59. Nella
Seconda Parte della nostra lettera capitolare intendiamo, con laiuto
del Signore, sostare in ascolto meditativo del Magnificat, il cantico
di Maria di Nazaret (Lc 1, 46-55); esso ci offrirà prospettive
e stimoli per vivere con autenticità la vita consacrata e per approfondire
alla sua luce il nostro carisma di servizio. Sezione
prima 60. Il Magnificat è un dono. Di Dio alla Vergine; di questa alla Chiesa, a ciascuno di noi. Come dono esso va compreso e accolto, diversamente non se ne coglie il fascino, non se ne penetra il significato profondo. Per il Magnificat vale la parola biblica: «ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dallalto e discende dal Padre della luce» (Gc 1, 17). Con animo riconoscente, dunque, e pieno di rispetto per la Parola santa vogliamo riflettere su questo cantico che il Signore, dopo averlo posto sulle labbra di Maria di Nazaret, mette ogni giorno sulle nostre labbra. Un dono congiunto ad altri doni 61. Pronunziato
dalla Vergine Maria, povera del Signore, il Magnificat
non è un canto isolato. È giunto a noi insieme con i cantici
di altri anawim: il Benedictus (Lc 1, 68-79) del sacerdote
Zaccaria; il Nunc dimittis (Lc 2, 29-32) di Simeone, «uomo
giusto e timorato di Dio» (Lc 2, 25); insieme con il cantico degli
angeli (cf. 2, 14); con la ricca innologia dellepistolario paolino
177
e dellApocalisse giovannea.178
Insieme aggiungiamo con il Pater noster (Mt 6, 9-13),
la preghiera per eccellenza, e le Beatitudini (cf. Mt 5, 3-11),
del cui messaggio il Magnificat è quasi lirica anticipazione. Un dono da accogliere, vivere, trasmettere 62. Il
cantico della Vergine è profondamente radicato nella storia di
Israele. In esso confluiscono la sua sapienza e la sua poesia; si ode
leco dellattesa gemente dei patriarchi e degli oracoli dei
profeti; vi è riassunta la fede di Israele in Dio salvatore e la
sua visione della storia. Un dono che ci introduce nella vicenda di Maria 63. Accogliendo
e vivendo il dono del Magnificat entriamo a far parte della storia
stessa di questo cantico: quella di quanti hanno cantato il Magnificat
prima di noi e dal Magnificat sono stati orientati nei percorsi
del discepolato cristiano; quella di quanti lo canteranno e si lasceranno
guidare dalle sue illuminanti parole. Mentre la Chiesa, cantandolo incessantemente,
tesse la trama del «Magnificat dei secoli»,181
tutti siamo in attesa di prolungare il cantico della Vergine nella dossologia
senza fine: «A Colui che siede sul trono e allAgnello / lode,
onore, gloria e potenza, / nei secoli dei secoli» (Ap 5, 13). Un dono per la nostra preghiera 64. Il Magnificat è un dono dello Spirito. Con esso egli è venuto «in aiuto alla nostra debolezza» (Rm 8, 26) e ci ha offerto, per mezzo di Maria, «la profetessa, madre del grande Profeta»,185 un testo che è insieme uno straordinario modello di preghiera e una singolare pagina per la nostra meditazione. Consideriamo i due aspetti per trarre dal cantico della Vergine indicazioni e stimoli per la nostra vita di orazione. 65. Modello
di preghiera. Le Costituzioni dellOrdine, allorché
propongono santa Maria quale «altissimo esempio di creatura orante»,186
si riferiscono soprattutto alla «Vergine del Magnificat». 66. Pagina
per la nostra meditazione. Con la professione solenne ci impegnamo
a «vivere [...] nellascolto della Parola di Dio» («in
lectione divina», secondo loriginale latino).187
Ogni pagina della Scrittura, quindi, deve essere oggetto della nostra
meditazione. Tuttavia riconosciamo nel Magnificat, il canto della
Serva del Signore, un particolare dono offerto alla nostra lectio
divina. Il Magnificat è Parola di Dio da accogliere
con fede e con rendimento di grazie, come laccolse Maria; da meditare
nel cuore sotto la guida dello Spirito, come fece la Vergine che, sotto
limpulso del medesimo Spirito, custodiva nel cuore la memoria di
parole ed eventi riguardanti suo Figlio e la salvezza del genere umano;
da cantare per le strade del mondo, quale espressione di riconoscente
culto al Signore e proclamazione della sua misericordia, come lo cantò
la Madre di Gesù in «una città di Giuda» (Lc
1, 39); da vivere con coerenza ed audacia confidando, come santa
Maria, nella bontà di Dio e nellaiuto della grazia. 67. Il
Magnificat è sgorgato da un cuore puro e pieno di fede,
il solo che potesse levare a Dio una lode degna della sua gloria. Si comprende
allora lintuizione di santAmbrogio ( 397), che auspica:
«Sia in ciascuno lanima di Maria per magnificare il Signore,
sia in ciascuno lo spirito di Maria per esultare in Dio».188
E si spiega perché la Chiesa abbia fatto del Magnificat
un momento culminante della Liturgia delle Ore: in Oriente al sorgere
del sole, in Occidente allora del Vespro. Luso liturgico del
Magnificat si colloca in quel processo di identificazione tra la Chiesa
e Maria che fu molto sentito nellepoca patristica:189
Maria e la Chiesa, una persona, una voce. La Chiesa in preghiera (Ecclesia
orans) è la Vergine orante Maria (Virgo orans).
Ci sia consentito come frati capitolari formulare un auspicio: che la Famiglia Servitana, in quanto tale, aggiunga al «Magnificat dei secoli» una sua lettura storica, accogliendo e meditando, cantando e vivendo il cantico della Vergine. Sezione
seconda 68. Nella
Seconda Sezione ci proponiamo, sorelle e fratelli della Famiglia Servitana,
di approfondire il nostro carisma alla luce del Magnificat. Non
abbiamo alcun intendimento esegetico nei confronti del cantico della Vergine,
di cui peraltro insigni studiosi hanno fatto eccellenti commenti: in nessuna
epoca la Chiesa ha dedicato tanta attenzione al Magnificat come
nella nostra; ad esso fanno costante riferimento documenti magisteriali,
opere di esegeti e teologi, scritti di pastoralisti e di studiosi della
liturgia e della pietà popolare. Un
servizio difficile: 69. Il
Magnificat è un cantico di lode a Dio. Ed è anche
un discorso su Dio:192
su ciò che egli è (vv. 46-50) e su ciò che
egli ha fatto (vv. 51-55). Discorso su Dio, formulato da Maria
con parole antiche, quelle della tradizione religiosa del suo popolo,
ma riguardante una realtà nuova, contemplata con occhi nuovi. Il
Magnificat infatti è il vero «canto nuovo» (cf.
Sal 40, 4; 96, 1; 98, 1; 144, 9; 149, 1) dei nuovi tempi messianici. 70. Necessità
e difficoltà di parlare di Dio. Come a tutti gli Istituti
di vita consacrata, anche a noi viene chiesto di parlare di Dio alle donne
e agli uomini del nostro tempo. Compito arduo, al cui espletamento si
frappongono molti ostacoli. escludendo ogni giudizio di condanna (cf. lCor 5, 12-13; Gv 3, 17) ed evitando ogni ostracismo, amandolo «con un amore condito di saggezza, di grazia e di cortesia (cf. Col 4, 5-6)»; essendogli accanto con umiltà e mitezza (cf. Mt 11, 29), «perché la franchezza-parresia (cf. At 4, 31) non degeneri in arroganza»;194 compiendo gesti di amicizia, cioè invitandolo a condividere la nostra esperienza di fede (cf. Gv 1, 39), mostrandogli le nostre «opere buone» che lo conducano a scoprire la gloria del Padre dei cieli (cf. Mt 5, 16) facendo leva sulla forza apologetica dellamore (cf. Gv 13, 35; 17, 21) e sulla testimonianza apostolica della vita. 71. Ma
nella nostra epoca ci troviamo di fronte anche atteggiamenti di segno
diverso. I pronostici su una irreversibile secolarizzazione della società
si sono dimostrati sbagliati; dappertutto infatti si osservano segni di
una esplicita ricerca spirituale e di un crescente ritorno al sacro.
Purtroppo si tratta spesso di manifestazioni di una religiosità
deviante, che vanno sotto vari nomi: sette, nuovi movimenti
religiosi, culti. Il fenomeno è vasto: «quasi
tutte le Chiese locali avvertono lemergere di ogni sorta di nuovi
movimenti religiosi o pseudoreligiosi, gruppi o esperienze».195 72. Il
discorso su Dio teologia è sempre arduo, difficile.
Talora sembra una contradictio in terminis, perché esso
si prefigge di dire ciò che è indicibile, parlare di ciò
che è ineffabile. La Vergine fece il suo discorso su Dio: a partire dalla fede; dalla fede del suo popolo nel Dio dei Padri, che si era manifestato con parole e con eventi nella storia di Israele; dalla sua fede eroica, in linea con quella di Abramo,198 accoglimento incondizionato del progetto salvifico di Dio che la coinvolgeva nella totalità del suo essere; sotto limpulso dello Spirito; il Pneuma divino che era disceso su di lei perché divenisse la madre verginale del Messia (cf. Lc 1, 35), muove ora il cuore della Vergine perché esulti in Dio, pone sulle sue labbra le parole giuste su Dio. Lo Spirito che «ha parlato per mezzo dei profeti»,199 quello Spirito di cui dirà Paolo che «scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio» (lCor 2, 10), parla ora per mezzo dellultima profetessa dIsraele; con coscienza della propria piccolezza; Maria la ebbe in somma misura (cf. Lc 1, 38.48); il suo primato fu quello di essere la più piccola;200 si trovava quindi nella prima, indispensabile condizione per parlare di Dio correttamente, cioè la consapevolezza dellinfinita distanza che intercorre tra Dio e luomo: una distanza che, dal punto di vista operativo, solo la grazia può colmare, avvicinando Dio alluomo; e, dal punto di vista conoscitivo, solo la rivelazione può coprire, disvelando alla creatura il mistero del Creatore; con aderenza alla concretezza della vita; nel Magnificat il discorso su Dio diviene subito discorso sulluomo;Maria, infatti, dopo la lode divina, volge la sua attenzione alluomo: a se stessa (cf. Lc 1, 48-49), agli oppressi e ai piccoli della società (cf. Lc 1, 50-53), al suo popolo, Israele (cf. Lc 1, 54-55); perché ogni genuina teologia diviene necessariamente antropologia, premura per luomo, maschio e femmina, opera delle mani di Dio e sua suprema somiglianza (cf. Gen 1, 27; 2, 7. 18-22). Dal cantico della Vergine derivano, dunque, alcune indicazioni perché il nostro servizio di parlare di Dio, tanto arduo quanto frequentemente richiesto, scaturisca dalladesione alla Parola e dallascolto della voce dello Spirito, e sia svolto con consapevolezza degli invalicabili limiti e con senso di profonda venerazione. 73. «Lodate il Signore» è limperativo che risuona costantemente nei salmi e negli inni del Testamento antico. Esso è rivolto anzitutto ai «servi del Signore» (Sal 113,1), ai timorati di Dio (cf. Sal 22, 24), alla santa città di Gerusalemme (cf. Sal 147, 12); ma anche ai «popoli tutti» (Sal 117, 1; Sal 148, 11), alle schiere angeliche (cf. Sal 148, 2) e a tutto il cosmo: «lodatelo ed esaltatelo nei secoli» ripetono incessantemente, dalla fornace, Anania, Misaele e Azaria rivolgendosi a tutte le creature stelle del cielo, piogge e rugiade, ghiacci e nevi, folgori e nubi ... (cf. Dn 3, 52-90). Tra questi laudatori del Signore è Maria di Nazaret. La sua è la voce più pura e più alta. Il Magnificat segna il culmine dellinnologia iniziata con il cantico di Mosè (cf. Es 15, 1-18) e inaugura linnologia neotestamentaria, il cui vertice è il canto escatologico allAgnello (cf. Ap 15, 3-4). Tra la Pasqua figurale dunque e la Pasqua escatologica si snoda, nel tempo della Pasqua-sacramento, il Magnificat di Maria-Chiesa, canto anchesso di timbro pasquale. 74. «Lanima
mia magnifica il Signore» (Lc 1, 46), cioè lo esalta, lo
glorifica, lo loda e lo benedice. Maria proclama la grandezza di
Colui che ha fatto in lei «grandi cose» (Lc 1, 49).
Nel canto disvela ciò che è avvenuto nel silenzio dellannunciazione,
ciò che Elisabetta, «piena di Spirito Santo» (Lc 1,
41) ha compreso: il tempo è colmato, è iniziata lera
messianica, è giunto il Salvatore. E lei, Maria di Nazaret, ne
è la Madre. 75. Maria
esulta, gioisce in Dio suo salvatore. Il Magnificat, «inno
di esultanza di tutti gli umili»,204
è avveramento di antichi inviti profetici alla gioia (cf. Sof 3,
14-18; Zac 2, 14-15; 9, 9-10; Gl 2, 21-27) e compiuta risposta allinvito
dellangelo: «Rallegrati, piena di grazia» (Lc 1, 28). 76. Dopo
aver considerato il Magnificat quale pagina che insegna a parlare
di Dio,208
intendiamo ora trarre da esso indicazioni su come lodare Dio.
La lode
a Dio, poi, deve essere compiuta nella gioia, essa stessa frutto
dello Spirito (cf. Gal 5, 22). La liturgia cristiana è stata segnata
per sempre dal giubilo, il timbro del Magnificat, e dallalleluia,
il canto della Pasqua; la gioia quindi, se pur non lunica, ne è
la nota dominante: liturgia, quindi, soffusa di serena, composta letizia,
pervasa dalla «sobria ebbrezza dello Spirito», aperta allincontro
con il canto, la poesia, la musica, larte. Al servizio della nuova evangelizzazione 77. Paolo
VI salutava Maria come la «stella dellevangelizzazione sempre
rinnovata».212
E Giovanni Paolo II da tempo sta prospettando alla Chiesa il compito di
una «nuova evangelizzazione». Egli non esita a dichiarare
che «in prossimità del terzo millennio della Redenzione,
Dio sta preparando una grande primavera cristiana, di cui già si
intravede linizio».213
Siamo in presenza di una «nuova primavera del Vangelo»,214
che investe le questioni emergenti nel trapasso epocale in atto. Tali
sono, ad esempio: il servizio alla vita in tutte le sue manifestazioni,
la salvaguardia del creato, il cammino verso lunità dei popoli
pur nella diversità delle culture, il conseguimento di una pace
stabile fondata sulla verità e la giustizia, lo sviluppo del discorso
interreligioso, la difesa della dignità della donna... Le risposte
ecclesiali allappello del Santo Padre per una nuova evangelizzazione
sono state numerose; tra esse ci piace ricordarne due, per la loro concretezza
e determinazione entusiasta: la IV Conferenza dellEpiscopato Latinoamericano,
celebrata a Santo Domingo nel 1992, il cui tema centrale fu Nuova evangelizzazione,
promozione umana, cultura cristiana 215
e il Sinodo speciale dellEpiscopato dellAfrica celebrato a
Roma nel 1994, che costituì una impegnativa riflessione su La
Chiesa in Africa e la sua missione evangelizzatrice verso lanno
Duemila.216 78. Tuttavia
è affiorata più volte tra noi la stessa domanda che viene
formulata in sede teologica: in quale misura è legittimo parlare
di una evangelizzazione «nuova»? Una premessa sembra opportuna
per avviare la nostra riflessione. 79. Maria,
in ascolto del messaggio dellangelo Gabriele, che le parla in nome
di Dio, è la prima figlia dIsraele ad essere evangelizzata
sul grande evento dellAlleanza nuova, che ha il suo ineffabile inizio
nel mistero dellincarnazione del Verbo (cf. Lc 1, 26-38). Mettendosi
poi in viaggio «in fretta» verso la montagna, per raggiungere
la casa di Zaccaria, Maria divenne la prima evangelizzatrice della nuova
Alleanza. Proclama infatti le «grandi cose» compiute in lei
dal Signore (cf. Lc 1, 39-56).219 80. «Gratuitamente
avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10, 8). Questa parola del
Signore unita a quella dellApostolo: «guai a me se non predicassi
il Vangelo!» (lCor 9, 16) ci consentono, se accolte e vissute con
fedeltà, di sperimentare, in ordine allevangelizzazione,
quell«ardore nuovo [che] significa fondamentalmente aver fame
di contagiare gli altri con la gioia della fede».222 81. Lannuncio
portato da Maria alla casa di Zaccaria ha per oggetto la più sublime
delle «cose nuove» che Dio ha operato nel corso della storia
santa: lincarnazione del Figlio dellAltissimo, «nato
da donna» (Gal 4,4). 82. Nella
Sacra Scrittura la tradizione è intesa come costante sguardo agli
eventi del passato per interpretare e vivere gli avvenimenti del presente.
A questo rapporto tra memoria del passato e immersione nel presente si
deve ispirare il nostro rinnovato servizio alla Parola del Signore. 83. Abbiamo
iniziato la riflessione sul «servizio alla nuova evangelizzazione»
ricordando una nota espressione di Paolo VI: Maria «stella dellevangelizzazione
sempre rinnovata».226
La metafora vuole significare che la Vergine è guida luminosa nel
cammino spesso aspro e oscuro dellevangelizzazione. Ma la Vergine
del Magnificat è anche «icona dellevangelizzazione»,
punto di riferimento esemplare al quale ispirare la nostra azione evangelizzatrice. Al servizio della promozione della donna 84. Sul
tema della promozione della donna il Capitolo generale non
intende assumere toni magisteriali: non ne ha titolo, non è suo
compito. Esso si è messo semplicemente in ascolto degli insegnamenti
della Chiesa e della voce delle donne stesse, che in molti modi denunciano
la loro situazione di subalternità e di oppressione, espongono
le loro aspirazioni, manifestano un vivo desiderio di dialogo e di presenza
paritaria nella società e nella Chiesa. La nostra parola ha un
solo scopo: esortare i Servi e le Serve di Maria ad avere di mira nella
vita e nellazione pastorale anche la promozione della donna,
perché non accada che i nostri frati e le nostre sorelle siano
insensibili a tale problema o disattenti alle voci ecclesiali più
autorevoli o condizionati da secolari pregiudizi. Sarebbe invero disdicevole
per la Famiglia Servitana rimanere indifferente a quella che Giovanni
Paolo II giudica «una storia di enormi condizionamenti che,
in tutti i tempi e in ogni latitudine, hanno reso difficile il cammino
della donna, misconosciuta nella sua dignità, travisata nelle sue
prerogative, non di rado emarginata e persino ridotta in servitù».228
La secolare oppressione subita dalle donne è una questione che
«assume un rilievo universale» e la cui soluzione costituisce
«uno degli obiettivi centrali di qualsiasi missione che nel mondo
di oggi cerchi di integrare fede e giustizia».229 85. Nellepisodio
della Visitazione gli uomini scribi, sacerdoti, militari, funzionari
civili... sembrano essere stati messi da parte. Nel momento in cui il
tempo giunge a pienezza (cf. Gal 4, 4; Ef 1, 10), le protagoniste sono
due donne: Elisabetta, della tribù di Aronne, moglie del sacerdote
Zaccaria (cf. Lc 1, 5); Maria, di tribù sconosciuta, promessa sposa
di Giuseppe della casa di Davide (cf. Lc 1, 27; Mt 1, 18.20). Ambedue
sono incinte: Elisabetta per un intervento di grazia del Signore
(cf. Lc 1, 13. 24-25); Maria per opera dello Spirito Santo (cf. Lc 1,
34-35); Elisabetta, sterile e anziana, porta in grembo il Precursore;
Maria reca nel seno verginale il Messia Salvatore. 86. Molti ed eccellenti studi su Gesù e la donna, la donna nei Vangeli ed argomenti simili hanno messo in evidenza che Gesù, per le sue parole i suoi atteggiamenti le sue scelte, appare come trasgressore nei confronti della mentalità giudaica del suo tempo, che emargina la donna, la tiene a distanza nella vita pubblica, le vieta laccesso allistruzione. Con i suoi gesti egli spezza antichi gioghi e trasforma divieti e chiusure in occasioni di dialogo, di amicizia, di affermazione della pari dignità delluomo e della donna nei confronti della condizione discepolare e dellannuncio del nuovo Regno messianico. Il messaggio della Chiesa sulla liberazione della donna ricorda Giovanni Paolo II sgorga «dallatteggiamento stesso di Cristo»,230 che si fece «davanti ai suoi contemporanei promotore della vera dignità della donna e della vocazione corrispondente a questa dignità».231 Sarebbe quindi insensato che noi, discepoli e discepole del Signore, trascurassimo di seguire linsegnamento e lesempio del Maestro in una questione di tanta rilevanza per lumanità. 87. In ordine al rapporto tra promozione della donna e nuova evangelizzazione ci sembra utile ricordare, oltre a Maria e ad Elisabetta, alcune donne del Vangelo che hanno svolto un ruolo importante nellannuncio del Regno: Anna, la profetessa, personificazione della pietà dei «poveri del Signore»; ella, che «non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere» (Lc 2, 37), sopraggiunta nel momento in cui la Madre offriva il Figlio al Signore (cf. Lc 2, 22), si mise a parlare «del Bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme» (Lc 2, 38): figura dunque del nostro impegno apostolico, che scaturisce dalla preghiera assidua e ha come oggetto precipuo lannuncio di Cristo Salvatore; la Samaritana, che riceve personalmente da Gesù la rivelazione sul Messia e la buona notizia «che è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità» (Gv 4, 23); essa, scoperta la sorgente dellacqua viva, lascia la brocca (cf. 4, 28) e corre, prima apostola, ad annunciare in terra di Samaria lavvento del Regno (cf. 4, 39): sparge il seme della parola là dove gli Apostoli raccoglieranno messi abbondanti (cf. At 8, 1-17); Maria di Betania che, incurante di ogni convenzione sociale, siede ai piedi del Maestro (cf. Lc 10, 39), rivendicando per sé una condizione discepolare, riservata ai soli uomini; essa, con abbondante olio dal profumo intenso (cf. Gv 12, 3), unge i piedi di Gesù, che interpreta quel gesto quale profezia della sua morte redentrice (cf Gv 12, 7): figura quindi di discepola e di sposa, ammonimento perenne alla Chiesa ad essere in costante ascolto del Maestro, ad amare senza misura lAmato; Marta di Betania, la cui confessione di fede in Cristo (cf. Gv 11, 27) non è inferiore a quella di Pietro (cf. Gv 6, 68-69); Marta, che chiama la sorella Maria presso il Maestro (cf. Gv 11, 28), come Andrea aveva condotto il fratello Pietro da Gesù (cf. Gv 1, 40-42); Marta, donna dalla casa ospitale, da cui esce il Re per compiere lingresso messianico in Gerusalemme (cf. Gv 12, 12-15), il Profeta per annunciare ogni giorno nel tempio la parola di vita (cf. Mc 11, 11; Lc 19, 47), il Sacerdote per offrire se stesso sullaltare della Croce, «vittima di espiazione per in nostri peccati» (1Gv 2, 2); Maria di Magdala, la prima della cerchia di donne che, in atteggiamento di sequela e di servizio, sono con Gesù nella sua itineranza evangelizzatrice (cf. Lc 8, 1-3); donna del «giorno dopo il Sabato» e del «buon mattino» (Gv 20, 1) alba del primo giorno della nuova creazione , che corse piangente da Simon Pietro e dal Discepolo diletto per dare ad essi, desolata, la notizia: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro» (Gv 20, 2); e, dopo aver incontrato il Risorto, corre di nuovo, da lui inviata (cf. Gv 20, 17), «apostola degli apostoli»,232 per recare ai fratelli la notizia che decide della veridicità del Vangelo: «Ho visto il Signore» (Gv 20, 18; cf. Mc 16, 9-11.14). Sono, questi, gesti di donne evangeliche, carichi di forti significati simbolici, di sensi reconditi, che la Chiesa, guidata dallo Spirito (cf. Gv 16, 13), scopre progressivamente nellincessante meditazione della Scrittura. Sono gesti che, con stupenda varietà di forme, disvelano la diaconia della donna nei confronti della Parola: ascolto e custodia, meditazione e confronto, memoria e profezia, annuncio salvifico e sostegno nellora della semina lungo le strade del mondo. Da tutto ciò Giovanni Paolo II ha tratto il convincimento che da parte di Cristo «le verità divine» sono state affidate «alle donne al pari degli uomini».233 E noi formuliamo lauspicio che lora della nuova evangelizzazione sia anche lora in cui venga restituita alla donna, in molti servizi ecclesiali, la parola da cui, per secolari condizionamenti culturali, è stata privata. 88. Da
più di quarantanni la questione femminile figura
frequentemente nel dibattito ecclesiale. A chiusura dei suoi lavori (8
dicembre 1965), il Concilio inviò un Messaggio alle donne
nel quale dichiarava che «la Chiesa è fiera [...] daver
esaltato e liberato la donna, daver fatto risplendere nel corso
dei secoli, nella diversità dei caratteri, la sua uguaglianza fondamentale
con luomo» e affidava ad esse, credenti e non credenti, il
compito di riconciliare «gli uomini con la vita», di trattenere
«la mano delluomo che, in un momento di follia, tentasse di
distruggere la civiltà umana», di «salvare la pace
del mondo».234 89. Perché il nostro proposito di essere, come Servi e Serve di Maria, al servizio della promozione della donna non resti inefficace, ci sembra utile fornire alcune indicazioni tratte dallesperienza e ancora una volta dalla riflessione sulla figura della Vergine del Magnificat. 90. Attenzione
alla questione femminile. Il primo servizio che possiamo
offrire alla causa della promozione della donna è quello
di una grande apertura e attenzione al mondo femminile, ai suoi problemi
e alle sue aspirazioni nella comunità ecclesiale. Quanto abbiamo
fatto finora a questo riguardo? Possiamo affermare, ad esempio, di aver
accolto l«appello accorato» di Giovanni Paolo II «perché
da parte di tutti [...] si faccia quanto è necessario per restituire
alle donne il pieno rispetto della loro dignità e del loro ruolo»?235
Lo stesso Santo Padre, pensoso, riflette: «Guardando a lui [Cristo],
sullo scorcio di questo secondo millennio, viene spontaneo chiederci:
quanto del suo messaggio [di liberazione delle donne] è stato recepito
e attuato?».236
Siamo certi, per restare nellambito della Famiglia Servitana, che
le sorelle Serve di Maria sono adeguatamente valorizzate in molti settori
dellattività pastorale in cui potrebbero dare un apporto
significativo, pari a quello degli uomini, per lannuncio del Vangelo
e ledificazione del Regno?237 91. Liberarsi
dalla paura. La paura si sa paralizza, impedisce lazione,
genera immobilismo. Antiche paure sembrano affacciarsi ogni volta che
si affronta la questione della promozione della donna: paura
di accettare che le cose stiano in modo diverso da come le abbiamo pensate
e vissute finora; paura del cambiamento, le cui conseguenze non sono sempre
prevedibili né riconducibili ai nostri schemi culturali o teologici. 92. Nella luce della Vergine. Nella questione della promozione della donna la vicenda di Maria di Nazaret offre molti spunti di riflessione e varie indicazioni per la nostra azione: la Vergine del fiat è una donna che decide. La tradizione cristiana ha rilevato ripetutamente la saggezza di cui dà prova Maria di Nazaret nel colloquio con Gabriele e limportanza del suo consenso in ordine alla salvezza del genere umano. Nellepisodio dellAnnunciazione, la Vergine si mostra capace di autonomia e di assumere responsabilità che avrebbero potuto creare attorno a lei, dato il contesto sociale religioso culturale, meraviglia, incomprensione e scandalizzato rifiuto. Latteggiamento di Maria, autonomo, deciso, aperto alla grazia di Dio, ci pone la domanda: la donna, per decidere con responsabilità nel campo naturale e soprannaturale, ha sempre bisogno della mediazione delluomo? non esiste in molti uomini, in modo latente o esplicito, la tendenza a tenere sotto controllo qualsiasi decisione delle donne in campo ecclesiale? la Vergine del Magnificat che canta Dio salvatore degli oppressi (cf. Lc 1, 51-53) ammonisce che, pur senza spirito di contesa, dobbiamo stare dalla parte degli oppressi: come Dio stesso, come lei. Ciò significa essere dalla parte delle donne, perché esse, per millenni, sono state e sono tuttora oggetto di molte forme di oppressione e di grave emarginazione. Ma non basta schierarsi dalla parte delle donne; è necessario andare oltre e rimuovere la visione secondo cui la debolezza della donna è un fatto di natura (il sesso debole), radice quindi di una inevitabile dipendenza-inferiorità nei confronti delluomo, e non una conseguenza di millenarie concezioni culturali e radicati condizionamenti storici; gli atteggiamenti e le parole di Maria a Nazaret (cf. Lc 1, 26-38), nella casa di Zaccaria (cf. Lc 1, 39-56), nella sala delle nozze a Cana (cf. Gv 2, 1-5), sul monte Calvario (cf. Gv 19, 25-27), nel «piano superiore» della casa dellattesa pentecostale (cf. At 1, 13.14) indicano Maria come la grande collaboratrice di Dio. La misteriosa collaborazione fra Dio e la Vergine è certamente irripetibile: fa parte di un singolare e insondabile disegno dellAltissimo. Ma la straordinarietà del caso di Maria non deve essere motivo o inconfessata scusa per isolarla e considerarla a parte dalle altre donne: nelleconomia neotestamentaria Maria di Nazaret è la prima donna che collabora con Dio per la realizzazione del progetto salvifico, non lunica; per la sua fede e il dono della maternità divina, ella è «beata» (Lc 1, 45) e «benedetta tra le donne» (Lc 1, 42), ma non la sola: la sua beatitudine si prolunga, se pure in misura diversa, in tutte le donne e per altro in tutti gli uomini che con fede fanno la volontà del Padre, accogliendo Cristo, sua Parola vivente (cf. Mc 3, 35; Mt 12, 50; Lc 8, 21). 93. A questo punto ci sembra utile completare la riflessione sul valore paradigmatico della figura della Vergine per la promozione della donna con alcune considerazioni, non nuove certamente, ma non sempre sufficientemente presenti nel momento operativo. È necessario: ricordare che ogni collaborazione della creatura con il Creatore è espressione di condiscendenza divina ed è possibile solo per il dono della grazia: è azione dello Spirito che previene e accompagna lazione della creatura. La stessa collaborazione della Vergine allattuazione del progetto salvifico non è di natura diversa da quella delle altre donne, né la collaborazione di queste è di genere diverso o inferiore a quella degli uomini. Il «sì» operante di Maria è segno e paradigma delladesione di fede e amore con cui ogni uomo e ogni donna deve rispondere alla chiamata del Signore; evitare che si produca, come è avvenuto in alcune epoche, un certo, nocivo isolamento della figura di Maria da quella delle altre donne. Esso è stato determinato da una non illuminata esaltazione della Vergine in campo sia dottrinale in alcuni trattati di mariologia, ad esempio sia cultuale ed ha causato, secondo molte testimonianze, un senso di frustrazione tra le stesse donne: veniva loro proposto di imitare colei che peraltro era presentata come lirraggiungibile, linaccessibile, la personificazione di ogni virtù, anzi della stessa perfezione. Ciò non ha giovato a far progredire armonicamente la causa della promozione della donna e la pietà mariana. Contro quellorientamento si deve ribadire, con la Chiesa, che i singolari doni di grazia conferiti a Maria e lunicità della sua missione non annullano la sua condizione creaturale. Pur privilegiata, essa è figlia di Adamo, di ogni donna è sorella, con ogni donna condivide i limiti della condizione umana, il rischio e la gloria della libertà, la necessità di decidere, la fatica della fede; rifiutare la ricorrente, se pur larvata, tendenza a vedere in Dio, il Padre, e in Gesù, il figlio maschio, lespressione più eminente del sesso maschile, e in Maria, donna, lespressione più alta del sesso femminile, e quindi a dedurre implicitamente la superiorità del primo sul secondo. Ciò è inammissibile: le distinzioni umane del sesso non sono affatto riferibili a Dio, nel quale è ogni perfezione riscontrabile nelluomo e nella donna, fatti a sua immagine e somiglianza (cf. Gen 1, 26-27);238 parimenti è da escludere la proposta surrettizia, se pur suffragata da qualche voce patristica, di ritenere Cristo modello degli uomini e Maria modello delle donne. Ciò è gravemente fuorviante. La Vergine di Nazaret non è patrocinante di alcun tipo storico-culturale di donna. La sua esemplarità si esercita nellordine della grazia ed è connessa alla sua condizione discepolare; la Vergine Maria infatti è proposta allimitazione dei fedeli «perché nella sua condizione concreta di vita [...] aderì totalmente e responsabilmente alla volontà di Dio (cf. Lc 1, 38); perché ne accolse la parola e la mise in pratica; perché la sua azione fu animata dalla carità e dallo spirito di servizio; perché, insomma, fu la prima e la più perfetta discepola di Cristo: il che ha un valore esemplare, universale e permanente».239 94. Ciò
non impedisce tuttavia che la beata Vergine costituisca, in linea profetica,
la più alta espressione della femminilità,240
la «donna per eccellenza», personificazione della «dignità
radicale delle donne».241
Maria fu donna. Come donna, «con tutto il suo io umano,
femminile»,242
pronunziò il fiat sponsale (cf. Lc 1, 38); come donna concepì
e diede alla luce un figlio, Gesù; come donna lo allattò
e lo allevò; in lei, nella sua specifica condizione di donna (cf.
Gv 2, 4; 19, 26; Gal 4, 4; cf. Ap 12, 1), si compie la profezia sullEva
messianica (Gen 3, 15); nella sua qualità di «madre di Gesù»,
ella fu presente alle nozze di Cana (cf. Gv 2, 1), presso la croce (cf.
Gv 19, 25) e nella casa dellattesa pentecostale (cf. At 1, 14). 95. Dovere
di coerenza. Nel nostro tempo sono frequenti le affermazioni di principio
sulla pari dignità tra uomo e donna, sulla necessità di
porre fine a millenarie ingiustizie, di favorire la causa della promozione
della donna, di affidare ad esse giuste responsabilità nella
società civile e nella comunità ecclesiale. Esse provengono
non di rado da voci altamente autorevoli. Ma contemporaneamente si osserva
una grande lentezza nellapplicazione pratica di tali principi; persistono
infatti spesso le situazioni che nel passato determinarono lemarginazione
sociale ed ecclesiale della donna. collaborare a dissipare atavici pregiudizi; a combattere il maschilismo aggressivo e arrogante, profondamente antievangelico; a rimuovere gli ostacoli che si oppongono alla realizzazione di una effettiva parità tra uomini e donne; appoggiare le istanze dei movimenti che, come riconosce il Santo Padre, lottano «contro tutto ciò che nel passato e nel presente, ha ostacolato la valorizzazione e il pieno sviluppo della personalità femminile, nonché la sua partecipazione alle molteplici manifestazioni della vita sociale e politica. Si tratta di istanze, in gran parte legittime, che hanno contribuito ad una più equilibrata visione della questione femminile nel mondo contemporaneo. Verso tali istanze la Chiesa, soprattutto in epoca recente, ha mostrato singolare attenzione, incoraggiata anche dal fatto che la figura di Maria, se letta alla luce della sua vicenda evangelica, costituisce una valida risposta al desiderio di emancipazione della donna»;244 favorire limpegno di quanti mirano al riconoscimento giuridico del ruolo che le donne svolgono di fatto in vari settori apostolico, accademico, cultuale, amministrativo... della vita della Chiesa; promuovere nelle nostre associazioni, istituzioni pastorali ed educative una effettiva, paritaria cooperazione, fondata sul riconoscimento della sostanziale uguaglianza e pari dignità tra uomini e donne. Al
servizio della liberazione delluomo 96. Il
Magnificat è il canto della liberazione messianica, definitiva.
La Vergine lo ha innalzato dopo che Dio «ha spiegato il suo braccio
potente» (cf. Lc 1, 51) perché nel suo seno concepisse il
Messia Salvatore. In Maria ha di nuovo agito la potenza liberatrice del
Dio dellEsodo (cf. Es 3, 19-22; Dt 26, 8; Sal 136, 12). 97. Riflettendo
sul cammino di kénosis e di esaltazione percorso da Maria,
ci rendiamo conto che lumiltà è la via da seguire
(cf. Lc 1, 48; Mt 11, 29), lorgoglio è il potente oppressore
da cui liberarsi. La Vergine stessa proclama che Dio «ha disperso
i superbi nei pensieri del loro cuore» (Lc 1, 51). Chi sono per
Maria i superbi? Probabilmente per lei, come per ogni pio ebreo, sono
quei potenti che nel corso della storia perseguitarono il suo popolo:
il Faraone, Nabucodonosor, Antioco IV Epifane, Nicanore, Aman. Maria li
denuncia non perché potenti, ma perché prepotenti, arroganti,
appunto «superbi nei pensieri del loro cuore». 98. La
Vergine del Magnificat sa che la liberazione messianica è
integrale: esige rapporti di amore con Dio e rapporti di pace tra gli
uomini; esige che le catene delloppressione (cf. Is 58, 6; 61, 1)
siano sostituite con i vincoli della comunione e della solidarietà.
Ma lorgoglio umano continua ad avere unincarnazione sociale
nei «potenti» seduti sui loro «troni» e nei «ricchi»
con le mani piene (cf. Lc 1, 52.53), sempre pronti a calpestare gli umili.
Maria stessa subirà, con il Figlio e a causa di lui, la persecuzione
dei grandi: Erode, Archelao, Erode Antipa, Pilato, Anna e Caifa. Con amaro
realismo noi professiamo nel Credo che Gesù, suo figlio, «patì
sotto Ponzio Pilato». 99. Come
Maria, Serva del Liberatore, vogliamo anche noi essere Servi e Serve della
liberazione messianica. Ora, questa liberazione, oltre alla fondamentale
dimensione soteriologica, e a causa di essa, possiede una dimensione etico-sociale.245 l00. Quali sono le interpellanze che i volti degli esclusi rivolgono a noi, Famiglia Servitana? Come rispondere ad esse? La Vergine del Magnificat ci suggerisce alcuni atteggiamenti di fondo, atti a qualificare il nostro servizio mariano-servitano in favore della liberazione degli esclusi di oggi.250 Senso della piccolezza. Davanti ai grandi problemi della società, conserviamoci umili. Come Maria, la piccola. Non pretendiamo di essere i «salvatori» o i «riformatori del mondo». Tuttavia, rifuggendo da ogni quietismo sociale, mettiamoci al lavoro, come i «servi inutili» ma operosi del Vangelo (cf. Lc 17, 7-l0). Un granello di solidarietà ha maggior peso di una montagna di parole e di sogni. Ogni tentativo che abbia buon esito è una stella che brilla per sempre. Ogni gesto ispirato dallamore, anche se piccolo, è liberatore. Solo lamore conta, resta e primeggia (cf. lCor 13, l3).251 Occhi aperti sul mondo. Nel Magnificat Maria di Nazaret guarda il mondo con profondo senso di realismo: vi riconosce i contrasti tra i «potenti» e gli «umili»; tra i «ricchi» e gli «affamati». Si pone così nella tradizione delle grandi Madri e delle Donne liberatrici di Israele: Sara, madre di Isacco, il figlio della promessa (cf. Gal 4, 23); Maria, la sorella di Mose, che guida il canto di vittoria dopo il passaggio del Mar Rosso e la liberazione di Israele; Debora, la profetessa, vincitrice di Sisara; Ester, che salva il suo popolo dal decreto di sterminio. Come Maria, per offrire un servizio efficace, i Servi e le Serve devono «scrutare i segni dei tempi e interpretarli alla luce del Vangelo»,252 individuare le cause strutturali delle varie situazioni di oppressione, essere attenti alle interpellanze dello Spirito in vista di un impegno generoso.253 Occhi di misericordia. Nel mondo Maria vede schiere di sofferenti: su di essi posa i suoi «occhi misericordiosi».254 Per due volte nel suo cantico risuona la parola misericordia (cf. Lc 1, 50.54). Essa indica il grande movente dellagire di Dio nella storia del mondo e, soprattutto, nel suo rapporto con il popolo dellAlleanza. Ma per noi, Servi e Serve di Maria, che cosa significa, oggi, misericordia? Vogliamo che misericordia abbia per noi il significato che ebbe per la Vergine, donna ebrea, nutrita della spiritualità del suo popolo, il cui Dio è «buono e misericordioso, lento allira e grande nellamore» (Sal 103, 8). Misericordia è rivolgere con affetto lo sguardo verso laltro il povero, il misero, il peccatore, lafflitto... e fargli del bene con cordiale solidarietà. Misericordia per noi, come per tutti i discepoli di Gesù (cf. Lc 6, 36), è compassione attiva, presenza affettuosa, comunione e solidale prossimità nei confronti di tutti gli uomini e di tutte le donne, soprattutto degli emarginati ed esclusi. Della misericordia della Vergine vogliamo essere segno e prolungamento.255 E come Maria fu presso la Croce, così noi «Servi della Madre, vogliamo essere con lei ai piedi delle infinite croci»,256 dove Cristo è ancora crocifisso nei crocifissi della storia. Senso dellincarnazione.
Esso implica concretezza, capacità di affrontare la realtà.
Maria è la donna del mistero del Verbo incarnato, cioè della
massima concretezza nellincontro tra Dio e luomo: in lei e
per lei il Verbo si è fatto uomo, accolto prima nel cuore (cf.
Lc 1,38; 8, 21; 11, 28), poi nel grembo. Nellambito dellincarnazione
del Verbo, vita germogliata nel suo grembo verginale, Maria compie il
suo servizio nei confronti di Elisabetta (cf. Lc 1, 39.56) e intona il
suo canto. Aprire orizzonti di speranza.
La tradizione cristiana chiama la Vergine «Santa Maria della speranza».
Il titolo trae origine dal suo atteggiamento in due eventi essenziali
della storia della salvezza, che la vedono protagonista: il primo, lattesa
del parto, quando lei, gravida del Verbo, sta per dare alla luce Cristo,
speranza dellumanità; il secondo, lattesa di un nuovo
parto, quando lei, piena di fede e di speranza, attende che il Figlio
deposto nella tomba risorga a nuova e immortale vita.257
Deve valorizzare ogni seme di speranza che incontri nel suo cammino, ad imitazione del Maestro, a cui levangelista applica la parola del profeta: «La canna incrinata non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante, finché abbia fatto trionfare la giustizia» (Mt 12, 20; cf. Is 42, 3). Al servizio della vita e delle opere di Dio 101. Il
Magnificat è un inno alla vita. Maria lo canta quando è
gravida e perché è gravida del «Verbo della vita»
(1Gv 1, 1). Nel suo seno «la Vita si è fatta visibile»
(1Gv 1, 2), perché fosse vita e luce degli uomini (cf. Gv 1, 4).
Molti Istituti di vita consacrata hanno fatto scelte precise e forti in favore della vita. Anche noi, Servi e Serve di Maria, sentiamo urgente la chiamata ad essere al servizio della vita, a far parte di quel «popolo della vita e per la vita», al quale ripetutamente si appella Giovanni Paolo II per promuovere, a dimensioni universali, la causa della vita.263 102. Dobbiamo divenire, quindi, promotori della vita. Anzitutto di quella vita per la quale Gesù afferma di essere venuto tra gli uomini: «Io sono venuto perché abbiano la vita e labbiano in abbondanza» (Gv 10, 10); vita che è comunione con Dio, partecipazione per grazia alla sua natura (cf. 2Pt 1, 4), frutto della rigenerazione battesimale; vita piena, senza confini, eterna; vita da custodire e difendere con estrema cura, perché non la spenga il Maligno, «omicida fin dal principio» (Gv 8, 44); vita, per cui la «Madre della Vita» è anche la «Madre dei viventi» (Gen 3, 20), perché come la culla di Betlemme guarda alla croce del Calvario, così la maternità divina guarda alla maternità universale. 103. Gravi minacce incombono oggi sulla vita, dono di Dio «amante della vita» (Sap 11, 26). Alla forza vittoriosa di Cristo risorto il cavaliere del bianco cavallo dellApocalisse (cf. Ap 6, 2) si oppongono, impetuose e travolgenti, le forze della violenza, dellingiustizia, della morte con il suo corteo di mali,264 i cavalli dagli aggressivi, tetri colori: rosso fuoco, nero, verdastro (Ap 6, 4.5.8). Essi sono oggi la fame, che devasta i tre quarti dellumanità, specialmente nellemisfero australe; la guerra, che in molte parti del mondo continua a seminare dolore, morte e miseria, alimentata da grette rivendicazioni territoriali, da odi etnici, da fanatismo religioso; lingiustizia criminosa, con i suoi frutti di morte: omicidio, suicidio, eutanasia, aborto il frutto più amaro , usura e tutte le forme di sfruttamento, prodotti di una cultura che ha perso lamore per la vita, contro la quale si è alzata vigorosa la voce profetica del Santo Padre nellenciclica Evangelium vitae (25 marzo 1995); la devastazione ecologica, risultato di un antropocentrismo assoluto, ispiratore di un sistema economico e sociale, il quale, mosso dal pungolo dello sfruttamento senza limiti, esaurisce luomo e la natura. 104. Il
flagello della fame. Ogni anno la fame uccide milioni di persone.
Omettiamo le cifre precise: sono note, sono spaventose, eppure non trasmettono
tutta la drammaticità dellesperienza dellaver
fame. Solo la vicinanza ai poveri fa capire qualcosa della tragedia
della fame e spinge allindignazione genuina e alla solidarietà
con i poveri in vista della loro liberazione. 105. Nel
Magnificat Maria di Nazaret riflette unaltra esperienza.
Ella una povera del Signore, proclama che il Potente «ha
ricolmato di beni gli affamati e ha rimandato i ricchi a mani vuote»
(Lc 1, 52-53). E con ciò sembra suggerire che la soluzione del
problema della fame nel mondo non è riservata agli economisti né
raggiungibile con le sole leggi di mercato; essa richiede lapporto
di principi etici e pertanto impegna ogni discepolo di Gesù. proclama che, nel suo Regno, Dio sazierà gli affamati: «Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati» (Lc 6, 21); moltiplica il pane per la folla che lo segue e che, non avendo nulla da mangiare, rischia di venir meno per via (cf. Mc 6, 30-44; 8, 1-10); comanda di sfamare i poveri, suoi fratelli e sorelle «più piccoli», nei quali si identifica (cf. Mt 25, 35.40). Veramente il Figlio di Maria è venuto tra gli uomini a portare «la vita e la vita in abbondanza» (cf. Gv 10, 10). 106. Ritorna la domanda ineludibile: possiamo noi, Servi e Serve di Maria, rimanere insensibili davanti alla tragedia della fame, che uccide milioni di persone ogni anno? Non siamo noi servi e serve della vita? Per avviare una riflessione operante, vi offriamo alcune indicazioni: rinnovare la pratica della carità, in forme adeguate alle condizioni del luogo in cui ci troviamo ad operare, non esclusa lelemosina segreta (cf. Mt 6, 4), a chi, bisognoso, bussa alla nostra porta o incontriamo lungo le nostre strade; favorire le iniziative di promozione umana, specialmente quelle dirette alla qualificazione del lavoro; promuovere nelle persone e nelle comunità una presa di coscienza dello squilibrio nellorganizzazione della società, che le spinga a lottare per un cambiamento delle attuali strutture, affinché il bene comune prevalga sul bene privato, anche nel campo delle conquiste della tecnologia. Allora la tecnologia non sarà più creatrice di esclusione, ma diventerà generatrice di crescita sociale. 107. La
devastazione ecologica. Nel nostro tempo la questione ecologica
preoccupa scienziati, politici, uomini e donne di buona volontà
appartenenti ad ogni popolo e di ogni credo religioso. Preoccupa anche
la Chiesa.266
Non senza allarme si assiste alla crescente devastazione della natura,
sottoposta a un aggressivo e disordinato sfruttamento, deturpata nella
sua originaria bellezza. Aspetti cosmici della figura della Vergine 108. A questo punto ci sembra utile offrire alcuni spunti di riflessione sul rapporto tra la figura della Vergine e la questione ecologica. La «Mater Creatoris».
Nelle Litanie lauretane invochiamo la Vergine Maria come «Madre
del Creatore», di colui cioè per mezzo del quale «tutto
è stato fatto» (Gv 1, 3; cf. Col 1, 16) e nel quale sussistono
tutte le cose (cf. Col 1, 17). Nei salmi e cantici dellAntico Testamento
si ode spesso la voce della creazione intera che celebra il suo Creatore:
lo lodano il sole, la luna e le fulgide stelle; il fuoco e lacqua,
la grandine e la neve (cf. Sal 104. 148. 150; Dn 3, 51-90); il Nuovo Testamento
registra la testimonianza del Veggente di Patmos sulla lode della creazione
a Dio e allAgnello: «Tutte le creature del cielo e della terra,
sotto terra e nel mare e tutte le cose ivi contenute, udii che dicevano:
A Colui che siede sul trono e allAgnello lode, onore, gloria
e potenza, nei secoli dei secoli» (Ap 5, 13-14). Ma lomaggio
che le creature rendono al loro Creatore il Verbo incarnato
si riverbera sulla Madre. È nota la tradizione apocrifa sulla partecipazione
della creazione al parto di Maria: piena di stupore, resta immobile. Lo
testimonia Giuseppe di Nazaret: «Guardai nellaria e vidi laria
colpita da stupore; guardai verso la volta del cielo e la vidi ferma,
immobili gli uccelli del cielo [...]. Ecco delle pecore spinte innanzi
che invece stavano ferme».269 Il «Vertex creationis». La tradizione cristiana vede nella beata Vergine «la elettissima fra tutte le creature»,271 il vertice della creazione dopo lumanità santissima di Cristo. Lespressione vertice della creazione indica la straordinaria perfezione creaturale di Maria, larmonia esistente in lei tra natura e grazia. Riconoscendo leminenza della Vergine, la tradizione ha coniato molte formule per esprimere il rapporto tra lei e le creature:
È un riconoscimento
gioioso, espresso in termini di vicinanza, di comunione e di partecipazione.
La Vergine è la «gioia del mondo»,273
per mezzo di lei «ogni creatura è benedetta»
274
e il cosmo si rinnova: «Cielo, stelle, terra, fiumi, giorno, notte
e tutte le creature [...] si rallegrano, o Signore, di essere state per
mezzo tuo in certo modo risuscitate allo splendore che avevano perduto,
e di avere ricevuto una grazia nuova inesprimibile».275 La «Virgo inviolata». I movimenti ecologici deplorano soprattutto la violenza, spesso gratuita e inconsulta, inferta dagli uomini alla natura. Agli ecologisti il Santo Padre ha offerto una riflessione che è utile anche a noi, Servi e Serve di Maria, che vogliamo essere «al servizio delle opere di Dio»:
Maria di Nazaret non subì corruzione. Degrado e inquinamento le furono estranei. Fu la «Vergine inviolata» nel corpo, nel cuore, nello spirito, quasi specchio posto davanti alla creazione che aspira al rispetto per la sua integrità. Nellalveo della nostra tradizione 109. LOrdine
nostro sorge nellambito del movimento di vita evangelico-apostolica
che ebbe origine tra la fine del secolo XII e gli inizi del secolo XIII;
a quel movimento appartiene la figura forte e originale di san Francesco
dAssisi ( 1226), proclamato da Giovanni Paolo II patrono dei
cultori dellecologia.279
Nella sua vita egli offrì un esempio mirabile di «autentico
e pieno rispetto per lintegrità del creato».280
San Francesco ebbe vivo il senso della fraternità tra
luomo e tutte le cose create da Dio; comprese che lamore al
Creatore esige rispetto per la creatura e che la pace con Dio è
presupposto per edificare la pace con tutto il creato. Lintuizione
ecologica di san Francesco esercitò un salutare influsso
sui movimenti spirituali affini dal punto di vista della tipologia religiosa
e vicini per motivi di ordine cronologico e geografico.
Si sarà rilevata lannotazione «per non guastar la vaghezza del luogo», che indica la finalità prima del divieto di tagliare i teneri abeti. Da Monte Senario lamore per la natura si trasmetterà agli altri eremi da esso nati.285 110. È
tempo, fratelli e sorelle, di offrire alcune indicazioni operative sia
di ordine generale sia suggerite dalla peculiare indole mariana della
nostra Famiglia.
Ora, come la personificazione orante del creato:
Ora, come loggetto della lode di tutta la creazione:
Dalla liturgia, consapevolmente celebrata, deriverà un benefico influsso sullo stile dei nostri rapporti con la creazione. Vi invitiamo, infine, ad approfondire nella meditazione sapienziale e nella riflessione teologica, il luogo che Maria occupa nel creato, di «centro verginale e fecondo»:
Lumile
Vergine del Magnificat è incinta di Gesù, il Messia,
come la «Donna vestita di sole» (Ap 12, 1), la nuova Sion,
è gravida della comunità messianica. Due madri, una madre.
Ambedue al servizio di Gesù Vita. Vita che è presto minacciata:
dalla furia omicida di Erode (cf. Mt 2, 16-18); dall«enorme
drago rosso» (Ap 2, 3), che «si pose davanti alla donna che
stava per partorire per divorare il bambino appena nato» (Ap 12,
4).
Abbiamo dichiarato, fratelli e sorelle, di voler essere «Servi del Magnificat». Lespressione ha per noi la valenza di altre che si addicono ad ogni discepolo di Gesù, quali «Annunciatori del Vangelo della vita», «Promotori della cultura della vita». Abbiamo assunto il cantico della Vergine come manifesto del nostro servizio. Ciò implica che dobbiamo essere al servizio della vita, nella consapevolezza che su di essa, in tutte le sue espressioni vita soprannaturale, vita fisica, vita cosmica incombono gravi minacce; nel convincimento di fede che la difesa e la cura della vita esigono impegno, lotta; nella sicurezza che larma vincente è lumile fiducia nellOnnipotente che fa «grandi cose» in favore dei suoi figli e delle sue figlie. Al servizio della causa ecumenica 111. Maria
è il «frutto più eccelso della redenzione».295
Redenzione sgorgata dal costato aperto del Salvatore (cf. Gv 19, 34);
redenzione che è riunificazione dei dispersi figli di Dio secondo
la parola profetica di Caifa: «Voi non capite nulla e non
considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non
perisca la nazione intera. Questo però non lo disse da se
stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva
morire per la nazione e non per la nazione soltanto ma anche per riunire
insieme i figli di Dio che erano dispersi» (Gv 11, 49b-52). Dalla
croce Gesù attira a sé tutte le genti (cf. Gv 12, 32); presso
la croce si riuniscono i dispersi figli di Dio; ai piedi della croce Maria
diviene la Madre dei discepoli di Gesù (cf. Gv 19, 25-27). Maria
è dunque costitutivamente ecumenica.
In Gesù,
figlio di Davide (cf. Lc 3, 31), figlio di Abramo (cf. Lc 3, 34) figlio
di Adamo (cf. Lc 3, 38), lintera Oikouméne è
raccolta e riconciliata. 112. La lettura ecumenica della figura di Maria affonda le radici nella Scrittura santa. Il suo valore di rappresentanza è riconosciuto dalla riflessione teologica contemporanea di Oriente e dOccidente, in sintonia peraltro con un sentimento antico, efficacemente espresso dalla liturgia natalizia bizantina:
Noi comunità ecclesiale offriamo al Figlio, a nome di tutta lumanità, Colei nella quale e dalla quale ci sentiamo rappresentati. Un teologo ortodosso contemporaneo scrive:
Il sì personalissimo di Maria è infatti voce di tutta lumanità; il dono della sua carne al Verbo è offerta di tutta lumanità. Tale sentire, mirabilmente sintetizzato da Tommaso dAquino: »Expetebatur consensus Virginis loco totius humanae naturae», (Era richiesto il consenso della Vergine a nome di tutto il genere umano) 299 è comune allOriente e allOccidente. Un teologo occidentale contemporaneo, illustrando la cooperazione di Maria nellevento Cristo, conclude così le sue argomentazioni:
E altrettanto si deve dire del Magnificat. In Maria, come già si è accennato,301 cantano, ciascuno con il proprio timbro, Israele, le Chiese, lumanità intera. »Maria scrive Lutero non ha cantato per se sola, ma per tutti noi».302 E non a caso, ma proprio a motivo di questa valenza ecumenica propria del cantico della Madre del Signore, le Chiese cristiane, nellincontro interreligioso di Assisi del 27 ottobre 1986, hanno pregato con il Magnificat, riconoscendo ad esso il carattere di preghiera universale, di cosa preziosa da condividere, assieme al Pater noster, con tutta lumanità orante.303 In breve. Tutto in Maria è ecumenico,
in senso sia estensivo sia qualitativo. Nella sua persona, infatti,
nel suo fiat e nel suo Magnificat è riassunta e rappresentata
lintera terra abitata: lOikouméne (ecumenismo
in senso estensivo), in amicizia, aperta allamen e al canto
(ecumenismo in senso qualitativo, come modo di abitare la
terra). 113. La
lettura in chiave ecumenica della figura di santa Maria non è una
forzatura; è piuttosto un segno dei tempi: la riflessione ecumenica
ha permesso di evidenziare una prerogativa che è propria a lei,
così come lo è a coloro che, per una scelta di fede e di
amore, fanno riferimento al suo nome. Lecumenicità pertanto
è inerente a quanti si definiscono »Servi di santa Maria»:
Ordine, conventi, case e singoli. È incisa nel nome stesso di uomini
e donne chiamati a divenire sulle sue orme, come già san Filippo
Benizi,304
icone somiglianti del Figlio, luomo ecumenico per eccellenza.
I Servi e le
Serve di santa Maria, parte integrante di quel fenomeno umano-divino che
è il monachesimo, sollecitati alla conversione ecumenica
dal nome che portano e dagli inviti della Chiesa, dovranno dunque rivedere
in prospettiva ecumenica i loro monasteri, conventi, parrocchie, santuari,
istituzioni culturali. 114. Non pretendiamo di aver svolto, a questo proposito, un discorso compiuto. Abbiamo semplicemente inteso rivolgere un invito a risalire alla sorgente del nostro nome Servi di Maria per riscoprire un aspetto della nostra identità: lessere costitutivamente ecumenici. La riscoperta di tale aspetto ci condurrà a una sorta di ristrutturazione che investe: la preghiera, per cui favoriremo il pregare insieme, quando e dove sia possibile, con un sapiente scambio di moduli e testi; il sentimento, per cui invocheremo dallo Spirito il dono della passione ecumenica; il pensiero, per cui imploreremo dallo Spirito la grazia di un cuore aperto e di una mente ecumenica; lo studio, per cui ci preoccuperemo di far nostre le acquisizioni del dialogo ecumenico interconfessionale e interreligioso; lazione, per cui offriremo il nostro servizio alla salvaguardia del creato, al ristabilimento della pace tra gli uomini, alla tutela del diritto del povero. Il progresso
nella via dellecumenismo darà senza dubbio nuovo vigore,
nuova creatività e nuove prospettive al nostro Ordine di Servi
della Vergine del Magnificat.
INDICE Lettera del Priore Generale INTRODUZIONE (nn. 1-3) Prima parte La metafora dell'alba (nn. 4-5) Sezione prima La Vergine: una «presenza materna»
(n. 6) Sezione seconda La Madre (nn. 29-31) Seconda parte Sezione prima Un dono congiunto ad altri doni (n.
61) Sezione seconda Un servizio difficile: parlare di
Dio alluomo e alla donna del nostro tempo (nn. 69-72)
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