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       Legenda 
        de origine Ordinis  | 
  
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       Edizione in Rete Traduzione: Dino Pieraccioni Centro di Cultura Mariana «Madre 
        della Chiesa»  | 
  
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       A lode della Vergine Maria [Madre] di Cristo Gesù  | 
  
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       Introduzione alla Legenda del beato Filippo dei Servi della beata Vergine Maria 1 1       Rendiamo 
        lode a quegli uomini gloriosi2 
        che, ispirati dal Signore, come nostri Padri, ci generarono spiritualmente 
        nell'Ordine con le loro santissime parole ed esempi. Prendendosi cura 
        della nostra vita, ci procurarono quegli alimenti spirituali, con i quali 
        avremmo dovuto sufficientemente nutrirci; dandoci poi la cognizione, l'insegnamento 
        e la scienza, ci mostrarono la via più sicura per cui possiamo giungere 
        alla vita beata. 2        Noi 
        dunque, guardando alle parole e agli esempi con i quali questi nostri 
        Padri ci hanno spiritualmente generati, e conoscendo la loro vita con 
        cui resero accetti al Signore se stessi e l'Ordine nostro, conformiamoci 
        filialmente al loro esempio nelle parole e nelle azioni, in modo che sia 
        a tutti evidente che essi han lasciato figli simili a loro. 3        Perché 
        poi, venendo a mancare coloro che, vivendo insieme con i detti beati uomini, 
        conobbero le loro parole, opere e virtù, non si cancelli dalla memoria 
        dei frati del nostro Ordine il loro ricordo, quando, venuti meno i sopraddetti 
        frati, non ci sarà più chi con certezza sappia e possa narrare qualche 
        cosa della loro vita, sebbene mi riconosca inadatto e indegno a quest'opera 
        e solo confidando nella loro protezione e nell'aiuto del Signore, ho sentito 
        il dovere di ricercare con tutte le mie forze ciò che riguarda la loro 
        dolcissima vita e, secondo la mia modesta perizia, di metterlo in scritto 
        e manifestarlo a quanti vogliono progredire nella perfezione, lasciando 
        un perenne ricordo di essi a tutti quelli che verranno dopo di noi: in 
        modo che i frati del nostro Ordine possano trovare nell'Ordine stesso 
        la vita di coloro che personalmente non hanno potuto conoscere, e in essa 
        come in purissimo specchio riguardando le fattezze della loro anima, mantengano 
        e conservino quello che vedranno di bello e cerchino con le lacrime di 
        penitenza di togliere subito quel che vi appaia difettoso. 4        C'è 
        anche una ragione particolare che mi ha mosso a prendermi quest'impegno, 
        sebbene conosca la mia pochezza e la mia indegnità: dovendosi infatti 
        quest'anno trasferire da un luogo a un altro il corpo di uno dei detti 
        nostri Padri6 
        ed essendo io intervenuto, per divina clemenza e per quanto immeritevole, 
        a tale traslazione, durante il suo svolgimento e alla mia presenza, Dio 
        rinnovò per i meriti del suo Santo molti miracoli, come in seguito si 
        narrerà. 5        Al 
        fine di conoscere poi più completamente e con maggior certezza la vita 
        di questo Beato come era desiderio mio e dei frati, in quello stesso anno 
        mi recai in tutti i luoghi del nostro Ordine dove potei andare, in quei 
        luoghi dove avevo saputo che sopravviveva qualche frate che lo aveva conosciuto 
        finché era in vita e che con lui si era intrattenuto dimorando insieme 
        in qualche convento, oppure accompagnandolo di luogo in luogo nei suoi 
        viaggi. Parlando adunque con loro della sua vita morte e miracoli più 
        completamente che potei, raccolsi a viva voce da uomini degni di fede 
        quelle poche cose che ancora erano rimaste nella loro memoria; dico, poche 
        cose, in paragone di quanto egli aveva operato in virtù e miracoli durante 
        la sua vita. 6        Al 
        fine poi di scrivere più perfettamente che potessi la vita del Beato Filippo 
        e per informarmi più completamente non solo della vita che condusse nell'Ordine, 
        ma anche della sua famiglia e della vita che condusse nel mondo, recandomi 
        alla città, contrada e casa nella quale nacque e fu educato fino al suo 
        ingresso nell'Ordine, trovai ancora in vita un certo suo nipote che toccava 
        quasi già l'ottantesimo anno, chiamato fra Forte. E trovai parimenti nella 
        sua contrada un venerabile vecchio, chiamato Fecino, il quale come il 
        ricordato nipote, era uomo di santa vita e di buona reputazione e sebbene 
        toccasse quasi i cent'anni, conservava ancor integri i sensi e la memoria 
        e aveva sempre abitato presso la casa di Filippo nella detta contrada, 
        e lì aveva la casa propria. Seppi dunque da loro con ordine la verità 
        intorno a molte cose relative alla famiglia del Beato e alla vita che 
        condusse nel mondo.  Capitolo 
        Primo 7       La 
        beata Vergine Maria, madre del Signor nostro Gesù Cristo, è il rifugio 
        generale di tutti i peccatori: sappiamo infatti con certezza che essa 
        ottiene loro dal Figlio quella misericordia per la quale a lei ricorrono. 
        È detta madre universale di tutti i giusti, perché ad essi procura 
        la grazia, per la quale l'amano di vero cuore. È riconosciuta comune Signora 
        di tutti coloro che servono Cristo in ogni Ordine religioso, in quanto 
        ad essi prepara la gloria, per la quale confidano in lei. Ella è però 
        rifugio speciale, madre singolare e Signora particolare di tutti i religiosi 
         peccatori, giusti e servi a lei sempre fedeli  che sono nell'Ordine 
        a lei singolarmente dedicato e perciò giustamente distinto col suo nome. 8         
        Come risulta da ciò che è stato detto, la nostra Signora non ha voluto 
        dare un qualche particolare santo fondatore ai frati del suo Ordine, perché 
        si comprenda che essa (quale rifugio universale e madre di tutti e Signora 
        comune) ottiene dal suo Figlio a tutti i frati del suo Ordine misericordia, 
        grazia e gloria; ed essi perciò debbono rivolgersi a lei, come a speciale 
        rifugio, madre singolare e propria Signora, quando vogliono ottenere qualche 
        grazia per sé o per 1'Ordine.  Capitolo 
        Secondo 9        Quando 
        venne il tempo nel quale la beata Vergine Maria si compiacque di radunare, 
        separandoli dal mondo, i primi frati del suo Ordine che stava per sorgere 
        e che doveva essere a lei singolarmente consacrato, dandogli in tal modo 
        principio, in quello stesso tempo in cui adunando insieme questi frati 
        diede inizio al suo Ordine, provvedendo al medesimo per il futuro, volle 
        far sorgere un luminare risplendente di luce celeste, il beato Filippo, 
        che nacque dove era nato l'Ordine. 10        In 
        quel tempo il nostro Signor Gesù Cristo aveva già spiritualmente illuminato 
        il mondo con la presenza di due luminari: il beato Domenico e il beato 
        Francesco; ed essi con la luce della loro vita e della loro dottrina avevano 
        istituito due Ordini religiosi, intitolati dal loro nome, dai quali tutto 
        il mondo doveva essere guidato mediante la vita e la scienza dei frati 
        che vi appartengono. 11        L'anno 
        dunque 1233 dalla nascita di nostro Signore, al tempo del papa Gregorio 
        IX, nella provincia toscana e nella città di Firenze, nacque il detto 
        beato Filippo. Nello stesso anno della sua nascita, nella medesima provincia 
        e città, volle la nostra Signora che avesse principio il suo Ordine, che 
        a lei doveva essere in particolar modo consacrato e che da lei stessa 
        doveva prendere il nome. 12        Che 
        poi il beato Filippo sia nato nello stesso tempo e anno in cui ebbe principio 
        l'Ordine di nostra Signora, l'ho dedotto dal fatto che egli morì nell'anno 
        del Signore 1285, secondo del pontificato del papa Onorio IV, e da ciò 
        che lui stesso disse incidentalmente a fra Bonaventura da Pistoia nel 
        convento di Orvieto, poco tempo prima della sua morte, che cioè aveva 
        52 anni. Ora, se l'accennato tempo di vita, cioè 52 anni, si sottrae dall'anno 
        sopraddetto, cioè dall'anno 1285, che era l'anno della sua morte, non 
        c'è dubbio che rimane il 1233 dalla Natività del Signore, l'anno nel quale 
        egli venne al mondo. Ma questo era l'anno, come già ho detto, in cui ebbe 
        inizio l'Ordine della beata Maria Vergine. 13        Come 
        poi ebbe inizio l'Ordine di nostra Signora, come prosperò e si accrebbe 
        fino al tempo in cui il beato Filippo fu posto sul suo candelabro, come 
        seppi per relazione di molti frati, lo stesso Filippo, mentre era ancora 
        in vita, lo aveva ampiamente descritto di sua mano in un libretto che 
        s'intitola: Dell'origine dell'Ordine. 14 Sebbene i primi frati, per mezzo dei quali la nostra Signora volle che avesse principio il suo Ordine, e quelli che furono nell'Ordine dopo di loro per la maggior parte siano morti, e sebbene i frati abbiano smarrito, sembra per negligenza, il ricordato libretto del beato Filippo sull'origine dell'Ordine (per questo non mi è possibile esporre ampiamente per iscritto, secondo il gran desiderio mio e di tutti i frati, come ebbe principio l'Ordine nostro e a quale prosperità fosse giunto al tempo del beato Filippo), tuttavia, dato che la vita del beato Filippo, che ho preso a scrivere con ogni impegno a suo onore e per l'utilità dei frati presuppone in qualche modo la narrazione del come ebbe origine l'Ordine e a quale sviluppo e a quale prosperità fosse giunto al tempo in cui egli ne fu messo a capo, cercherò di narrare brevemente tutto questo, anche se non in modo esauriente, almeno secondo quel che in diversi tempi nei ventidue anni e più in cui per divina misericordia sono stato nell'Ordine, ho udito, e ancora ne conservo memoria, sia da molti vecchi frati, alcuni dei quali defunti e altri, pochissimi, ancora viventi, sia in particolare dal sopra ricordato fra Alessio, che fu uno dei primi frati del nostro Ordine, impegnandomi a farlo, quantunque imperfettamente, però molto volentieri, per i frati desiderosi di conoscere tutto questo.  Capitolo 
        Terzo 15        Si 
        è già detto sopra che l'Ordine dei Servi della beata Vergine Maria ebbe 
        la sua prima origine nella provincia toscana e nella città di Firenze; 
        per render più chiare le cose che seguiranno, abbiamo accennato, benché 
        genericamente, che cosa sia un Ordine religioso e quello che si riferisce 
        ad esso: dobbiamo esporre ora, con grande fiducia in Dio e con grande 
        devozione e riverenza per coloro che lo desiderano, il modo con cui detto 
        Ordine ebbe principio. 16        Lo 
        stato di questi uomini prima che si unissero effettivamente per dare origine 
        al nostro Ordine, fu quadruplice: il primo, quanto alla Chiesa; il secondo, 
        quanto 
        alla vita civile; il terzo, quanto all'onore verso nostra Signora; il 
        quarto, quanto alla perfezione dell'anima loro. 17        Il 
        secondo stato poi nel quale si trovavano prima dell'origine del nostro 
        Ordine era in relazione al benessere sociale. Infatti l'utilità materiale 
        della vita sociale e dei cittadini consiste nello scambio delle cose terrene, 
        e sono stati messi in atto nelle città diversi generi di commercio e di 
        arti per ottenere più facilmente un utile maggiore. 18        Il 
        terzo loro stato, prima dell'origine dell'Ordine, fu per quanto riguarda 
        la riverenza e l'onore verso la nostra Signora. 19       Il 
        quarto stato, prima dell'origine del nostro Ordine, fu relativamente alla 
        perfezione dell'anima loro; e questo perché per mezzo di essi, così preparati 
        nella perfezione, si avesse in futuro una degna origine dell'Ordine nostro. 20        Quest'abito 
        della vera religione cristiana li spingeva a intrattenersi nella contemplazione 
        della vita di grazia e di gloria: infatti è proprio di essa far sì che 
        coloro che la posseggono s'intrattengano a contemplare la vita celeste. 21        Finalmente, 
        così uniti a Dio e divenuti perfetti nella virtù della religione, per 
        poter conservar tale perfezione esercitandola con le opere, erano continuamente 
        impegnati nel culto divino.  Capitolo 
        Quarto 22        Tali 
        furono dunque e degni di lode come abbiam detto, fratelli miei, questi 
        gloriosi nostri Padri e primi iniziatori dell'Ordine, prima che si unissero 
        per dargli principio. 23        Non 
        contrasta a quanto abbiamo detto della loro perfezione e religiosità il 
        fatto che non raccontiamo alcun miracolo da loro operato in vita o in 
        morte, o almeno dopo la loro morte. 24        C'è 
        poi un'altra particolare e importantissima ragione per cui, quantunque 
        quegli uomini fossero perfetti, non conosciamo alcun miracolo operato 
        da loro: ragione che più sopra ricordo di aver già toccato. 25       Tutto 
        ciò non è in contraddizione col fatto, già affermato, che il nostro Ordine 
        si chiama anche Ordine dei frati Servi della beata Vergine Maria. Infatti 
        il nostro Ordine porta tre nomi: uno generico dalla Regola, l'altro in 
        modo speciale dall'attività propria di coloro che lo costituiscono, il 
        terzo particolare dalla nostra Signora sua fondatrice.  Capitolo 
        Quinto 26        Vi 
        furon dunque sette uomini di tanta perfezione, come già dicemmo, che la 
        nostra Signora stimò cosa degna dare origine al suo Ordine per mezzo loro. 
        Di questi non trovai nessun altro ancora in vita quando entrai nell'Ordine, 
        all'infuori di uno che si chiamava fra Alessio, a cui ho già accennato 
        altre volte. Piacque a nostra Signora di far vivere questo fra Alessio 
        fino ai nostri tempi, perché, dietro sua relazione, potessimo conoscere 
        l'origine del nostro Ordine e così lasciarne memoria ai frati che in esso 
        dovranno succedersi fino al giorno del giudizio. 27        La 
        vita del detto fra Alessio, come io stesso potei constatare e vedere con 
        i miei occhi, era tale che non solo commoveva col suo esempio, ma anche 
        dimostrava la perfezione sua e dei suoi compagni e lo stato della loro 
        religiosità. Benché infatti per la grave età, per le sue infermità e per 
        il lungo tempo in cui aveva sostenuto nell'Ordine il peso della giornata 
        e il caldo,24 
        egli dovesse naturalmente desiderare il riposo, cercare cibi adatti alle 
        sue infermità, vestirsi di vesti che lo riscaldassero e giacere sopra 
        soffice materasso, per dare sollievo al suo corpicciolo languente, egli 
        invece, dimostrando la sua perfezione e religiosità, cercava tutto l'opposto. 28        
        Giunto a età molto avanzata e vedendo con i propri occhi l'accrescersi 
        del suo Ordine e il gran numero e la santità dei frati, era anche sicuro 
        e felice di ricevere il premio del suo fedele servizio dalla sua Signora, 
        la Vergine Maria.  Capitolo 
        Sesto 29        Ciascuno 
        di questi Sette, abitando in casa propria a Firenze, era di tanta perfezione 
        e religiosità che da nostra Signora fu giudicato degno di esser scelto 
        per dare inizio al suo Ordine. Risiedendo però in zone diverse della città, 
        l'uno non conosceva l'altro; tuttavia, per grazia della nostra Signora 
        che li preparava all'istituzione del suo Ordine, sia per propria volontà, 
        sia per l'esigenza delle pratiche per le quali si riunivano, si legarono 
        spiritualmente con perfetta amicizia e con vincoli di amore spirituale, 
        prima uno con un altro e poi tutti e sette insieme. 30       Quando 
        poi, mossi da ispirazione divina, ebbero confermato il fermo proposito 
        di volersi di fatto unire insieme in continua penitenza fino alla morte 
        per la salvezza dell'anima loro, e ciò non per leggerezza o per caso, 
        ma con matura e ferma deliberazione, inducendoli particolarmente a questo 
        la nostra Signora, vollero provvedere con coscienziosa cura e non poca 
        sollecitudine a tutte quelle cose necessarie per poter con giustizia e 
        libertà conseguire il proprio scopo, e una volta conseguitolo, spendere 
        nel servizio del Signore e nella sua volontà tutto il resto della vita. 31        Così 
        dunque, separati dal mondo spiritualmente e materialmente e totalmente 
        da esso liberati e inoltre preparatisi in modo da poter attuare, senza 
        scrupoli di coscienza, il loro desiderio, assuefatti dalla loro previdenza 
        a ciò che si proponevano di osservare dopo la loro unione di fatto, nel 
        giorno da loro fissato e a loro dalla nostra Signora e soprannaturalmente 
        ispirato, con riverenza e timor di Dio, premessa dal più profondo del 
        cuore una fervidissima preghiera, come fino ad allora erano stati uniti 
        con l'anima, così si unirono insieme sotto il medesimo tetto, per realizzare 
        il vivissimo desiderio che da molto tempo ne avevano.  Capitolo 
        Settimo 32       Cosa 
        mirabile, fratelli miei, e certo da non ignorarsi dai frati del nostro 
        Ordine, ma da tenersi in grande onore. Allo stesso inizio del nostro Ordine, 
        quando i detti gloriosi primi nostri Padri si riunirono insieme per dargli 
        origine, subito furono da tutti popolarmente e comunemente chiamati frati 
        Servii della beata Vergine Maria, non sapendo essi stessi da dove 
        e da chi venisse questo nome.  33        Che 
        poi questo nome non sia venuto da nessun uomo come da un primo inventore, 
        ma solo dalla nostra Signora, si deduce anche da questo. Interrogando 
        io fra Alessio, tra le altre cose, anche sul detto particolare nome dell'Ordine, 
        da chi primamente avesse avuto origine, mi rispose: «Non ho mai potuto 
        sapere  disse  né s'è mai potuto accertare né da me né da 
        altri che questo nome ci sia stato dato per la prima volta da qualcuno: 
        e perciò, soltanto la nostra Signora l'ha dato al nostro Ordine e così 
        mi ricordo sempre che anche gli altri compagni miei fratelli credevano 
        e confermavano». 34        Facciamo 
        dunque attenzione, fratelli e padri miei, ed esaminiamo diligentemente 
        come, nel fare la nostra professione, assumiamo il nome così grande di 
        Servi di Maria e osserviamo attentamente se rendiamo senza 
        negligenza l'onore dovuto a tanta Signora. Come infatti coloro che con 
        serietà e purezza di cuore, prendendo il nome di Servi della nostra Signora 
        e prestando a lei il dovuto onore di servizio, esaltano al di sopra degli 
        altri il proprio Ordine, così coloro che con leggerezza e con cuore impuro 
        non hanno timore di prendere il detto nome, né si curano di prestare il 
        dovuto onore alla nostra Signora, vituperano e disonorano, per quanto 
        sta in loro, l'Ordine della Vergine Maria.  | 
  
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       Capitolo 
        Ottavo 35        Avendo 
        dunque Dio cura particolare di loro e secondo le tre predette cose aiutandoli 
        in tutto e per tutto, essi dopo che furono insieme uniti, fissarono anzitutto 
        il loro cuore nell'adempimento del precetto dell'amore. Amavano Dio con 
        tutto il cuore, indirizzando a lui tutto il loro affetto e, mantenendosi 
        a lui tutti cordialmente uniti, niente altro desideravano all'infuori 
        di lui e solo per lui. 36        Con 
        ordinato amore verso la propria anima, innanzitutto le fornivano aiuto 
        nella lotta contro la carne ed esercitavano le opere di penitenza, perché 
        la carne, nei suoi desideri contro lo spirito, non lo sottomettesse al 
        suo dominio. In secondo luogo, accettando il consiglio dell'anima nella 
        via delle virtù, desideravano di mantenere in essa la discrezione, perché 
        dirigendosi con sollecitudine dove li conduceva l'impeto dello Spirito, 
        potessero costringere la carne a seguirlo. 37 Finalmente nell'esercizio della carità avevano riguardo anche al prossimo. Cercavano infatti di conoscerne le necessità e di conseguenza, prendendone compassione, con sentimenti di pietà provvedevano ai bisognosi per quanto potevano, in tutti i bisogni dell'anima e del corpo. In secondo luogo, considerando il prossimo come fratello e venendo in suo soccorso come avrebbero fatto a se stessi, perdonavano le offese ricevute; e in terzo luogo, rendendosi sollecitamente conto del suo stato spirituale, si rallegravano con i giusti e soffrivano con i peccatori, confermando i giusti nello stato di giustizia e convertendo i peccatori, perché non precipitassero nelle loro miserie.28 38 Amavano dunque Dio, la propria anima, il prossimo e se stessi, come abbiam detto, con carità ordinata. Uniti perciò a Dio con perfetto amore, si esercitavano nelle buone opere con tutte le loro forze. Contro le offese ricevute erano forti con pazienza, e con essa sopportavano tutto con serenità; contro le mollezze della vita erano rigidi per la loro continenza, e con essa allontanavano le seduzioni della carne e del mondo; contro la pigrizia erano accesi di fervore nel soffrire, evitando con ciò la tiepidezza del loro animo; contro l'ignoranza largheggiavano splendidamente in benignità, mediante la quale, dispensando in tempo di necessità le cose temporali, edificavano gli altri; contro le cure mondane erano prudentemente cauti, non cercando onori e non curandosi neppure di richiedere le cose proprie; finalmente contro l'incostanza dell'animo erano fermissimi per la loro perseveranza, e con essa ritenevano massimo supplizio esser separati dall'amore di Cristo.29 39        Mantenendosi 
        bassi per l'umiltà, possedevano da forti ben radicate le radici dell'amore 
        nelle loro intenzioni, sicché potevano dire con Davide: Ti amo, Signore, 
        mia forza,30 
        eccetera; e sollevati dalla speranza delle cose eterne, già come più forti 
        innalzavano il tronco dell'amore disposti alla prova, sicché con Giobbe 
        potevano esclamare: Mi uccida pure il mio Creatore, io non me ne dolgo.31 
        Infine, consumati nell'amore, raggiungevano come fortissimi le vette della 
        carità nel godere dei flagelli, per cui stimavano gran gioia soffrire 
        con Cristo, e così con gli Apostoli se ne andavano ormai dal sinedrio, 
        pieni di gioia nella volontà e nella mente.32  Capitolo 
        Nono 40        Mentre 
        questi uomini erano così perfettamente ordinati nell'amore verso Dio, 
        verso se stessi e verso il prossimo, vennero in tanta devozione presso 
        il popolo da esser ogni giorno visitati da uomini e donne, che desiderosi 
        di procurarsi il loro patrocinio e bramosi di formarsi con molta devozione 
        alle loro parole e ai loro esempi, chiedevano l'aiuto delle loro preghiere 
        e la direzione dei loro consigli. 41        C'è 
        un monte, lontano dalla città di Firenze circa otto miglia, che essendo 
        interiormente pieno di caverne, se viene battuto in qualche sua parte, 
        ripercuote questo suono e così dallo stesso suono fu dapprima chiamato 
        Sonario, oppure Sonaio: sebbene dai più del popolo venga detto con termine 
        alterato Asinario, aggiungendovi una a in più e cambiando, 
        per corruzione, la o in i.  Capitolo 
        Decimo 42        Fu 
        molto opportuno che i detti nostri frati ricevessero da Dio per loro abitazione 
        il predetto monte Sonaio, ben convenendo il luogo alla loro ascesa nella 
        perfezione e il nome alla loro fama. 43        Che 
        poi il nome del monte convenisse alla loro fama è evidente. Chiamandoli 
        infatti Dio alla sua conoscenza e conducendoli al suo amore, con pronta 
        ubbidienza rispondevano dolcemente: Parla, o Signore, perché i tuoi 
        servi ti ascoltano.39 
        Muovendoli poi lo Spirito Santo ed empiendoli con la sua santa ispirazione, 
        diedero a se stessi, con pia devozione, un dolce suono, esclamando: Non 
        respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo Santo Spirito.40 
        E ancora: muovendosi la loro mano e col suo muoversi operando molteplici 
        e sante azioni, resero al loro prossimo un dolce suono, presentando la 
        vista del loro santo esempio, e dicevano: Siamo il profumo di Cristo 
        in ogni luogo.41  Capitolo 
        Undicesimo 44        Dovendo 
        dunque risiedere nel detto monte, adornandolo con la loro presenza, i 
        sette primi Padri costruirono in esso un triplice tabernacolo: materiale, 
        mistico e morale. 45       Quest'ultimo 
        tabernacolo, che è il particolare rifugio dei frati del nostro Ordine, 
        per cui particolarmente si chiamano frati dell'Ordine dei Servi della 
        beata Vergine Maria, quantunque abbia avuto principio dall'unione delle 
        persone dei nostri Padri, fu tuttavia da essi propagato sul detto monte 
        nel modo che segue.  Capitolo 
        Dodicesimo 46        Accorreva 
        dunque il popolo da ogni parte a questi uomini gloriosi, Padri nostri, 
        e ciascuno ne ritraeva frutto di salvezza secondo la propria capacità. 47       Altri 
        poi, attratti dal profumo delle loro virtù e spinti dal fuoco della loro 
        parola e del loro esempio, non solo li amavano con l'anima come amici 
        di Dio, ma si sentivano portati a servir il Signore abitando con loro 
        sul detto monte. 48       Venivano 
        dunque a loro molti uomini da ogni luogo e per amore della patria del 
        cielo desideravano con loro associarsi, e siccome gli stessi gloriosi 
        nostri Padri comprendevano da molti segni che dopo la loro unione il Signore 
        aveva preso cura di loro ed eran certi che tutte le cose accadevano loro 
        per divina disposizione, pensarono che anche questo fermo proposito di 
        quelli che desideravano di associarsi con loro nella penitenza, veniva 
        da ispirazione del Signore. In seguito a ciò cominciarono a considerare 
        di esser stati riuniti insieme per misteriosa opera della nostra Signora 
        e di esser stati spinti da una divina ispirazione ad abitare insieme su 
        un monte così adatto e conveniente alla loro penitenza, non solo per acquistare 
        e conservare la propria santità, ma anche perché, aggregandosi altri desiderosi 
        di compiere simili opere di bene, potessero accrescere il nuovo Ordine, 
        iniziato dalla nostra Signora per mezzo loro, e potessero con le loro 
        parole e il loro esempio e con quello dei frati che avrebbero dovuto in 
        seguito succeder loro nell'Ordine, trarre molti dall'errore e condurli 
        allo stato di perfezione. Così portandoli alla conoscenza e all'amor di 
        Dio li avrebbero indirizzati al possesso della patria celeste. 49       Siccome 
        ritenevano giusto che la località di monte Sonaio non dovesse mai esser 
        lasciata né da loro, né dai frati che in seguito sarebbero loro succeduti, 
        e questo per riverenza verso Dio che lo aveva loro preparato, e d'altra 
        parte constatando che quel luogo non era più sufficiente per loro e per 
        i frati che già avevano accettato nella comunità e per quelli che avrebbero 
        accettato in seguito, furono costretti ad acquistare altri luoghi, nei 
        quali poter abitare con i loro confratelli presenti e futuri, e così attendere 
        alla salvezza delle anime.  Capitolo 
        Tredicesimo 50 Nel frattempo, quando i gloriosi nostri Padri avevano già ricevuto nella loro comunità molti frati e inoltre principiavano ad abitare in molti luoghi già da loro acquistati, giacché si avvicinava il tempo in cui la lucerna preparata per il nostro Ordine, cioè il beato Filippo, lo doveva illuminare, entrando in esso, con la sua presenza, non essendo ancora completata la casa, cioè il detto Ordine, dove metterlo sul suo candelabro (infatti i nostri frati non avevano ancora un abito determinato che dovessero rivestir sempre senza cambiarlo, né possedevano una regola secondo la quale dovessero in seguito vivere), mandò Dio il suo servo, cioè il beato Pietro martire dell'Ordine dei Predicatori, perché informandoli li assicurasse circa l'abito che dovevano immutabilmente rivestire e la regola che dovevano in futuro professare e conforme ad essa vivere. 51       L'anno 
        del Signore 1244, al tempo del papa Innocenzo IV, il beato Pietro martire, 
        essendo stato mandato dallo stesso pontefice a predicare contro gli eretici 
        che in quel tempo fiorivano in particolar modo in Italia e insorgevano 
        pubblicamente predicando contro il domma cattolico, giunse finalmente 
        a Firenze per compiere la sua missione. 52       E 
        siccome le cose loro accadute in precedenza e che egli ben conosceva, 
        come anche la loro presente santità che egli vedeva, gli davano la speranza 
        che per mezzo loro ne sarebbe venuto non poco onore a Dio e una grande 
        utilità al mondo, e d'altra parte constatando che non avevano alcun abito 
        particolare fisso da portare né alcuna regola da osservare, sebbene il 
        nome con il quale il nostro Ordine si distingue lo avessero già fino dal 
        principio della loro effettiva unione, com'era provato dalla voce comune 
        del popolo, per la grande devozione che aveva verso di loro volle occuparsene 
        con speciale cura. Pregando perciò con molta devozione Dio e la nostra 
        Signora, in relazione all'abito, alla regola e al nome, in particolare 
        rivolgeva a lei le sue preghiere, chiedendole che gli manifestasse con 
        qualche segno, per amore del Figlio suo, se i detti uomini, frati nostri, 
        dei quali per suo amore si era presa cura singolare, avesse realmente 
        scelti, tra tutti gli uomini del mondo, al suo speciale servizio,50 
        come dimostrava il nome a loro dato dal popolo, e se avesse stabilito 
        di dare origine per mezzo di essi a un Ordine specialmente dedicato a 
        sé e a suo onore e gloria. Gli rivelasse perciò l'abito che dovevano rivestire, 
        la regola che dovevano osservare, e indicasse il nome col quale da allora 
        in poi avrebbero dovuto chiamarsi. 53        Risvegliatosi 
        dunque dal sonno il beato Pietro martire, uomo tutto di Dio e della nostra 
        Signora, e vedendo di esser stato rassicurato in visione dalla stessa 
        nostra Signora di tutto ciò che egli chiedeva, in una devotissima preghiera 
        a Dio e a lei rese infinite grazie per sì grande beneficio, e alzatosi 
        al mattino celebrò con molta devozione la Messa di nostra Signora in ringraziamento.  Capitolo 
        Quattordicesimo 54 Siccome il beato Pietro martire non era stato mandato soltanto al popolo fiorentino, ma anche per la missione a lui imposta doveva evangelizzare le altre città d'Italia, dopo che per virtù del divino Spirito che operava in lui ebbe completamente estirpata l'eresia in Firenze, partì per Milano. Qui predicando a lungo la parola di Dio e comprovando le sue parole di verità con molti prodigi e miracoli, e con ciò apertamente confutando gli eretici, finalmente, combattendo la sua santa battaglia come un regolare soldato di Cristo e molto nobilmente terminando il corso dell'ufficio intrapreso, egli che di tutto cuore tributava sempre onore a Dio e manteneva la sua fede verso di lui, passò felicemente al Signore a ricevere la corona di giustizia 51 con la palma del martirio. Morì dunque il venerabile beato Pietro martire l'anno del Signore 1251, anno primo del pontificato di papa Alessandro. Come poi egli visse nel suo Ordine e come il Signore operò vari miracoli alla sua morte e dopo la sua morte, a manifestazione della sua santità e a conferma della verità che predicava, e ancora dove riposò dopo il suo transito, di tutte queste cose troverai la piena verità nella sua Legenda. 55        Ricevuta 
        la regola, professando la quale e conforme ad essa i frati del nostro 
        Ordine avrebbero dovuto in seguito vivere, e rivestito l'abito che all'Ordine 
        nostro non sarebbe poi stato lecito lasciare, e anche conservato il nome 
        che fin da principio avevano preso per volontà della nostra Signora, la 
        casa del nostro Ordine era già preparata a ricevere la lucerna che Dio 
        le provvedeva.  Capitolo 
        Decimoquinto 56        Ma 
        poiché la stessa nostra Signora, come già dicemmo, al tempo della nascita 
        del beato Filippo, nella medesima provincia e città dove egli nacque, 
        volle riunire i nostri gloriosi Padri per dare origine, con la loro unione, 
        a un nuovo istituto religioso, e ciò perché lo stesso beato Filippo, giunto 
        all'età perfetta, posto sul candelabro di esso, lo illuminasse con la 
        parola e con l'esempio e lasciasse ai frati del nostro Ordine il modello 
        e la regola di come avrebbero dovuto servire la nostra Signora, così, 
        perché a tutti fosse noto che dalla virtù del beato Filippo dipendeva 
        il progresso del nostro Ordine, nel tempo medesimo in cui egli entrò nell'Ordine 
        i nostri frati cominciarono a ricevere vantaggi per l'Ordine stesso. 57        Siccome 
        la luce non può per sua natura restare a lungo nascosta senza infine manifestare 
        agli uomini la sua virtù, perciò quantunque il beato Filippo, desiderando 
        che la sua scienza rimanesse nascosta, si facesse accettare nell'Ordine 
        come laico e vivesse in tale stato quasi per quattro anni interi e da 
        tutti fosse ritenuto soltanto un laico, finalmente fu dalla nostra Signora 
        rivelata la sua sapienza nel modo che esporremo, concedendocelo la nostra 
        Signora, nella sua Legenda. 58        Provvide 
        adunque la nostra Signora ai frati del nostro Ordine, per i meriti del 
        beato Filippo, con il primo privilegio di poter costruire luoghi proprii, 
        e con il secondo di poter ricevere per la sepoltura coloro che sceglievano 
        di essere sepolti presso di loro. 59       Nell'anno 
        dunque 1263, secondo del pontificato di papa Urbano IV, essendo stato 
        ordinato sacerdote il beato Filippo ed essendo stato eletto dai frati 
        del capitolo generale come priore generale fra Giacomo da Siena, questi 
        si affrettò a recarsi alla Curia, con alcuni frati del suo Ordine, per 
        la conferma. 60 Lo stesso cardinale Ottobuono, per aver ottenuta con le sue preghiere la sopraddetta grazia e privilegio, ne ebbe, ancora vivente, questo premio dal Signore. Infatti, tre anni dopo averlo ottenuto, cioè nell'anno del Signore 1266, morto il papa Urbano IV, concordemente da tutti i cardinali fu eletto pontefice e si chiamò Adriano V. Perché tuttavia la malizia non ne mutasse i sentimenti e l'inganno non ne traviasse l'animo,53 se fosse rimasto molto tempo in tale dignità, il Signore pose una fine opportuna al tempo della sua vita e perciò fu papa un solo mese, passando al Signore a ricevere per il detto privilegio un altro eterno privilegio per le sue buone opere. 61        Dopo 
        di aver ottenuto il detto privilegio, il ricordato fra Giacomo da Siena 
        resse l'Ordine per due anni con ogni rettitudine. Dopo di lui fu eletto 
        fra Manetto da Firenze, un uomo di gran santità e devozione, di bell'aspetto 
        e di natura delicata, l'anno cioè del Signore 1265, primo del pontificato 
        del papa Clemente IV e, per essere confermato, si recò alla Curia, che 
        si trovava allora a Perugia. 62       A 
        lode dunque della beata e gloriosa Vergine Maria è ora chiaro come ebbe 
        principio il nostro Ordine, e come si sviluppò, fino a quando fu eletto 
        a reggerlo il beato Filippo.  | 
  
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         Deo gratias. Amen!  |