Legenda
de origine Ordinis |
Edizione in Rete Traduzione: Dino Pieraccioni Centro di Cultura Mariana «Madre
della Chiesa» |
A lode della Vergine Maria [Madre] di Cristo Gesù |
Introduzione alla Legenda del beato Filippo dei Servi della beata Vergine Maria 1 1 Rendiamo
lode a quegli uomini gloriosi2
che, ispirati dal Signore, come nostri Padri, ci generarono spiritualmente
nell'Ordine con le loro santissime parole ed esempi. Prendendosi cura
della nostra vita, ci procurarono quegli alimenti spirituali, con i quali
avremmo dovuto sufficientemente nutrirci; dandoci poi la cognizione, l'insegnamento
e la scienza, ci mostrarono la via più sicura per cui possiamo giungere
alla vita beata. 2 Noi
dunque, guardando alle parole e agli esempi con i quali questi nostri
Padri ci hanno spiritualmente generati, e conoscendo la loro vita con
cui resero accetti al Signore se stessi e l'Ordine nostro, conformiamoci
filialmente al loro esempio nelle parole e nelle azioni, in modo che sia
a tutti evidente che essi han lasciato figli simili a loro. 3 Perché
poi, venendo a mancare coloro che, vivendo insieme con i detti beati uomini,
conobbero le loro parole, opere e virtù, non si cancelli dalla memoria
dei frati del nostro Ordine il loro ricordo, quando, venuti meno i sopraddetti
frati, non ci sarà più chi con certezza sappia e possa narrare qualche
cosa della loro vita, sebbene mi riconosca inadatto e indegno a quest'opera
e solo confidando nella loro protezione e nell'aiuto del Signore, ho sentito
il dovere di ricercare con tutte le mie forze ciò che riguarda la loro
dolcissima vita e, secondo la mia modesta perizia, di metterlo in scritto
e manifestarlo a quanti vogliono progredire nella perfezione, lasciando
un perenne ricordo di essi a tutti quelli che verranno dopo di noi: in
modo che i frati del nostro Ordine possano trovare nell'Ordine stesso
la vita di coloro che personalmente non hanno potuto conoscere, e in essa
come in purissimo specchio riguardando le fattezze della loro anima, mantengano
e conservino quello che vedranno di bello e cerchino con le lacrime di
penitenza di togliere subito quel che vi appaia difettoso. 4 C'è
anche una ragione particolare che mi ha mosso a prendermi quest'impegno,
sebbene conosca la mia pochezza e la mia indegnità: dovendosi infatti
quest'anno trasferire da un luogo a un altro il corpo di uno dei detti
nostri Padri6
ed essendo io intervenuto, per divina clemenza e per quanto immeritevole,
a tale traslazione, durante il suo svolgimento e alla mia presenza, Dio
rinnovò per i meriti del suo Santo molti miracoli, come in seguito si
narrerà. 5 Al
fine di conoscere poi più completamente e con maggior certezza la vita
di questo Beato come era desiderio mio e dei frati, in quello stesso anno
mi recai in tutti i luoghi del nostro Ordine dove potei andare, in quei
luoghi dove avevo saputo che sopravviveva qualche frate che lo aveva conosciuto
finché era in vita e che con lui si era intrattenuto dimorando insieme
in qualche convento, oppure accompagnandolo di luogo in luogo nei suoi
viaggi. Parlando adunque con loro della sua vita morte e miracoli più
completamente che potei, raccolsi a viva voce da uomini degni di fede
quelle poche cose che ancora erano rimaste nella loro memoria; dico, poche
cose, in paragone di quanto egli aveva operato in virtù e miracoli durante
la sua vita. 6 Al
fine poi di scrivere più perfettamente che potessi la vita del Beato Filippo
e per informarmi più completamente non solo della vita che condusse nell'Ordine,
ma anche della sua famiglia e della vita che condusse nel mondo, recandomi
alla città, contrada e casa nella quale nacque e fu educato fino al suo
ingresso nell'Ordine, trovai ancora in vita un certo suo nipote che toccava
quasi già l'ottantesimo anno, chiamato fra Forte. E trovai parimenti nella
sua contrada un venerabile vecchio, chiamato Fecino, il quale come il
ricordato nipote, era uomo di santa vita e di buona reputazione e sebbene
toccasse quasi i cent'anni, conservava ancor integri i sensi e la memoria
e aveva sempre abitato presso la casa di Filippo nella detta contrada,
e lì aveva la casa propria. Seppi dunque da loro con ordine la verità
intorno a molte cose relative alla famiglia del Beato e alla vita che
condusse nel mondo. Capitolo
Primo 7 La
beata Vergine Maria, madre del Signor nostro Gesù Cristo, è il rifugio
generale di tutti i peccatori: sappiamo infatti con certezza che essa
ottiene loro dal Figlio quella misericordia per la quale a lei ricorrono.
È detta madre universale di tutti i giusti, perché ad essi procura
la grazia, per la quale l'amano di vero cuore. È riconosciuta comune Signora
di tutti coloro che servono Cristo in ogni Ordine religioso, in quanto
ad essi prepara la gloria, per la quale confidano in lei. Ella è però
rifugio speciale, madre singolare e Signora particolare di tutti i religiosi
peccatori, giusti e servi a lei sempre fedeli che sono nell'Ordine
a lei singolarmente dedicato e perciò giustamente distinto col suo nome. 8
Come risulta da ciò che è stato detto, la nostra Signora non ha voluto
dare un qualche particolare santo fondatore ai frati del suo Ordine, perché
si comprenda che essa (quale rifugio universale e madre di tutti e Signora
comune) ottiene dal suo Figlio a tutti i frati del suo Ordine misericordia,
grazia e gloria; ed essi perciò debbono rivolgersi a lei, come a speciale
rifugio, madre singolare e propria Signora, quando vogliono ottenere qualche
grazia per sé o per 1'Ordine. Capitolo
Secondo 9 Quando
venne il tempo nel quale la beata Vergine Maria si compiacque di radunare,
separandoli dal mondo, i primi frati del suo Ordine che stava per sorgere
e che doveva essere a lei singolarmente consacrato, dandogli in tal modo
principio, in quello stesso tempo in cui adunando insieme questi frati
diede inizio al suo Ordine, provvedendo al medesimo per il futuro, volle
far sorgere un luminare risplendente di luce celeste, il beato Filippo,
che nacque dove era nato l'Ordine. 10 In
quel tempo il nostro Signor Gesù Cristo aveva già spiritualmente illuminato
il mondo con la presenza di due luminari: il beato Domenico e il beato
Francesco; ed essi con la luce della loro vita e della loro dottrina avevano
istituito due Ordini religiosi, intitolati dal loro nome, dai quali tutto
il mondo doveva essere guidato mediante la vita e la scienza dei frati
che vi appartengono. 11 L'anno
dunque 1233 dalla nascita di nostro Signore, al tempo del papa Gregorio
IX, nella provincia toscana e nella città di Firenze, nacque il detto
beato Filippo. Nello stesso anno della sua nascita, nella medesima provincia
e città, volle la nostra Signora che avesse principio il suo Ordine, che
a lei doveva essere in particolar modo consacrato e che da lei stessa
doveva prendere il nome. 12 Che
poi il beato Filippo sia nato nello stesso tempo e anno in cui ebbe principio
l'Ordine di nostra Signora, l'ho dedotto dal fatto che egli morì nell'anno
del Signore 1285, secondo del pontificato del papa Onorio IV, e da ciò
che lui stesso disse incidentalmente a fra Bonaventura da Pistoia nel
convento di Orvieto, poco tempo prima della sua morte, che cioè aveva
52 anni. Ora, se l'accennato tempo di vita, cioè 52 anni, si sottrae dall'anno
sopraddetto, cioè dall'anno 1285, che era l'anno della sua morte, non
c'è dubbio che rimane il 1233 dalla Natività del Signore, l'anno nel quale
egli venne al mondo. Ma questo era l'anno, come già ho detto, in cui ebbe
inizio l'Ordine della beata Maria Vergine. 13 Come
poi ebbe inizio l'Ordine di nostra Signora, come prosperò e si accrebbe
fino al tempo in cui il beato Filippo fu posto sul suo candelabro, come
seppi per relazione di molti frati, lo stesso Filippo, mentre era ancora
in vita, lo aveva ampiamente descritto di sua mano in un libretto che
s'intitola: Dell'origine dell'Ordine. 14 Sebbene i primi frati, per mezzo dei quali la nostra Signora volle che avesse principio il suo Ordine, e quelli che furono nell'Ordine dopo di loro per la maggior parte siano morti, e sebbene i frati abbiano smarrito, sembra per negligenza, il ricordato libretto del beato Filippo sull'origine dell'Ordine (per questo non mi è possibile esporre ampiamente per iscritto, secondo il gran desiderio mio e di tutti i frati, come ebbe principio l'Ordine nostro e a quale prosperità fosse giunto al tempo del beato Filippo), tuttavia, dato che la vita del beato Filippo, che ho preso a scrivere con ogni impegno a suo onore e per l'utilità dei frati presuppone in qualche modo la narrazione del come ebbe origine l'Ordine e a quale sviluppo e a quale prosperità fosse giunto al tempo in cui egli ne fu messo a capo, cercherò di narrare brevemente tutto questo, anche se non in modo esauriente, almeno secondo quel che in diversi tempi nei ventidue anni e più in cui per divina misericordia sono stato nell'Ordine, ho udito, e ancora ne conservo memoria, sia da molti vecchi frati, alcuni dei quali defunti e altri, pochissimi, ancora viventi, sia in particolare dal sopra ricordato fra Alessio, che fu uno dei primi frati del nostro Ordine, impegnandomi a farlo, quantunque imperfettamente, però molto volentieri, per i frati desiderosi di conoscere tutto questo. Capitolo
Terzo 15 Si
è già detto sopra che l'Ordine dei Servi della beata Vergine Maria ebbe
la sua prima origine nella provincia toscana e nella città di Firenze;
per render più chiare le cose che seguiranno, abbiamo accennato, benché
genericamente, che cosa sia un Ordine religioso e quello che si riferisce
ad esso: dobbiamo esporre ora, con grande fiducia in Dio e con grande
devozione e riverenza per coloro che lo desiderano, il modo con cui detto
Ordine ebbe principio. 16 Lo
stato di questi uomini prima che si unissero effettivamente per dare origine
al nostro Ordine, fu quadruplice: il primo, quanto alla Chiesa; il secondo,
quanto
alla vita civile; il terzo, quanto all'onore verso nostra Signora; il
quarto, quanto alla perfezione dell'anima loro. 17 Il
secondo stato poi nel quale si trovavano prima dell'origine del nostro
Ordine era in relazione al benessere sociale. Infatti l'utilità materiale
della vita sociale e dei cittadini consiste nello scambio delle cose terrene,
e sono stati messi in atto nelle città diversi generi di commercio e di
arti per ottenere più facilmente un utile maggiore. 18 Il
terzo loro stato, prima dell'origine dell'Ordine, fu per quanto riguarda
la riverenza e l'onore verso la nostra Signora. 19 Il
quarto stato, prima dell'origine del nostro Ordine, fu relativamente alla
perfezione dell'anima loro; e questo perché per mezzo di essi, così preparati
nella perfezione, si avesse in futuro una degna origine dell'Ordine nostro. 20 Quest'abito
della vera religione cristiana li spingeva a intrattenersi nella contemplazione
della vita di grazia e di gloria: infatti è proprio di essa far sì che
coloro che la posseggono s'intrattengano a contemplare la vita celeste. 21 Finalmente,
così uniti a Dio e divenuti perfetti nella virtù della religione, per
poter conservar tale perfezione esercitandola con le opere, erano continuamente
impegnati nel culto divino. Capitolo
Quarto 22 Tali
furono dunque e degni di lode come abbiam detto, fratelli miei, questi
gloriosi nostri Padri e primi iniziatori dell'Ordine, prima che si unissero
per dargli principio. 23 Non
contrasta a quanto abbiamo detto della loro perfezione e religiosità il
fatto che non raccontiamo alcun miracolo da loro operato in vita o in
morte, o almeno dopo la loro morte. 24 C'è
poi un'altra particolare e importantissima ragione per cui, quantunque
quegli uomini fossero perfetti, non conosciamo alcun miracolo operato
da loro: ragione che più sopra ricordo di aver già toccato. 25 Tutto
ciò non è in contraddizione col fatto, già affermato, che il nostro Ordine
si chiama anche Ordine dei frati Servi della beata Vergine Maria. Infatti
il nostro Ordine porta tre nomi: uno generico dalla Regola, l'altro in
modo speciale dall'attività propria di coloro che lo costituiscono, il
terzo particolare dalla nostra Signora sua fondatrice. Capitolo
Quinto 26 Vi
furon dunque sette uomini di tanta perfezione, come già dicemmo, che la
nostra Signora stimò cosa degna dare origine al suo Ordine per mezzo loro.
Di questi non trovai nessun altro ancora in vita quando entrai nell'Ordine,
all'infuori di uno che si chiamava fra Alessio, a cui ho già accennato
altre volte. Piacque a nostra Signora di far vivere questo fra Alessio
fino ai nostri tempi, perché, dietro sua relazione, potessimo conoscere
l'origine del nostro Ordine e così lasciarne memoria ai frati che in esso
dovranno succedersi fino al giorno del giudizio. 27 La
vita del detto fra Alessio, come io stesso potei constatare e vedere con
i miei occhi, era tale che non solo commoveva col suo esempio, ma anche
dimostrava la perfezione sua e dei suoi compagni e lo stato della loro
religiosità. Benché infatti per la grave età, per le sue infermità e per
il lungo tempo in cui aveva sostenuto nell'Ordine il peso della giornata
e il caldo,24
egli dovesse naturalmente desiderare il riposo, cercare cibi adatti alle
sue infermità, vestirsi di vesti che lo riscaldassero e giacere sopra
soffice materasso, per dare sollievo al suo corpicciolo languente, egli
invece, dimostrando la sua perfezione e religiosità, cercava tutto l'opposto. 28
Giunto a età molto avanzata e vedendo con i propri occhi l'accrescersi
del suo Ordine e il gran numero e la santità dei frati, era anche sicuro
e felice di ricevere il premio del suo fedele servizio dalla sua Signora,
la Vergine Maria. Capitolo
Sesto 29 Ciascuno
di questi Sette, abitando in casa propria a Firenze, era di tanta perfezione
e religiosità che da nostra Signora fu giudicato degno di esser scelto
per dare inizio al suo Ordine. Risiedendo però in zone diverse della città,
l'uno non conosceva l'altro; tuttavia, per grazia della nostra Signora
che li preparava all'istituzione del suo Ordine, sia per propria volontà,
sia per l'esigenza delle pratiche per le quali si riunivano, si legarono
spiritualmente con perfetta amicizia e con vincoli di amore spirituale,
prima uno con un altro e poi tutti e sette insieme. 30 Quando
poi, mossi da ispirazione divina, ebbero confermato il fermo proposito
di volersi di fatto unire insieme in continua penitenza fino alla morte
per la salvezza dell'anima loro, e ciò non per leggerezza o per caso,
ma con matura e ferma deliberazione, inducendoli particolarmente a questo
la nostra Signora, vollero provvedere con coscienziosa cura e non poca
sollecitudine a tutte quelle cose necessarie per poter con giustizia e
libertà conseguire il proprio scopo, e una volta conseguitolo, spendere
nel servizio del Signore e nella sua volontà tutto il resto della vita. 31 Così
dunque, separati dal mondo spiritualmente e materialmente e totalmente
da esso liberati e inoltre preparatisi in modo da poter attuare, senza
scrupoli di coscienza, il loro desiderio, assuefatti dalla loro previdenza
a ciò che si proponevano di osservare dopo la loro unione di fatto, nel
giorno da loro fissato e a loro dalla nostra Signora e soprannaturalmente
ispirato, con riverenza e timor di Dio, premessa dal più profondo del
cuore una fervidissima preghiera, come fino ad allora erano stati uniti
con l'anima, così si unirono insieme sotto il medesimo tetto, per realizzare
il vivissimo desiderio che da molto tempo ne avevano. Capitolo
Settimo 32 Cosa
mirabile, fratelli miei, e certo da non ignorarsi dai frati del nostro
Ordine, ma da tenersi in grande onore. Allo stesso inizio del nostro Ordine,
quando i detti gloriosi primi nostri Padri si riunirono insieme per dargli
origine, subito furono da tutti popolarmente e comunemente chiamati frati
Servii della beata Vergine Maria, non sapendo essi stessi da dove
e da chi venisse questo nome. 33 Che
poi questo nome non sia venuto da nessun uomo come da un primo inventore,
ma solo dalla nostra Signora, si deduce anche da questo. Interrogando
io fra Alessio, tra le altre cose, anche sul detto particolare nome dell'Ordine,
da chi primamente avesse avuto origine, mi rispose: «Non ho mai potuto
sapere disse né s'è mai potuto accertare né da me né da
altri che questo nome ci sia stato dato per la prima volta da qualcuno:
e perciò, soltanto la nostra Signora l'ha dato al nostro Ordine e così
mi ricordo sempre che anche gli altri compagni miei fratelli credevano
e confermavano». 34 Facciamo
dunque attenzione, fratelli e padri miei, ed esaminiamo diligentemente
come, nel fare la nostra professione, assumiamo il nome così grande di
Servi di Maria e osserviamo attentamente se rendiamo senza
negligenza l'onore dovuto a tanta Signora. Come infatti coloro che con
serietà e purezza di cuore, prendendo il nome di Servi della nostra Signora
e prestando a lei il dovuto onore di servizio, esaltano al di sopra degli
altri il proprio Ordine, così coloro che con leggerezza e con cuore impuro
non hanno timore di prendere il detto nome, né si curano di prestare il
dovuto onore alla nostra Signora, vituperano e disonorano, per quanto
sta in loro, l'Ordine della Vergine Maria. |
Capitolo
Ottavo 35 Avendo
dunque Dio cura particolare di loro e secondo le tre predette cose aiutandoli
in tutto e per tutto, essi dopo che furono insieme uniti, fissarono anzitutto
il loro cuore nell'adempimento del precetto dell'amore. Amavano Dio con
tutto il cuore, indirizzando a lui tutto il loro affetto e, mantenendosi
a lui tutti cordialmente uniti, niente altro desideravano all'infuori
di lui e solo per lui. 36 Con
ordinato amore verso la propria anima, innanzitutto le fornivano aiuto
nella lotta contro la carne ed esercitavano le opere di penitenza, perché
la carne, nei suoi desideri contro lo spirito, non lo sottomettesse al
suo dominio. In secondo luogo, accettando il consiglio dell'anima nella
via delle virtù, desideravano di mantenere in essa la discrezione, perché
dirigendosi con sollecitudine dove li conduceva l'impeto dello Spirito,
potessero costringere la carne a seguirlo. 37 Finalmente nell'esercizio della carità avevano riguardo anche al prossimo. Cercavano infatti di conoscerne le necessità e di conseguenza, prendendone compassione, con sentimenti di pietà provvedevano ai bisognosi per quanto potevano, in tutti i bisogni dell'anima e del corpo. In secondo luogo, considerando il prossimo come fratello e venendo in suo soccorso come avrebbero fatto a se stessi, perdonavano le offese ricevute; e in terzo luogo, rendendosi sollecitamente conto del suo stato spirituale, si rallegravano con i giusti e soffrivano con i peccatori, confermando i giusti nello stato di giustizia e convertendo i peccatori, perché non precipitassero nelle loro miserie.28 38 Amavano dunque Dio, la propria anima, il prossimo e se stessi, come abbiam detto, con carità ordinata. Uniti perciò a Dio con perfetto amore, si esercitavano nelle buone opere con tutte le loro forze. Contro le offese ricevute erano forti con pazienza, e con essa sopportavano tutto con serenità; contro le mollezze della vita erano rigidi per la loro continenza, e con essa allontanavano le seduzioni della carne e del mondo; contro la pigrizia erano accesi di fervore nel soffrire, evitando con ciò la tiepidezza del loro animo; contro l'ignoranza largheggiavano splendidamente in benignità, mediante la quale, dispensando in tempo di necessità le cose temporali, edificavano gli altri; contro le cure mondane erano prudentemente cauti, non cercando onori e non curandosi neppure di richiedere le cose proprie; finalmente contro l'incostanza dell'animo erano fermissimi per la loro perseveranza, e con essa ritenevano massimo supplizio esser separati dall'amore di Cristo.29 39 Mantenendosi
bassi per l'umiltà, possedevano da forti ben radicate le radici dell'amore
nelle loro intenzioni, sicché potevano dire con Davide: Ti amo, Signore,
mia forza,30
eccetera; e sollevati dalla speranza delle cose eterne, già come più forti
innalzavano il tronco dell'amore disposti alla prova, sicché con Giobbe
potevano esclamare: Mi uccida pure il mio Creatore, io non me ne dolgo.31
Infine, consumati nell'amore, raggiungevano come fortissimi le vette della
carità nel godere dei flagelli, per cui stimavano gran gioia soffrire
con Cristo, e così con gli Apostoli se ne andavano ormai dal sinedrio,
pieni di gioia nella volontà e nella mente.32 Capitolo
Nono 40 Mentre
questi uomini erano così perfettamente ordinati nell'amore verso Dio,
verso se stessi e verso il prossimo, vennero in tanta devozione presso
il popolo da esser ogni giorno visitati da uomini e donne, che desiderosi
di procurarsi il loro patrocinio e bramosi di formarsi con molta devozione
alle loro parole e ai loro esempi, chiedevano l'aiuto delle loro preghiere
e la direzione dei loro consigli. 41 C'è
un monte, lontano dalla città di Firenze circa otto miglia, che essendo
interiormente pieno di caverne, se viene battuto in qualche sua parte,
ripercuote questo suono e così dallo stesso suono fu dapprima chiamato
Sonario, oppure Sonaio: sebbene dai più del popolo venga detto con termine
alterato Asinario, aggiungendovi una a in più e cambiando,
per corruzione, la o in i. Capitolo
Decimo 42 Fu
molto opportuno che i detti nostri frati ricevessero da Dio per loro abitazione
il predetto monte Sonaio, ben convenendo il luogo alla loro ascesa nella
perfezione e il nome alla loro fama. 43 Che
poi il nome del monte convenisse alla loro fama è evidente. Chiamandoli
infatti Dio alla sua conoscenza e conducendoli al suo amore, con pronta
ubbidienza rispondevano dolcemente: Parla, o Signore, perché i tuoi
servi ti ascoltano.39
Muovendoli poi lo Spirito Santo ed empiendoli con la sua santa ispirazione,
diedero a se stessi, con pia devozione, un dolce suono, esclamando: Non
respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo Santo Spirito.40
E ancora: muovendosi la loro mano e col suo muoversi operando molteplici
e sante azioni, resero al loro prossimo un dolce suono, presentando la
vista del loro santo esempio, e dicevano: Siamo il profumo di Cristo
in ogni luogo.41 Capitolo
Undicesimo 44 Dovendo
dunque risiedere nel detto monte, adornandolo con la loro presenza, i
sette primi Padri costruirono in esso un triplice tabernacolo: materiale,
mistico e morale. 45 Quest'ultimo
tabernacolo, che è il particolare rifugio dei frati del nostro Ordine,
per cui particolarmente si chiamano frati dell'Ordine dei Servi della
beata Vergine Maria, quantunque abbia avuto principio dall'unione delle
persone dei nostri Padri, fu tuttavia da essi propagato sul detto monte
nel modo che segue. Capitolo
Dodicesimo 46 Accorreva
dunque il popolo da ogni parte a questi uomini gloriosi, Padri nostri,
e ciascuno ne ritraeva frutto di salvezza secondo la propria capacità. 47 Altri
poi, attratti dal profumo delle loro virtù e spinti dal fuoco della loro
parola e del loro esempio, non solo li amavano con l'anima come amici
di Dio, ma si sentivano portati a servir il Signore abitando con loro
sul detto monte. 48 Venivano
dunque a loro molti uomini da ogni luogo e per amore della patria del
cielo desideravano con loro associarsi, e siccome gli stessi gloriosi
nostri Padri comprendevano da molti segni che dopo la loro unione il Signore
aveva preso cura di loro ed eran certi che tutte le cose accadevano loro
per divina disposizione, pensarono che anche questo fermo proposito di
quelli che desideravano di associarsi con loro nella penitenza, veniva
da ispirazione del Signore. In seguito a ciò cominciarono a considerare
di esser stati riuniti insieme per misteriosa opera della nostra Signora
e di esser stati spinti da una divina ispirazione ad abitare insieme su
un monte così adatto e conveniente alla loro penitenza, non solo per acquistare
e conservare la propria santità, ma anche perché, aggregandosi altri desiderosi
di compiere simili opere di bene, potessero accrescere il nuovo Ordine,
iniziato dalla nostra Signora per mezzo loro, e potessero con le loro
parole e il loro esempio e con quello dei frati che avrebbero dovuto in
seguito succeder loro nell'Ordine, trarre molti dall'errore e condurli
allo stato di perfezione. Così portandoli alla conoscenza e all'amor di
Dio li avrebbero indirizzati al possesso della patria celeste. 49 Siccome
ritenevano giusto che la località di monte Sonaio non dovesse mai esser
lasciata né da loro, né dai frati che in seguito sarebbero loro succeduti,
e questo per riverenza verso Dio che lo aveva loro preparato, e d'altra
parte constatando che quel luogo non era più sufficiente per loro e per
i frati che già avevano accettato nella comunità e per quelli che avrebbero
accettato in seguito, furono costretti ad acquistare altri luoghi, nei
quali poter abitare con i loro confratelli presenti e futuri, e così attendere
alla salvezza delle anime. Capitolo
Tredicesimo 50 Nel frattempo, quando i gloriosi nostri Padri avevano già ricevuto nella loro comunità molti frati e inoltre principiavano ad abitare in molti luoghi già da loro acquistati, giacché si avvicinava il tempo in cui la lucerna preparata per il nostro Ordine, cioè il beato Filippo, lo doveva illuminare, entrando in esso, con la sua presenza, non essendo ancora completata la casa, cioè il detto Ordine, dove metterlo sul suo candelabro (infatti i nostri frati non avevano ancora un abito determinato che dovessero rivestir sempre senza cambiarlo, né possedevano una regola secondo la quale dovessero in seguito vivere), mandò Dio il suo servo, cioè il beato Pietro martire dell'Ordine dei Predicatori, perché informandoli li assicurasse circa l'abito che dovevano immutabilmente rivestire e la regola che dovevano in futuro professare e conforme ad essa vivere. 51 L'anno
del Signore 1244, al tempo del papa Innocenzo IV, il beato Pietro martire,
essendo stato mandato dallo stesso pontefice a predicare contro gli eretici
che in quel tempo fiorivano in particolar modo in Italia e insorgevano
pubblicamente predicando contro il domma cattolico, giunse finalmente
a Firenze per compiere la sua missione. 52 E
siccome le cose loro accadute in precedenza e che egli ben conosceva,
come anche la loro presente santità che egli vedeva, gli davano la speranza
che per mezzo loro ne sarebbe venuto non poco onore a Dio e una grande
utilità al mondo, e d'altra parte constatando che non avevano alcun abito
particolare fisso da portare né alcuna regola da osservare, sebbene il
nome con il quale il nostro Ordine si distingue lo avessero già fino dal
principio della loro effettiva unione, com'era provato dalla voce comune
del popolo, per la grande devozione che aveva verso di loro volle occuparsene
con speciale cura. Pregando perciò con molta devozione Dio e la nostra
Signora, in relazione all'abito, alla regola e al nome, in particolare
rivolgeva a lei le sue preghiere, chiedendole che gli manifestasse con
qualche segno, per amore del Figlio suo, se i detti uomini, frati nostri,
dei quali per suo amore si era presa cura singolare, avesse realmente
scelti, tra tutti gli uomini del mondo, al suo speciale servizio,50
come dimostrava il nome a loro dato dal popolo, e se avesse stabilito
di dare origine per mezzo di essi a un Ordine specialmente dedicato a
sé e a suo onore e gloria. Gli rivelasse perciò l'abito che dovevano rivestire,
la regola che dovevano osservare, e indicasse il nome col quale da allora
in poi avrebbero dovuto chiamarsi. 53 Risvegliatosi
dunque dal sonno il beato Pietro martire, uomo tutto di Dio e della nostra
Signora, e vedendo di esser stato rassicurato in visione dalla stessa
nostra Signora di tutto ciò che egli chiedeva, in una devotissima preghiera
a Dio e a lei rese infinite grazie per sì grande beneficio, e alzatosi
al mattino celebrò con molta devozione la Messa di nostra Signora in ringraziamento. Capitolo
Quattordicesimo 54 Siccome il beato Pietro martire non era stato mandato soltanto al popolo fiorentino, ma anche per la missione a lui imposta doveva evangelizzare le altre città d'Italia, dopo che per virtù del divino Spirito che operava in lui ebbe completamente estirpata l'eresia in Firenze, partì per Milano. Qui predicando a lungo la parola di Dio e comprovando le sue parole di verità con molti prodigi e miracoli, e con ciò apertamente confutando gli eretici, finalmente, combattendo la sua santa battaglia come un regolare soldato di Cristo e molto nobilmente terminando il corso dell'ufficio intrapreso, egli che di tutto cuore tributava sempre onore a Dio e manteneva la sua fede verso di lui, passò felicemente al Signore a ricevere la corona di giustizia 51 con la palma del martirio. Morì dunque il venerabile beato Pietro martire l'anno del Signore 1251, anno primo del pontificato di papa Alessandro. Come poi egli visse nel suo Ordine e come il Signore operò vari miracoli alla sua morte e dopo la sua morte, a manifestazione della sua santità e a conferma della verità che predicava, e ancora dove riposò dopo il suo transito, di tutte queste cose troverai la piena verità nella sua Legenda. 55 Ricevuta
la regola, professando la quale e conforme ad essa i frati del nostro
Ordine avrebbero dovuto in seguito vivere, e rivestito l'abito che all'Ordine
nostro non sarebbe poi stato lecito lasciare, e anche conservato il nome
che fin da principio avevano preso per volontà della nostra Signora, la
casa del nostro Ordine era già preparata a ricevere la lucerna che Dio
le provvedeva. Capitolo
Decimoquinto 56 Ma
poiché la stessa nostra Signora, come già dicemmo, al tempo della nascita
del beato Filippo, nella medesima provincia e città dove egli nacque,
volle riunire i nostri gloriosi Padri per dare origine, con la loro unione,
a un nuovo istituto religioso, e ciò perché lo stesso beato Filippo, giunto
all'età perfetta, posto sul candelabro di esso, lo illuminasse con la
parola e con l'esempio e lasciasse ai frati del nostro Ordine il modello
e la regola di come avrebbero dovuto servire la nostra Signora, così,
perché a tutti fosse noto che dalla virtù del beato Filippo dipendeva
il progresso del nostro Ordine, nel tempo medesimo in cui egli entrò nell'Ordine
i nostri frati cominciarono a ricevere vantaggi per l'Ordine stesso. 57 Siccome
la luce non può per sua natura restare a lungo nascosta senza infine manifestare
agli uomini la sua virtù, perciò quantunque il beato Filippo, desiderando
che la sua scienza rimanesse nascosta, si facesse accettare nell'Ordine
come laico e vivesse in tale stato quasi per quattro anni interi e da
tutti fosse ritenuto soltanto un laico, finalmente fu dalla nostra Signora
rivelata la sua sapienza nel modo che esporremo, concedendocelo la nostra
Signora, nella sua Legenda. 58 Provvide
adunque la nostra Signora ai frati del nostro Ordine, per i meriti del
beato Filippo, con il primo privilegio di poter costruire luoghi proprii,
e con il secondo di poter ricevere per la sepoltura coloro che sceglievano
di essere sepolti presso di loro. 59 Nell'anno
dunque 1263, secondo del pontificato di papa Urbano IV, essendo stato
ordinato sacerdote il beato Filippo ed essendo stato eletto dai frati
del capitolo generale come priore generale fra Giacomo da Siena, questi
si affrettò a recarsi alla Curia, con alcuni frati del suo Ordine, per
la conferma. 60 Lo stesso cardinale Ottobuono, per aver ottenuta con le sue preghiere la sopraddetta grazia e privilegio, ne ebbe, ancora vivente, questo premio dal Signore. Infatti, tre anni dopo averlo ottenuto, cioè nell'anno del Signore 1266, morto il papa Urbano IV, concordemente da tutti i cardinali fu eletto pontefice e si chiamò Adriano V. Perché tuttavia la malizia non ne mutasse i sentimenti e l'inganno non ne traviasse l'animo,53 se fosse rimasto molto tempo in tale dignità, il Signore pose una fine opportuna al tempo della sua vita e perciò fu papa un solo mese, passando al Signore a ricevere per il detto privilegio un altro eterno privilegio per le sue buone opere. 61 Dopo
di aver ottenuto il detto privilegio, il ricordato fra Giacomo da Siena
resse l'Ordine per due anni con ogni rettitudine. Dopo di lui fu eletto
fra Manetto da Firenze, un uomo di gran santità e devozione, di bell'aspetto
e di natura delicata, l'anno cioè del Signore 1265, primo del pontificato
del papa Clemente IV e, per essere confermato, si recò alla Curia, che
si trovava allora a Perugia. 62 A
lode dunque della beata e gloriosa Vergine Maria è ora chiaro come ebbe
principio il nostro Ordine, e come si sviluppò, fino a quando fu eletto
a reggerlo il beato Filippo. |
Deo gratias. Amen! |