gemente dei patriarchi e degli oracoli dei 
        profeti; vi è riassunta la fede di Israele in Dio salvatore e la 
        sua visione della storia. Un dono che ci introduce nella vicenda di Maria 63.    Accogliendo 
        e vivendo il dono del Magnificat entriamo a far parte della storia 
        stessa di questo cantico: quella di quanti hanno cantato il Magnificat 
        prima di noi e dal Magnificat sono stati orientati nei percorsi 
        del discepolato cristiano; quella di quanti lo canteranno e si lasceranno 
        guidare dalle sue illuminanti parole. Mentre la Chiesa, cantandolo incessantemente, 
        tesse la trama del «Magnificat dei secoli»,181 
        tutti siamo in attesa di prolungare il cantico della Vergine nella dossologia 
        senza fine: «A Colui che siede sul trono e allAgnello / lode, 
        onore, gloria e potenza, / nei secoli dei secoli» (Ap 5, 13). Un dono per la nostra preghiera 64. Il Magnificat è un dono dello Spirito. Con esso egli è venuto «in aiuto alla nostra debolezza» (Rm 8, 26) e ci ha offerto, per mezzo di Maria, «la profetessa, madre del grande Profeta»,185 un testo che è insieme uno straordinario modello di preghiera e una singolare pagina per la nostra meditazione. Consideriamo i due aspetti per trarre dal cantico della Vergine indicazioni e stimoli per la nostra vita di orazione. 65.    Modello 
        di preghiera. Le Costituzioni dellOrdine, allorché 
        propongono santa Maria quale «altissimo esempio di creatura orante»,186 
        si riferiscono soprattutto alla «Vergine del Magnificat». 66.    Pagina 
        per la nostra meditazione. Con la professione solenne ci impegnamo 
        a «vivere [...] nellascolto della Parola di Dio» («in 
        lectione divina», secondo loriginale latino).187 
        Ogni pagina della Scrittura, quindi, deve essere oggetto della nostra 
        meditazione. Tuttavia riconosciamo nel Magnificat, il canto della 
        Serva del Signore, un particolare dono offerto alla nostra lectio 
        divina. Il Magnificat è Parola di Dio da accogliere 
        con fede e con rendimento di grazie, come laccolse Maria; da meditare 
        nel cuore sotto la guida dello Spirito, come fece la Vergine che, sotto 
        limpulso del medesimo Spirito, custodiva nel cuore la memoria di 
        parole ed eventi riguardanti suo Figlio e la salvezza del genere umano; 
        da cantare per le strade del mondo, quale espressione di riconoscente 
        culto al Signore e proclamazione della sua misericordia, come lo cantò 
        la Madre di Gesù in «una città di Giuda» (Lc 
        1, 39); da vivere con coerenza ed audacia confidando, come santa 
        Maria, nella bontà di Dio e nellaiuto della grazia. 67.    Il 
        Magnificat è sgorgato da un cuore puro e pieno di fede, 
        il solo che potesse levare a Dio una lode degna della sua gloria. Si comprende 
        allora lintuizione di santAmbrogio ( 397), che auspica: 
        «Sia in ciascuno lanima di Maria per magnificare il Signore, 
        sia in ciascuno lo spirito di Maria per esultare in Dio».188 
        E si spiega perché la Chiesa abbia fatto del Magnificat 
        un momento culminante della Liturgia delle Ore: in Oriente al sorgere 
        del sole, in Occidente allora del Vespro. Luso liturgico del 
        Magnificat si colloca in quel processo di identificazione tra la Chiesa 
        e Maria che fu molto sentito nellepoca patristica:189 
        Maria e la Chiesa, una persona, una voce. La Chiesa in preghiera (Ecclesia 
        orans) è la Vergine orante Maria (Virgo orans). 
 Ci sia consentito come frati capitolari formulare un auspicio: che la Famiglia Servitana, in quanto tale, aggiunga al «Magnificat dei secoli» una sua lettura storica, accogliendo e meditando, cantando e vivendo il cantico della Vergine. Sezione 
        seconda 68.    Nella 
        Seconda Sezione ci proponiamo, sorelle e fratelli della Famiglia Servitana, 
        di approfondire il nostro carisma alla luce del Magnificat. Non 
        abbiamo alcun intendimento esegetico nei confronti del cantico della Vergine, 
        di cui peraltro insigni studiosi hanno fatto eccellenti commenti: in nessuna 
        epoca la Chiesa ha dedicato tanta attenzione al Magnificat come 
        nella nostra; ad esso fanno costante riferimento documenti magisteriali, 
        opere di esegeti e teologi, scritti di pastoralisti e di studiosi della 
        liturgia e della pietà popolare. Un 
        servizio difficile: 69.    Il 
        Magnificat è un cantico di lode a Dio. Ed è anche 
        un discorso su Dio:192 
        su ciò che egli è (vv. 46-50) e su ciò che 
        egli ha fatto (vv. 51-55). Discorso su Dio, formulato da Maria 
        con parole antiche, quelle della tradizione religiosa del suo popolo, 
        ma riguardante una realtà nuova, contemplata con occhi nuovi. Il 
        Magnificat infatti è il vero «canto nuovo» (cf. 
        Sal 40, 4; 96, 1; 98, 1; 144, 9; 149, 1) dei nuovi tempi messianici. 70.    Necessità 
        e difficoltà di parlare di Dio. Come a tutti gli Istituti 
        di vita consacrata, anche a noi viene chiesto di parlare di Dio alle donne 
        e agli uomini del nostro tempo. Compito arduo, al cui espletamento si 
        frappongono molti ostacoli.  escludendo ogni giudizio di condanna (cf. lCor 5, 12-13; Gv 3, 17) ed evitando ogni ostracismo, amandolo «con un amore condito di saggezza, di grazia e di cortesia (cf. Col 4, 5-6)»; essendogli accanto con umiltà e mitezza (cf. Mt 11, 29), «perché la franchezza-parresia (cf. At 4, 31) non degeneri in arroganza»;194  compiendo gesti di amicizia, cioè invitandolo a condividere la nostra esperienza di fede (cf. Gv 1, 39), mostrandogli le nostre «opere buone» che lo conducano a scoprire la gloria del Padre dei cieli (cf. Mt 5, 16) facendo leva sulla forza apologetica dellamore (cf. Gv 13, 35; 17, 21) e sulla testimonianza apostolica della vita. 71.    Ma 
        nella nostra epoca ci troviamo di fronte anche atteggiamenti di segno 
        diverso. I pronostici su una irreversibile secolarizzazione della società 
        si sono dimostrati sbagliati; dappertutto infatti si osservano segni di 
        una esplicita ricerca spirituale e di un crescente ritorno al sacro. 
        Purtroppo si tratta spesso di manifestazioni di una religiosità 
        deviante, che vanno sotto vari nomi: sette, nuovi movimenti 
        religiosi, culti. Il fenomeno è vasto: «quasi 
        tutte le Chiese locali avvertono lemergere di ogni sorta di nuovi 
        movimenti religiosi o pseudoreligiosi, gruppi o esperienze».195 72.    Il 
        discorso su Dio  teologia  è sempre arduo, difficile. 
        Talora sembra una contradictio in terminis, perché esso 
        si prefigge di dire ciò che è indicibile, parlare di ciò 
        che è ineffabile. La Vergine fece il suo discorso su Dio:  a partire dalla fede; dalla fede del suo popolo nel Dio dei Padri, che si era manifestato con parole e con eventi nella storia di Israele; dalla sua fede eroica, in linea con quella di Abramo,198 accoglimento incondizionato del progetto salvifico di Dio che la coinvolgeva nella totalità del suo essere;  sotto limpulso dello Spirito; il Pneuma divino che era disceso su di lei perché divenisse la madre verginale del Messia (cf. Lc 1, 35), muove ora il cuore della Vergine perché esulti in Dio, pone sulle sue labbra le parole giuste su Dio. Lo Spirito che «ha parlato per mezzo dei profeti»,199 quello Spirito di cui dirà Paolo che «scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio» (lCor 2, 10), parla ora per mezzo dellultima profetessa dIsraele;  con coscienza della propria piccolezza; Maria la ebbe in somma misura (cf. Lc 1, 38.48); il suo primato fu quello di essere la più piccola;200 si trovava quindi nella prima, indispensabile condizione per parlare di Dio correttamente, cioè la consapevolezza dellinfinita distanza che intercorre tra Dio e luomo: una distanza che, dal punto di vista operativo, solo la grazia può colmare, avvicinando Dio alluomo; e, dal punto di vista conoscitivo, solo la rivelazione può coprire, disvelando alla creatura il mistero del Creatore;  con aderenza alla concretezza della vita; nel Magnificat il discorso su Dio diviene subito discorso sulluomo;Maria, infatti, dopo la lode divina, volge la sua attenzione alluomo: a se stessa (cf. Lc 1, 48-49), agli oppressi e ai piccoli della società (cf. Lc 1, 50-53), al suo popolo, Israele (cf. Lc 1, 54-55); perché ogni genuina teologia diviene necessariamente antropologia, premura per luomo, maschio e femmina, opera delle mani di Dio e sua suprema somiglianza (cf. Gen 1, 27; 2, 7. 18-22). Dal cantico della Vergine derivano, dunque, alcune indicazioni perché il nostro servizio di parlare di Dio, tanto arduo quanto frequentemente richiesto, scaturisca dalladesione alla Parola e dallascolto della voce dello Spirito, e sia svolto con consapevolezza degli invalicabili limiti e con senso di profonda venerazione. 73. «Lodate il Signore» è limperativo che risuona costantemente nei salmi e negli inni del Testamento antico. Esso è rivolto anzitutto ai «servi del Signore» (Sal 113,1), ai timorati di Dio (cf. Sal 22, 24), alla santa città di Gerusalemme (cf. Sal 147, 12); ma anche ai «popoli tutti» (Sal 117, 1; Sal 148, 11), alle schiere angeliche (cf. Sal 148, 2) e a tutto il cosmo: «lodatelo ed esaltatelo nei secoli» ripetono incessantemente, dalla fornace, Anania, Misaele e Azaria rivolgendosi a tutte le creature  stelle del cielo, piogge e rugiade, ghiacci e nevi, folgori e nubi ...  (cf. Dn 3, 52-90). Tra questi laudatori del Signore è Maria di Nazaret. La sua è la voce più pura e più alta. Il Magnificat segna il culmine dellinnologia iniziata con il cantico di Mosè (cf. Es 15, 1-18) e inaugura linnologia neotestamentaria, il cui vertice è il canto escatologico allAgnello (cf. Ap 15, 3-4). Tra la Pasqua figurale dunque e la Pasqua escatologica si snoda, nel tempo della Pasqua-sacramento, il Magnificat di Maria-Chiesa, canto anchesso di timbro pasquale. 74.    «Lanima 
        mia magnifica il Signore» (Lc 1, 46), cioè lo esalta, lo 
        glorifica, lo loda e lo benedice. Maria proclama la grandezza di 
        Colui che ha fatto in lei «grandi cose» (Lc 1, 49). 
        Nel canto disvela ciò che è avvenuto nel silenzio dellannunciazione, 
        ciò che Elisabetta, «piena di Spirito Santo» (Lc 1, 
        41) ha compreso: il tempo è colmato, è iniziata lera 
        messianica, è giunto il Salvatore. E lei, Maria di Nazaret, ne 
        è la Madre. 75.    Maria 
        esulta, gioisce in Dio suo salvatore. Il Magnificat, «inno 
        di esultanza di tutti gli umili»,204 
        è avveramento di antichi inviti profetici alla gioia (cf. Sof 3, 
        14-18; Zac 2, 14-15; 9, 9-10; Gl 2, 21-27) e compiuta risposta allinvito 
        dellangelo: «Rallegrati, piena di grazia» (Lc 1, 28). 76.    Dopo 
        aver considerato il Magnificat quale pagina che insegna a parlare 
        di Dio,208 
        intendiamo ora trarre da esso indicazioni su come lodare Dio. 
      La lode 
        a Dio, poi, deve essere compiuta nella gioia, essa stessa frutto 
        dello Spirito (cf. Gal 5, 22). La liturgia cristiana è stata segnata 
        per sempre dal giubilo, il timbro del Magnificat, e dallalleluia, 
        il canto della Pasqua; la gioia quindi, se pur non lunica, ne è 
        la nota dominante: liturgia, quindi, soffusa di serena, composta letizia, 
        pervasa dalla «sobria ebbrezza dello Spirito», aperta allincontro 
        con il canto, la poesia, la musica, larte. Al servizio della nuova evangelizzazione 77.    Paolo 
        VI salutava Maria come la «stella dellevangelizzazione sempre 
        rinnovata».212 
        E Giovanni Paolo II da tempo sta prospettando alla Chiesa il compito di 
        una «nuova evangelizzazione». Egli non esita a dichiarare 
        che «in prossimità del terzo millennio della Redenzione, 
        Dio sta preparando una grande primavera cristiana, di cui già si 
        intravede linizio».213 
        Siamo in presenza di una «nuova primavera del Vangelo»,214 
        che investe le questioni emergenti nel trapasso epocale in atto. Tali 
        sono, ad esempio: il servizio alla vita in tutte le sue manifestazioni, 
        la salvaguardia del creato, il cammino verso lunità dei popoli 
        pur nella diversità delle culture, il conseguimento di una pace 
        stabile fondata sulla verità e la giustizia, lo sviluppo del discorso 
        interreligioso, la difesa della dignità della donna... Le risposte 
        ecclesiali allappello del Santo Padre per una nuova evangelizzazione 
        sono state numerose; tra esse ci piace ricordarne due, per la loro concretezza 
        e determinazione entusiasta: la IV Conferenza dellEpiscopato Latinoamericano, 
        celebrata a Santo Domingo nel 1992, il cui tema centrale fu Nuova evangelizzazione, 
        promozione umana, cultura cristiana 215 
        e il Sinodo speciale dellEpiscopato dellAfrica celebrato a 
        Roma nel 1994, che costituì una impegnativa riflessione su La 
        Chiesa in Africa e la sua missione evangelizzatrice verso lanno 
        Duemila.216 78.    Tuttavia 
        è affiorata più volte tra noi la stessa domanda che viene 
        formulata in sede teologica: in quale misura è legittimo parlare 
        di una evangelizzazione «nuova»? Una premessa sembra opportuna 
        per avviare la nostra riflessione. 79.    Maria, 
        in ascolto del messaggio dellangelo Gabriele, che le parla in nome 
        di Dio, è la prima figlia dIsraele ad essere evangelizzata 
        sul grande evento dellAlleanza nuova, che ha il suo ineffabile inizio 
        nel mistero dellincarnazione del Verbo (cf. Lc 1, 26-38). Mettendosi 
        poi in viaggio «in fretta» verso la montagna, per raggiungere 
        la casa di Zaccaria, Maria divenne la prima evangelizzatrice della nuova 
        Alleanza. Proclama infatti le «grandi cose» compiute in lei 
        dal Signore (cf. Lc 1, 39-56).219 80.    «Gratuitamente 
        avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10, 8). Questa parola del 
        Signore unita a quella dellApostolo: «guai a me se non predicassi 
        il Vangelo!» (lCor 9, 16) ci consentono, se accolte e vissute con 
        fedeltà, di sperimentare, in ordine allevangelizzazione, 
        quell«ardore nuovo [che] significa fondamentalmente aver fame 
        di contagiare gli altri con la gioia della fede».222 81.    Lannuncio 
        portato da Maria alla casa di Zaccaria ha per oggetto la più sublime 
        delle «cose nuove» che Dio ha operato nel corso della storia 
        santa: lincarnazione del Figlio dellAltissimo, «nato 
        da donna» (Gal 4,4). 82.    Nella 
        Sacra Scrittura la tradizione è intesa come costante sguardo agli 
        eventi del passato per interpretare e vivere gli avvenimenti del presente. 
        A questo rapporto tra memoria del passato e immersione nel presente si 
        deve ispirare il nostro rinnovato servizio alla Parola del Signore. 83.    Abbiamo 
        iniziato la riflessione sul «servizio alla nuova evangelizzazione» 
        ricordando una nota espressione di Paolo VI: Maria «stella dellevangelizzazione 
        sempre rinnovata».226 
        La metafora vuole significare che la Vergine è guida luminosa nel 
        cammino spesso aspro e oscuro dellevangelizzazione. Ma la Vergine 
        del Magnificat è anche «icona dellevangelizzazione», 
        punto di riferimento esemplare al quale ispirare la nostra azione evangelizzatrice. Al servizio della promozione della donna 84.    Sul 
        tema della promozione della donna il Capitolo generale non 
        intende assumere toni magisteriali: non ne ha titolo, non è suo 
        compito. Esso si è messo semplicemente in ascolto degli insegnamenti 
        della Chiesa e della voce delle donne stesse, che in molti modi denunciano 
        la loro situazione di subalternità e di oppressione, espongono 
        le loro aspirazioni, manifestano un vivo desiderio di dialogo e di presenza 
        paritaria nella società e nella Chiesa. La nostra parola ha un 
        solo scopo: esortare i Servi e le Serve di Maria ad avere di mira nella 
        vita e nellazione pastorale anche la promozione della donna, 
        perché non accada che i nostri frati e le nostre sorelle siano 
        insensibili a tale problema o disattenti alle voci ecclesiali più 
        autorevoli o condizionati da secolari pregiudizi. Sarebbe invero disdicevole 
        per la Famiglia Servitana rimanere indifferente a quella che Giovanni 
        Paolo II giudica «una storia di enormi condizionamenti che, 
        in tutti i tempi e in ogni latitudine, hanno reso difficile il cammino 
        della donna, misconosciuta nella sua dignità, travisata nelle sue 
        prerogative, non di rado emarginata e persino ridotta in servitù».228 
        La secolare oppressione subita dalle donne è una questione che 
        «assume un rilievo universale» e la cui soluzione costituisce 
        «uno degli obiettivi centrali di qualsiasi missione che nel mondo 
        di oggi cerchi di integrare fede e giustizia».229 85.    Nellepisodio 
        della Visitazione gli uomini  scribi, sacerdoti, militari, funzionari 
        civili... sembrano essere stati messi da parte. Nel momento in cui il 
        tempo giunge a pienezza (cf. Gal 4, 4; Ef 1, 10), le protagoniste sono 
        due donne: Elisabetta, della tribù di Aronne, moglie del sacerdote 
        Zaccaria (cf. Lc 1, 5); Maria, di tribù sconosciuta, promessa sposa 
        di Giuseppe della casa di Davide (cf. Lc 1, 27; Mt 1, 18.20). Ambedue 
        sono incinte: Elisabetta per un intervento di grazia del Signore 
        (cf. Lc 1, 13. 24-25); Maria per opera dello Spirito Santo (cf. Lc 1, 
        34-35); Elisabetta, sterile e anziana, porta in grembo il Precursore; 
        Maria reca nel seno verginale il Messia Salvatore. 86. Molti ed eccellenti studi su Gesù e la donna, la donna nei Vangeli ed argomenti simili hanno messo in evidenza che Gesù, per le sue parole i suoi atteggiamenti le sue scelte, appare come trasgressore nei confronti della mentalità giudaica del suo tempo, che emargina la donna, la tiene a distanza nella vita pubblica, le vieta laccesso allistruzione. Con i suoi gesti egli spezza antichi gioghi e trasforma divieti e chiusure in occasioni di dialogo, di amicizia, di affermazione della pari dignità delluomo e della donna nei confronti della condizione discepolare e dellannuncio del nuovo Regno messianico. Il messaggio della Chiesa sulla liberazione della donna  ricorda Giovanni Paolo II  sgorga «dallatteggiamento stesso di Cristo»,230 che si fece «davanti ai suoi contemporanei promotore della vera dignità della donna e della vocazione corrispondente a questa dignità».231 Sarebbe quindi insensato che noi, discepoli e discepole del Signore, trascurassimo di seguire linsegnamento e lesempio del Maestro in una questione di tanta rilevanza per lumanità. 87. In ordine al rapporto tra promozione della donna e nuova evangelizzazione ci sembra utile ricordare, oltre a Maria e ad Elisabetta, alcune donne del Vangelo che hanno svolto un ruolo importante nellannuncio del Regno:  Anna, la profetessa, personificazione della pietà dei «poveri del Signore»; ella, che «non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere» (Lc 2, 37), sopraggiunta nel momento in cui la Madre offriva il Figlio al Signore (cf. Lc 2, 22), si mise a parlare «del Bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme» (Lc 2, 38): figura dunque del nostro impegno apostolico, che scaturisce dalla preghiera assidua e ha come oggetto precipuo lannuncio di Cristo Salvatore;  la Samaritana, che riceve personalmente da Gesù la rivelazione sul Messia e la buona notizia «che è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità» (Gv 4, 23); essa, scoperta la sorgente dellacqua viva, lascia la brocca (cf. 4, 28) e corre, prima apostola, ad annunciare in terra di Samaria lavvento del Regno (cf. 4, 39): sparge il seme della parola là dove gli Apostoli raccoglieranno messi abbondanti (cf. At 8, 1-17);  Maria di Betania che, incurante di ogni convenzione sociale, siede ai piedi del Maestro (cf. Lc 10, 39), rivendicando per sé una condizione discepolare, riservata ai soli uomini; essa, con abbondante olio dal profumo intenso (cf. Gv 12, 3), unge i piedi di Gesù, che interpreta quel gesto quale profezia della sua morte redentrice (cf Gv 12, 7): figura quindi di discepola e di sposa, ammonimento perenne alla Chiesa ad essere in costante ascolto del Maestro, ad amare senza misura lAmato;  Marta di Betania, la cui confessione di fede in Cristo (cf. Gv 11, 27) non è inferiore a quella di Pietro (cf. Gv 6, 68-69); Marta, che chiama la sorella Maria presso il Maestro (cf. Gv 11, 28), come Andrea aveva condotto il fratello Pietro da Gesù (cf. Gv 1, 40-42); Marta, donna dalla casa ospitale, da cui esce il Re per compiere lingresso messianico in Gerusalemme (cf. Gv 12, 12-15), il Profeta per annunciare ogni giorno nel tempio la parola di vita (cf. Mc 11, 11; Lc 19, 47), il Sacerdote per offrire se stesso sullaltare della Croce, «vittima di espiazione per in nostri peccati» (1Gv 2, 2);  Maria di Magdala, la prima della cerchia di donne che, in atteggiamento di sequela e di servizio, sono con Gesù nella sua itineranza evangelizzatrice (cf. Lc 8, 1-3); donna del «giorno dopo il Sabato» e del «buon mattino» (Gv 20, 1)  alba del primo giorno della nuova creazione , che corse piangente da Simon Pietro e dal Discepolo diletto per dare ad essi, desolata, la notizia: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro» (Gv 20, 2); e, dopo aver incontrato il Risorto, corre di nuovo, da lui inviata (cf. Gv 20, 17), «apostola degli apostoli»,232 per recare ai fratelli la notizia che decide della veridicità del Vangelo: «Ho visto il Signore» (Gv 20, 18; cf. Mc 16, 9-11.14). Sono, questi, gesti di donne evangeliche, carichi di forti significati simbolici, di sensi reconditi, che la Chiesa, guidata dallo Spirito (cf. Gv 16, 13), scopre progressivamente nellincessante meditazione della Scrittura. Sono gesti che, con stupenda varietà di forme, disvelano la diaconia della donna nei confronti della Parola: ascolto e custodia, meditazione e confronto, memoria e profezia, annuncio salvifico e sostegno nellora della semina lungo le strade del mondo. Da tutto ciò Giovanni Paolo II ha tratto il convincimento che da parte di Cristo «le verità divine» sono state affidate «alle donne al pari degli uomini».233 E noi formuliamo lauspicio che lora della nuova evangelizzazione sia anche lora in cui venga restituita alla donna, in molti servizi ecclesiali, la parola da cui, per secolari condizionamenti culturali, è stata privata. 88.    Da 
        più di quarantanni la questione femminile figura 
        frequentemente nel dibattito ecclesiale. A chiusura dei suoi lavori (8 
        dicembre 1965), il Concilio inviò un Messaggio alle donne 
        nel quale dichiarava che «la Chiesa è fiera [...] daver 
        esaltato e liberato la donna, daver fatto risplendere nel corso 
        dei secoli, nella diversità dei caratteri, la sua uguaglianza fondamentale 
        con luomo» e affidava ad esse, credenti e non credenti, il 
        compito di riconciliare «gli uomini con la vita», di trattenere 
        «la mano delluomo che, in un momento di follia, tentasse di 
        distruggere la civiltà umana», di «salvare la pace 
        del mondo».234 89. Perché il nostro proposito di essere, come Servi e Serve di Maria, al servizio della promozione della donna non resti inefficace, ci sembra utile fornire alcune indicazioni tratte dallesperienza e ancora una volta dalla riflessione sulla figura della Vergine del Magnificat. 90.    Attenzione 
        alla questione femminile. Il primo servizio che possiamo 
        offrire alla causa della promozione della donna è quello 
        di una grande apertura e attenzione al mondo femminile, ai suoi problemi 
        e alle sue aspirazioni nella comunità ecclesiale. Quanto abbiamo 
        fatto finora a questo riguardo? Possiamo affermare, ad esempio, di aver 
        accolto l«appello accorato» di Giovanni Paolo II «perché 
        da parte di tutti [...] si faccia quanto è necessario per restituire 
        alle donne il pieno rispetto della loro dignità e del loro ruolo»?235 
        Lo stesso Santo Padre, pensoso, riflette: «Guardando a lui [Cristo], 
        sullo scorcio di questo secondo millennio, viene spontaneo chiederci: 
        quanto del suo messaggio [di liberazione delle donne] è stato recepito 
        e attuato?».236 
        Siamo certi, per restare nellambito della Famiglia Servitana, che 
        le sorelle Serve di Maria sono adeguatamente valorizzate in molti settori 
        dellattività pastorale in cui potrebbero dare un apporto 
        significativo, pari a quello degli uomini, per lannuncio del Vangelo 
        e ledificazione del Regno?237 91.    Liberarsi 
        dalla paura. La paura  si sa  paralizza, impedisce lazione, 
        genera immobilismo. Antiche paure sembrano affacciarsi ogni volta che 
        si affronta la questione della promozione della donna: paura 
        di accettare che le cose stiano in modo diverso da come le abbiamo pensate 
        e vissute finora; paura del cambiamento, le cui conseguenze non sono sempre 
        prevedibili né riconducibili ai nostri schemi culturali o teologici. 92. Nella luce della Vergine. Nella questione della promozione della donna la vicenda di Maria di Nazaret offre molti spunti di riflessione e varie indicazioni per la nostra azione:  la Vergine del fiat è una donna che decide. La tradizione cristiana ha rilevato ripetutamente la saggezza di cui dà prova Maria di Nazaret nel colloquio con Gabriele e limportanza del suo consenso in ordine alla salvezza del genere umano. Nellepisodio dellAnnunciazione, la Vergine si mostra capace di autonomia e di assumere responsabilità che avrebbero potuto creare attorno a lei, dato il contesto sociale religioso culturale, meraviglia, incomprensione e scandalizzato rifiuto. Latteggiamento di Maria, autonomo, deciso, aperto alla grazia di Dio, ci pone la domanda: la donna, per decidere con responsabilità nel campo naturale e soprannaturale, ha sempre bisogno della mediazione delluomo? non esiste in molti uomini, in modo latente o esplicito, la tendenza a tenere sotto controllo qualsiasi decisione delle donne in campo ecclesiale?  la Vergine del Magnificat che canta Dio salvatore degli oppressi (cf. Lc 1, 51-53) ammonisce che, pur senza spirito di contesa, dobbiamo stare dalla parte degli oppressi: come Dio stesso, come lei. Ciò significa essere dalla parte delle donne, perché esse, per millenni, sono state e sono tuttora oggetto di molte forme di oppressione e di grave emarginazione. Ma non basta schierarsi dalla parte delle donne; è necessario andare oltre e rimuovere la visione secondo cui la debolezza della donna è un fatto di natura (il sesso debole), radice quindi di una inevitabile dipendenza-inferiorità nei confronti delluomo, e non una conseguenza di millenarie concezioni culturali e radicati condizionamenti storici;  gli atteggiamenti e le parole di Maria a Nazaret (cf. Lc 1, 26-38), nella casa di Zaccaria (cf. Lc 1, 39-56), nella sala delle nozze a Cana (cf. Gv 2, 1-5), sul monte Calvario (cf. Gv 19, 25-27), nel «piano superiore» della casa dellattesa pentecostale (cf. At 1, 13.14) indicano Maria come la grande collaboratrice di Dio. La misteriosa collaborazione fra Dio e la Vergine è certamente irripetibile: fa parte di un singolare e insondabile disegno dellAltissimo. Ma la straordinarietà del caso di Maria non deve essere motivo o inconfessata scusa per isolarla e considerarla a parte dalle altre donne: nelleconomia neotestamentaria Maria di Nazaret è la prima donna che collabora con Dio per la realizzazione del progetto salvifico, non lunica; per la sua fede e il dono della maternità divina, ella è «beata» (Lc 1, 45) e «benedetta tra le donne» (Lc 1, 42), ma non la sola: la sua beatitudine si prolunga, se pure in misura diversa, in tutte le donne  e per altro in tutti gli uomini che con fede fanno la volontà del Padre, accogliendo Cristo, sua Parola vivente (cf. Mc 3, 35; Mt 12, 50; Lc 8, 21). 93. A questo punto ci sembra utile completare la riflessione sul valore paradigmatico della figura della Vergine per la promozione della donna con alcune considerazioni, non nuove certamente, ma non sempre sufficientemente presenti nel momento operativo. È necessario:  ricordare che ogni collaborazione della creatura con il Creatore è espressione di condiscendenza divina ed è possibile solo per il dono della grazia: è azione dello Spirito che previene e accompagna lazione della creatura. La stessa collaborazione della Vergine allattuazione del progetto salvifico non è di natura diversa da quella delle altre donne, né la collaborazione di queste è di genere diverso o inferiore a quella degli uomini. Il «sì» operante di Maria è segno e paradigma delladesione di fede e amore con cui ogni uomo e ogni donna deve rispondere alla chiamata del Signore;  evitare che si produca, come è avvenuto in alcune epoche, un certo, nocivo isolamento della figura di Maria da quella delle altre donne. Esso è stato determinato da una non illuminata esaltazione della Vergine in campo sia dottrinale  in alcuni trattati di mariologia, ad esempio  sia cultuale ed ha causato, secondo molte testimonianze, un senso di frustrazione tra le stesse donne: veniva loro proposto di imitare colei che peraltro era presentata come lirraggiungibile, linaccessibile, la personificazione di ogni virtù, anzi della stessa perfezione. Ciò non ha giovato a far progredire armonicamente la causa della promozione della donna e la pietà mariana. Contro quellorientamento si deve ribadire, con la Chiesa, che i singolari doni di grazia conferiti a Maria e lunicità della sua missione non annullano la sua condizione creaturale. Pur privilegiata, essa è figlia di Adamo, di ogni donna è sorella, con ogni donna condivide i limiti della condizione umana, il rischio e la gloria della libertà, la necessità di decidere, la fatica della fede;  rifiutare la ricorrente, se pur larvata, tendenza a vedere in Dio, il Padre, e in Gesù, il figlio maschio, lespressione più eminente del sesso maschile, e in Maria, donna, lespressione più alta del sesso femminile, e quindi a dedurre implicitamente la superiorità del primo sul secondo. Ciò è inammissibile: le distinzioni umane del sesso non sono affatto riferibili a Dio, nel quale è ogni perfezione riscontrabile nelluomo e nella donna, fatti a sua immagine e somiglianza (cf. Gen 1, 26-27);238  parimenti è da escludere la proposta surrettizia, se pur suffragata da qualche voce patristica, di ritenere Cristo modello degli uomini e Maria modello delle donne. Ciò è gravemente fuorviante. La Vergine di Nazaret non è patrocinante di alcun tipo storico-culturale di donna. La sua esemplarità si esercita nellordine della grazia ed è connessa alla sua condizione discepolare; la Vergine Maria infatti è proposta allimitazione dei fedeli «perché nella sua condizione concreta di vita [...] aderì totalmente e responsabilmente alla volontà di Dio (cf. Lc 1, 38); perché ne accolse la parola e la mise in pratica; perché la sua azione fu animata dalla carità e dallo spirito di servizio; perché, insomma, fu la prima e la più perfetta discepola di Cristo: il che ha un valore esemplare, universale e permanente».239 94.    Ciò 
        non impedisce tuttavia che la beata Vergine costituisca, in linea profetica, 
        la più alta espressione della femminilità,240 
        la «donna per eccellenza», personificazione della «dignità 
        radicale delle donne».241 
        Maria fu donna. Come donna, «con tutto il suo io umano, 
        femminile»,242 
        pronunziò il fiat sponsale (cf. Lc 1, 38); come donna concepì 
        e diede alla luce un figlio, Gesù; come donna lo allattò 
        e lo allevò; in lei, nella sua specifica condizione di donna (cf. 
        Gv 2, 4; 19, 26; Gal 4, 4; cf. Ap 12, 1), si compie la profezia sullEva 
        messianica (Gen 3, 15); nella sua qualità di «madre di Gesù», 
        ella fu presente alle nozze di Cana (cf. Gv 2, 1), presso la croce (cf. 
        Gv 19, 25) e nella casa dellattesa pentecostale (cf. At 1, 14). 95.    Dovere 
        di coerenza. Nel nostro tempo sono frequenti le affermazioni di principio 
        sulla pari dignità tra uomo e donna, sulla necessità di 
        porre fine a millenarie ingiustizie, di favorire la causa della promozione 
        della donna, di affidare ad esse giuste responsabilità nella 
        società civile e nella comunità ecclesiale. Esse provengono 
        non di rado da voci altamente autorevoli. Ma contemporaneamente si osserva 
        una grande lentezza nellapplicazione pratica di tali principi; persistono 
        infatti spesso le situazioni che nel passato determinarono lemarginazione 
        sociale ed ecclesiale della donna.  collaborare a dissipare atavici pregiudizi; a combattere il maschilismo aggressivo e arrogante, profondamente antievangelico; a rimuovere gli ostacoli che si oppongono alla realizzazione di una effettiva parità tra uomini e donne;  appoggiare le istanze dei movimenti che, come riconosce il Santo Padre, lottano «contro tutto ciò che nel passato e nel presente, ha ostacolato la valorizzazione e il pieno sviluppo della personalità femminile, nonché la sua partecipazione alle molteplici manifestazioni della vita sociale e politica. Si tratta di istanze, in gran parte legittime, che hanno contribuito ad una più equilibrata visione della questione femminile nel mondo contemporaneo. Verso tali istanze la Chiesa, soprattutto in epoca recente, ha mostrato singolare attenzione, incoraggiata anche dal fatto che la figura di Maria, se letta alla luce della sua vicenda evangelica, costituisce una valida risposta al desiderio di emancipazione della donna»;244  favorire limpegno di quanti mirano al riconoscimento giuridico del ruolo che le donne svolgono di fatto in vari settori  apostolico, accademico, cultuale, amministrativo...  della vita della Chiesa;  promuovere nelle nostre associazioni, istituzioni pastorali ed educative una effettiva, paritaria cooperazione, fondata sul riconoscimento della sostanziale uguaglianza e pari dignità tra uomini e donne. Al 
        servizio della liberazione delluomo 96.    Il 
        Magnificat è il canto della liberazione messianica, definitiva. 
        La Vergine lo ha innalzato dopo che Dio «ha spiegato il suo braccio 
        potente» (cf. Lc 1, 51) perché nel suo seno concepisse il 
        Messia Salvatore. In Maria ha di nuovo agito la potenza liberatrice del 
        Dio dellEsodo (cf. Es 3, 19-22; Dt 26, 8; Sal 136, 12). 97.    Riflettendo 
        sul cammino di kénosis e di esaltazione percorso da Maria, 
        ci rendiamo conto che lumiltà è la via da seguire 
        (cf. Lc 1, 48; Mt 11, 29), lorgoglio è il potente oppressore 
        da cui liberarsi. La Vergine stessa proclama che Dio «ha disperso 
        i superbi nei pensieri del loro cuore» (Lc 1, 51). Chi sono per 
        Maria i superbi? Probabilmente per lei, come per ogni pio ebreo, sono 
        quei potenti che nel corso della storia perseguitarono il suo popolo: 
        il Faraone, Nabucodonosor, Antioco IV Epifane, Nicanore, Aman. Maria li 
        denuncia non perché potenti, ma perché prepotenti, arroganti, 
        appunto «superbi nei pensieri del loro cuore». 98.    La 
        Vergine del Magnificat sa che la liberazione messianica è 
        integrale: esige rapporti di amore con Dio e rapporti di pace tra gli 
        uomini; esige che le catene delloppressione (cf. Is 58, 6; 61, 1) 
        siano sostituite con i vincoli della comunione e della solidarietà. 
        Ma lorgoglio umano continua ad avere unincarnazione sociale 
        nei «potenti» seduti sui loro «troni» e nei «ricchi» 
        con le mani piene (cf. Lc 1, 52.53), sempre pronti a calpestare gli umili. 
        Maria stessa subirà, con il Figlio e a causa di lui, la persecuzione 
        dei grandi: Erode, Archelao, Erode Antipa, Pilato, Anna e Caifa. Con amaro 
        realismo noi professiamo nel Credo che Gesù, suo figlio, «patì 
        sotto Ponzio Pilato». 99.    Come 
        Maria, Serva del Liberatore, vogliamo anche noi essere Servi e Serve della 
        liberazione messianica. Ora, questa liberazione, oltre alla fondamentale 
        dimensione soteriologica, e a causa di essa, possiede una dimensione etico-sociale.245 l00. Quali sono le interpellanze che i volti degli esclusi rivolgono a noi, Famiglia Servitana? Come rispondere ad esse? La Vergine del Magnificat ci suggerisce alcuni atteggiamenti di fondo, atti a qualificare il nostro servizio mariano-servitano in favore della liberazione degli esclusi di oggi.250  Senso della piccolezza. Davanti ai grandi problemi della società, conserviamoci umili. Come Maria, la piccola. Non pretendiamo di essere i «salvatori» o i «riformatori del mondo». Tuttavia, rifuggendo da ogni quietismo sociale, mettiamoci al lavoro, come i «servi inutili» ma operosi del Vangelo (cf. Lc 17, 7-l0). Un granello di solidarietà ha maggior peso di una montagna di parole e di sogni. Ogni tentativo che abbia buon esito è una stella che brilla per sempre. Ogni gesto ispirato dallamore, anche se piccolo, è liberatore. Solo lamore conta, resta e primeggia (cf. lCor 13, l3).251  Occhi aperti sul mondo. Nel Magnificat Maria di Nazaret guarda il mondo con profondo senso di realismo: vi riconosce i contrasti tra i «potenti» e gli «umili»; tra i «ricchi» e gli «affamati». Si pone così nella tradizione delle grandi Madri e delle Donne liberatrici di Israele: Sara, madre di Isacco, il figlio della promessa (cf. Gal 4, 23); Maria, la sorella di Mose, che guida il canto di vittoria dopo il passaggio del Mar Rosso e la liberazione di Israele; Debora, la profetessa, vincitrice di Sisara; Ester, che salva il suo popolo dal decreto di sterminio. Come Maria, per offrire un servizio efficace, i Servi e le Serve devono «scrutare i segni dei tempi e interpretarli alla luce del Vangelo»,252 individuare le cause strutturali delle varie situazioni di oppressione, essere attenti alle interpellanze dello Spirito in vista di un impegno generoso.253  Occhi di misericordia. Nel mondo Maria vede schiere di sofferenti: su di essi posa i suoi «occhi misericordiosi».254 Per due volte nel suo cantico risuona la parola misericordia (cf. Lc 1, 50.54). Essa indica il grande movente dellagire di Dio nella storia del mondo e, soprattutto, nel suo rapporto con il popolo dellAlleanza. Ma per noi, Servi e Serve di Maria, che cosa significa, oggi, misericordia? Vogliamo che misericordia abbia per noi il significato che ebbe per la Vergine, donna ebrea, nutrita della spiritualità del suo popolo, il cui Dio è «buono e misericordioso, lento allira e grande nellamore» (Sal 103, 8). Misericordia è rivolgere con affetto lo sguardo verso laltro  il povero, il misero, il peccatore, lafflitto...  e fargli del bene con cordiale solidarietà. Misericordia per noi, come per tutti i discepoli di Gesù (cf. Lc 6, 36), è compassione attiva, presenza affettuosa, comunione e solidale prossimità nei confronti di tutti gli uomini e di tutte le donne, soprattutto degli emarginati ed esclusi. Della misericordia della Vergine vogliamo essere segno e prolungamento.255 E come Maria fu presso la Croce, così noi «Servi della Madre, vogliamo essere con lei ai piedi delle infinite croci»,256 dove Cristo è ancora crocifisso nei crocifissi della storia.  Senso dellincarnazione. 
        Esso implica concretezza, capacità di affrontare la realtà. 
        Maria è la donna del mistero del Verbo incarnato, cioè della 
        massima concretezza nellincontro tra Dio e luomo: in lei e 
        per lei il Verbo si è fatto uomo, accolto prima nel cuore (cf. 
        Lc 1,38; 8, 21; 11, 28), poi nel grembo. Nellambito dellincarnazione 
        del Verbo, vita germogliata nel suo grembo verginale, Maria compie il 
        suo servizio nei confronti di Elisabetta (cf. Lc 1, 39.56) e intona il 
        suo canto.  Aprire orizzonti di speranza. 
        La tradizione cristiana chiama la Vergine «Santa Maria della speranza». 
        Il titolo trae origine dal suo atteggiamento in due eventi essenziali 
        della storia della salvezza, che la vedono protagonista: il primo, lattesa 
        del parto, quando lei, gravida del Verbo, sta per dare alla luce Cristo, 
        speranza dellumanità; il secondo, lattesa di un nuovo 
        parto, quando lei, piena di fede e di speranza, attende che il Figlio 
        deposto nella tomba risorga a nuova e immortale vita.257 
 Deve valorizzare ogni seme di speranza che incontri nel suo cammino, ad imitazione del Maestro, a cui levangelista applica la parola del profeta: «La canna incrinata non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante, finché abbia fatto trionfare la giustizia» (Mt 12, 20; cf. Is 42, 3). Al servizio della vita e delle opere di Dio 101.   Il 
        Magnificat è un inno alla vita. Maria lo canta quando è 
        gravida e perché è gravida del «Verbo della vita» 
        (1Gv 1, 1). Nel suo seno «la Vita si è fatta visibile» 
        (1Gv 1, 2), perché fosse vita e luce degli uomini (cf. Gv 1, 4). 
 Molti Istituti di vita consacrata hanno fatto scelte precise e forti in favore della vita. Anche noi, Servi e Serve di Maria, sentiamo urgente la chiamata ad essere al servizio della vita, a far parte di quel «popolo della vita e per la vita», al quale ripetutamente si appella Giovanni Paolo II per promuovere, a dimensioni universali, la causa della vita.263 102. Dobbiamo divenire, quindi, promotori della vita. Anzitutto di quella vita per la quale Gesù afferma di essere venuto tra gli uomini: «Io sono venuto perché abbiano la vita e labbiano in abbondanza» (Gv 10, 10); vita che è comunione con Dio, partecipazione per grazia alla sua natura (cf. 2Pt 1, 4), frutto della rigenerazione battesimale; vita piena, senza confini, eterna; vita da custodire e difendere con estrema cura, perché non la spenga il Maligno, «omicida fin dal principio» (Gv 8, 44); vita, per cui la «Madre della Vita» è anche la «Madre dei viventi» (Gen 3, 20), perché come la culla di Betlemme guarda alla croce del Calvario, così la maternità divina guarda alla maternità universale. 103. Gravi minacce incombono oggi sulla vita, dono di Dio «amante della vita» (Sap 11, 26). Alla forza vittoriosa di Cristo risorto  il cavaliere del bianco cavallo dellApocalisse (cf. Ap 6, 2)  si oppongono, impetuose e travolgenti, le forze della violenza, dellingiustizia, della morte con il suo corteo di mali,264  i cavalli dagli aggressivi, tetri colori: rosso fuoco, nero, verdastro  (Ap 6, 4.5.8). Essi sono oggi la fame, che devasta i tre quarti dellumanità, specialmente nellemisfero australe; la guerra, che in molte parti del mondo continua a seminare dolore, morte e miseria, alimentata da grette rivendicazioni territoriali, da odi etnici, da fanatismo religioso; lingiustizia criminosa, con i suoi frutti di morte: omicidio, suicidio, eutanasia, aborto  il frutto più amaro , usura e tutte le forme di sfruttamento, prodotti di una cultura che ha perso lamore per la vita, contro la quale si è alzata vigorosa la voce profetica del Santo Padre nellenciclica Evangelium vitae (25 marzo 1995); la devastazione ecologica, risultato di un antropocentrismo assoluto, ispiratore di un sistema economico e sociale, il quale, mosso dal pungolo dello sfruttamento senza limiti, esaurisce luomo e la natura. 104.    Il 
        flagello della fame. Ogni anno la fame uccide milioni di persone. 
        Omettiamo le cifre precise: sono note, sono spaventose, eppure non trasmettono 
        tutta la drammaticità dellesperienza dellaver 
        fame. Solo la vicinanza ai poveri fa capire qualcosa della tragedia 
        della fame e spinge allindignazione genuina e alla solidarietà 
        con i poveri in vista della loro liberazione. 105.    Nel 
        Magnificat Maria di Nazaret riflette unaltra esperienza. 
        Ella una povera del Signore, proclama che il Potente «ha 
        ricolmato di beni gli affamati e ha rimandato i ricchi a mani vuote» 
        (Lc 1, 52-53). E con ciò sembra suggerire che la soluzione del 
        problema della fame nel mondo non è riservata agli economisti né 
        raggiungibile con le sole leggi di mercato; essa richiede lapporto 
        di principi etici e pertanto impegna ogni discepolo di Gesù.  proclama che, nel suo Regno, Dio sazierà gli affamati: «Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati» (Lc 6, 21);  moltiplica il pane per la folla che lo segue e che, non avendo nulla da mangiare, rischia di venir meno per via (cf. Mc 6, 30-44; 8, 1-10);  comanda di sfamare i poveri, suoi fratelli e sorelle «più piccoli», nei quali si identifica (cf. Mt 25, 35.40). Veramente il Figlio di Maria è venuto tra gli uomini a portare «la vita e la vita in abbondanza» (cf. Gv 10, 10). 106. Ritorna la domanda ineludibile: possiamo noi, Servi e Serve di Maria, rimanere insensibili davanti alla tragedia della fame, che uccide milioni di persone ogni anno? Non siamo noi servi e serve della vita? Per avviare una riflessione operante, vi offriamo alcune indicazioni:  rinnovare la pratica della carità, in forme adeguate alle condizioni del luogo in cui ci troviamo ad operare, non esclusa lelemosina segreta (cf. Mt 6, 4), a chi, bisognoso, bussa alla nostra porta o incontriamo lungo le nostre strade;  favorire le iniziative di promozione umana, specialmente quelle dirette alla qualificazione del lavoro;  promuovere nelle persone e nelle comunità una presa di coscienza dello squilibrio nellorganizzazione della società, che le spinga a lottare per un cambiamento delle attuali strutture, affinché il bene comune prevalga sul bene privato, anche nel campo delle conquiste della tecnologia. Allora la tecnologia non sarà più creatrice di esclusione, ma diventerà generatrice di crescita sociale. 107.    La 
        devastazione ecologica. Nel nostro tempo la questione ecologica 
        preoccupa scienziati, politici, uomini e donne di buona volontà 
        appartenenti ad ogni popolo e di ogni credo religioso. Preoccupa anche 
        la Chiesa.266 
        Non senza allarme si assiste alla crescente devastazione della natura, 
        sottoposta a un aggressivo e disordinato sfruttamento, deturpata nella 
        sua originaria bellezza. Aspetti cosmici della figura della Vergine 108. A questo punto ci sembra utile offrire alcuni spunti di riflessione sul rapporto tra la figura della Vergine e la questione ecologica. La «Mater Creatoris». 
        Nelle Litanie lauretane invochiamo la Vergine Maria come «Madre 
        del Creatore», di colui cioè per mezzo del quale «tutto 
        è stato fatto» (Gv 1, 3; cf. Col 1, 16) e nel quale sussistono 
        tutte le cose (cf. Col 1, 17). Nei salmi e cantici dellAntico Testamento 
        si ode spesso la voce della creazione intera che celebra il suo Creatore: 
        lo lodano il sole, la luna e le fulgide stelle; il fuoco e lacqua, 
        la grandine e la neve (cf. Sal 104. 148. 150; Dn 3, 51-90); il Nuovo Testamento 
        registra la testimonianza del Veggente di Patmos sulla lode della creazione 
        a Dio e allAgnello: «Tutte le creature del cielo e della terra, 
        sotto terra e nel mare e tutte le cose ivi contenute, udii che dicevano: 
        A Colui che siede sul trono e allAgnello lode, onore, gloria 
        e potenza, nei secoli dei secoli» (Ap 5, 13-14). Ma lomaggio 
        che le creature rendono al loro Creatore  il Verbo incarnato  
        si riverbera sulla Madre. È nota la tradizione apocrifa sulla partecipazione 
        della creazione al parto di Maria: piena di stupore, resta immobile. Lo 
        testimonia Giuseppe di Nazaret: «Guardai nellaria e vidi laria 
        colpita da stupore; guardai verso la volta del cielo e la vidi ferma, 
        immobili gli uccelli del cielo [...]. Ecco delle pecore spinte innanzi 
        che invece stavano ferme».269 Il «Vertex creationis». La tradizione cristiana vede nella beata Vergine «la elettissima fra tutte le creature»,271 il vertice della creazione dopo lumanità santissima di Cristo. Lespressione vertice della creazione indica la straordinaria perfezione creaturale di Maria, larmonia esistente in lei tra natura e grazia. Riconoscendo leminenza della Vergine, la tradizione ha coniato molte formule per esprimere il rapporto tra lei e le creature: 
      È un riconoscimento 
        gioioso, espresso in termini di vicinanza, di comunione e di partecipazione. 
        La Vergine è la «gioia del mondo»,273 
        per mezzo di lei «ogni creatura è benedetta» 
        274 
        e il cosmo si rinnova: «Cielo, stelle, terra, fiumi, giorno, notte 
        e tutte le creature [...] si rallegrano, o Signore, di essere state per 
        mezzo tuo in certo modo risuscitate allo splendore che avevano perduto, 
        e di avere ricevuto una grazia nuova inesprimibile».275 La «Virgo inviolata». I movimenti ecologici deplorano soprattutto la violenza, spesso gratuita e inconsulta, inferta dagli uomini alla natura. Agli ecologisti il Santo Padre ha offerto una riflessione che è utile anche a noi, Servi e Serve di Maria, che vogliamo essere «al servizio delle opere di Dio»: 
 Maria di Nazaret non subì corruzione. Degrado e inquinamento le furono estranei. Fu la «Vergine inviolata» nel corpo, nel cuore, nello spirito, quasi specchio posto davanti alla creazione che aspira al rispetto per la sua integrità. Nellalveo della nostra tradizione 109.    LOrdine 
        nostro sorge nellambito del movimento di vita evangelico-apostolica 
        che ebbe origine tra la fine del secolo XII e gli inizi del secolo XIII; 
        a quel movimento appartiene la figura forte e originale di san Francesco 
        dAssisi ( 1226), proclamato da Giovanni Paolo II patrono dei 
        cultori dellecologia.279 
        Nella sua vita egli offrì un esempio mirabile di «autentico 
        e pieno rispetto per lintegrità del creato».280 
        San Francesco ebbe vivo il senso della fraternità tra 
        luomo e tutte le cose create da Dio; comprese che lamore al 
        Creatore esige rispetto per la creatura e che la pace con Dio è 
        presupposto per edificare la pace con tutto il creato. Lintuizione 
        ecologica di san Francesco esercitò un salutare influsso 
        sui movimenti spirituali affini dal punto di vista della tipologia religiosa 
        e vicini per motivi di ordine cronologico e geografico. 
 Si sarà rilevata lannotazione «per non guastar la vaghezza del luogo», che indica la finalità prima del divieto di tagliare i teneri abeti. Da Monte Senario lamore per la natura si trasmetterà agli altri eremi da esso nati.285 110.    È 
        tempo, fratelli e sorelle, di offrire alcune indicazioni operative sia 
        di ordine generale sia suggerite dalla peculiare indole mariana della 
        nostra Famiglia. 
 Ora, come la personificazione orante del creato: 
 Ora, come loggetto della lode di tutta la creazione: 
 Dalla liturgia, consapevolmente celebrata, deriverà un benefico influsso sullo stile dei nostri rapporti con la creazione. Vi invitiamo, infine, ad approfondire nella meditazione sapienziale e nella riflessione teologica, il luogo che Maria occupa nel creato, di «centro verginale e fecondo»: 
      Lumile 
        Vergine del Magnificat è incinta di Gesù, il Messia, 
        come la «Donna vestita di sole» (Ap 12, 1), la nuova Sion, 
        è gravida della comunità messianica. Due madri, una madre. 
        Ambedue al servizio di Gesù Vita. Vita che è presto minacciata: 
        dalla furia omicida di Erode (cf. Mt 2, 16-18); dall«enorme 
        drago rosso» (Ap 2, 3), che «si pose davanti alla donna che 
        stava per partorire per divorare il bambino appena nato» (Ap 12, 
        4). 
 Abbiamo dichiarato, fratelli e sorelle, di voler essere «Servi del Magnificat». Lespressione ha per noi la valenza di altre che si addicono ad ogni discepolo di Gesù, quali «Annunciatori del Vangelo della vita», «Promotori della cultura della vita». Abbiamo assunto il cantico della Vergine come manifesto del nostro servizio. Ciò implica che dobbiamo essere al servizio della vita, nella consapevolezza che su di essa, in tutte le sue espressioni  vita soprannaturale, vita fisica, vita cosmica  incombono gravi minacce; nel convincimento di fede che la difesa e la cura della vita esigono impegno, lotta; nella sicurezza che larma vincente è lumile fiducia nellOnnipotente che fa «grandi cose» in favore dei suoi figli e delle sue figlie. Al servizio della causa ecumenica 111.    Maria 
        è il «frutto più eccelso della redenzione».295 
        Redenzione sgorgata dal costato aperto del Salvatore (cf. Gv 19, 34); 
        redenzione che è riunificazione dei dispersi figli di Dio secondo 
        la parola profetica di Caifa: «Voi non capite nulla e non 
        considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non 
        perisca la nazione intera. Questo però non lo disse da se 
        stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva 
        morire per la nazione e non per la nazione soltanto ma anche per riunire 
        insieme i figli di Dio che erano dispersi» (Gv 11, 49b-52). Dalla 
        croce Gesù attira a sé tutte le genti (cf. Gv 12, 32); presso 
        la croce si riuniscono i dispersi figli di Dio; ai piedi della croce Maria 
        diviene la Madre dei discepoli di Gesù (cf. Gv 19, 25-27). Maria 
        è dunque costitutivamente ecumenica. 
      In Gesù, 
        figlio di Davide (cf. Lc 3, 31), figlio di Abramo (cf. Lc 3, 34) figlio 
        di Adamo (cf. Lc 3, 38), lintera Oikouméne è 
        raccolta e riconciliata. 112. La lettura ecumenica della figura di Maria affonda le radici nella Scrittura santa. Il suo valore di rappresentanza è riconosciuto dalla riflessione teologica contemporanea di Oriente e dOccidente, in sintonia peraltro con un sentimento antico, efficacemente espresso dalla liturgia natalizia bizantina: 
 Noi  comunità ecclesiale  offriamo al Figlio, a nome di tutta lumanità, Colei nella quale e dalla quale ci sentiamo rappresentati. Un teologo ortodosso contemporaneo scrive: 
 Il sì personalissimo di Maria è infatti voce di tutta lumanità; il dono della sua carne al Verbo è offerta di tutta lumanità. Tale sentire, mirabilmente sintetizzato da Tommaso dAquino: »Expetebatur consensus Virginis loco totius humanae naturae», (Era richiesto il consenso della Vergine a nome di tutto il genere umano) 299 è comune allOriente e allOccidente. Un teologo occidentale contemporaneo, illustrando la cooperazione di Maria nellevento Cristo, conclude così le sue argomentazioni: 
 E altrettanto si deve dire del Magnificat. In Maria, come già si è accennato,301 cantano, ciascuno con il proprio timbro, Israele, le Chiese, lumanità intera. »Maria  scrive Lutero  non ha cantato per se sola, ma per tutti noi».302 E non a caso, ma proprio a motivo di questa valenza ecumenica propria del cantico della Madre del Signore, le Chiese cristiane, nellincontro interreligioso di Assisi del 27 ottobre 1986, hanno pregato con il Magnificat, riconoscendo ad esso il carattere di preghiera universale, di cosa preziosa da condividere, assieme al Pater noster, con tutta lumanità orante.303 In breve. Tutto in Maria è ecumenico, 
        in senso sia estensivo sia qualitativo. Nella sua persona, infatti, 
        nel suo fiat e nel suo Magnificat è riassunta e rappresentata 
        lintera terra abitata: lOikouméne (ecumenismo 
        in senso estensivo), in amicizia, aperta allamen e al canto 
        (ecumenismo in senso qualitativo, come modo di abitare la 
        terra). 113.    La 
        lettura in chiave ecumenica della figura di santa Maria non è una 
        forzatura; è piuttosto un segno dei tempi: la riflessione ecumenica 
        ha permesso di evidenziare una prerogativa che è propria a lei, 
        così come lo è a coloro che, per una scelta di fede e di 
        amore, fanno riferimento al suo nome. Lecumenicità pertanto 
        è inerente a quanti si definiscono »Servi di santa Maria»: 
        Ordine, conventi, case e singoli. È incisa nel nome stesso di uomini 
        e donne chiamati a divenire sulle sue orme, come già san Filippo 
        Benizi,304 
        icone somiglianti del Figlio, luomo ecumenico per eccellenza. 
      I Servi e le 
        Serve di santa Maria, parte integrante di quel fenomeno umano-divino che 
        è il monachesimo, sollecitati alla conversione ecumenica 
        dal nome che portano e dagli inviti della Chiesa, dovranno dunque rivedere 
        in prospettiva ecumenica i loro monasteri, conventi, parrocchie, santuari, 
        istituzioni culturali. 114. Non pretendiamo di aver svolto, a questo proposito, un discorso compiuto. Abbiamo semplicemente inteso rivolgere un invito a risalire alla sorgente del nostro nome  Servi di Maria per riscoprire un aspetto della nostra identità: lessere costitutivamente ecumenici. La riscoperta di tale aspetto ci condurrà a una sorta di ristrutturazione che investe:  la preghiera, per cui favoriremo il pregare insieme, quando e dove sia possibile, con un sapiente scambio di moduli e testi;  il sentimento, per cui invocheremo dallo Spirito il dono della passione ecumenica;  il pensiero, per cui imploreremo dallo Spirito la grazia di un cuore aperto e di una mente ecumenica;  lo studio, per cui ci preoccuperemo di far nostre le acquisizioni del dialogo ecumenico interconfessionale e interreligioso;  lazione, per cui offriremo il nostro servizio alla salvaguardia del creato, al ristabilimento della pace tra gli uomini, alla tutela del diritto del povero.      Il progresso 
        nella via dellecumenismo darà senza dubbio nuovo vigore, 
        nuova creatività e nuove prospettive al nostro Ordine di Servi 
        della Vergine del Magnificat. 
 INDICE Lettera del Priore Generale INTRODUZIONE (nn. 1-3) Prima parte La metafora dell'alba (nn. 4-5) Sezione prima  	La Vergine: una «presenza materna» 
        (n. 6) Sezione seconda 	La Madre (nn. 29-31) Seconda parte Sezione prima 	Un dono congiunto ad altri doni (n. 
        61) Sezione seconda 	Un servizio difficile: parlare di 
        Dio alluomo e alla donna del nostro tempo (nn. 69-72) 
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