NOTE

a cura di Ermanno M. Toniolo, o.s.m.

      1 La Legenda de origine ordinis fratrum servorum Virginis Marie (nel corso delle note la citeremo abbreviata con LO) non è un racconto che l'autore ha voluto scrivere a se stante, ma lo ha piuttosto inteso come ‘Introduzione o Proemio’ alla ‘Legenda’ di san Filippo Benizi il nostro primo e più celebre santo delle origini. Il titolo, come ho già notato, deriva allo scritto dalle ultime parole con cui non l'autore ma l'amanuense lo chiuse.

       2 La LO si apre, come analoghe ‘Legendae’ medievali, con Sir 44,1ss.: l'elogio dei padri del popolo eletto fa da sfondo all'elogio dei nostri Padri, e ricorre costantemente lungo tutto il racconto. «Facciamo l'elogio degli uomini illustri, dei nostri antenati per generazione. Il Signore ha proluso in essi la gloria, la sua grandezza è apparsa sin dall'inizio dei secoli. Uomini ricchi dotati di forza, vissuti in pace nelle loro dimore. Tutti costoro furono onorati dai contemporanei, furono un vanto ai loro tempi... Furono uomini virtuosi, i cui meriti non furono dimenticati. Nella loro discendenza dimora una preziosa eredità, i loro nipoti. La loro discendenza resta fedele alle promesse e i loro figli in grazia dei padri. Per sempre ne rimarrà la discendenza e la loro gloria non sarà offuscata.» (Sir 44,1-2.6-7.10-13).

      3 L'umiltà di cuore è una caratteristica dei primi Padri fortemente sottolineata dalla LO: il loro ritratto ci si presenta dunque modellato su Gesù, «mite e umile di cuore» (Mt 11,29), così come il loro vestito religioso esprimerà l'umiltà della Vergine nostra Signora (vedi il numero 52).

      4 La LO si ispira in ciò a 2 Mac 7 che narra il martirio dei sette fratelli Maccabei (notare il numero sette). Mentre il primodei fratelli viene crudelmente ucciso, gli altri sei si spronano l'un l'altro all`eroismo: «Il Signore Dio vedrà la verità e si consolerà in noi, come dichiarò Mosè nel canto della protesta: Egli si consolerà nei suoi servi» (testo secondo la Volgata). La LO contempla la Vergine che gioisce dei suoi servi santi.

      5 Nella terra promessa erano sei le «città di rifugio» stabilite da Dio perché chi involontariamente avesse ucciso potesse trovarvi asilo, come dettagliatamente descrive il libro dei Numeri (35,9-15). Nel Medioevo gli Ordini religiosi erano soliti considerare i propri conventi come spirituali città di rifugio, dove i peccatori pentiti potevano trovare assoluzione, dove tutti potevano godere la pace di Dio. La LO ama considerare il nostro Ordine non come una qualunque città di rifugio, ma come la «sesta» città, cioè l'ultimo luogo di salvezza voluto da Dio.

      6 Si tratta della traslazione del corpo di san Filippo Benizi, celebrata in Todi nel giugno 1317, 32 anni dopo la sua morte. Questo preciso cenno storico, confermato da altri indizi interni al testo, ha permesso di fissare la data dell'ultima redazione della LO, o almeno di una sua parte, agli anni 1317-1318 e di attribuirla con tutta probabilità al generale di allora Pietro da Todi (Cf. F. DAL PINO, op. cit., p. 256-257).

      7 La sentenza di Gregorio Magno, rimasta incompiuta nella LO, si trova nell'omelia 21 sui Vangeli (PL 76,1169-1170): «Non mi vedo capace a quest'opera; tuttavia le forze che l'imperizia nega, le dona l'amore».

      8 In 15 capitoli è divisa la LO. Qui però l'autore promette una serie di capitoli relativi alla vita del beato Filippo, non alle origini dell'Ordine. Ci troviamo dunque di fronte ad una evidente incongruenza.

      9 LO paragona il beato Filippo alla lucerna della parabola evangelica posta sul candelabro nella casa (Mt 5 15) e alla luminosa figura di Giovanni Battista, di cui Gesù disse: «Egli era una lampada che arde e risplende» (Gv 5,35).

      10 L'immagine delle sette Plèiadi e della stella Arturo deriva all'autore della LO non da trattati di astronomia, ma dai commenti di Gregorio Magno al libro di Giobbe, commenti molto in uso nel Medioevo. Nel libro di Giobbe leggiamo: «Puoi tu annodare i legami delle Plèiadi, o sciogliere i vincoli di Orione (o Arturo)?» (Gb 38,31). Gregorio Magno vede nelle sette stelle Plèiadi i santi contemplativi e i santi della Gerusalemme celeste, adorni dei sette doni dello Spirito Santo che li unisce insieme; nella costellazione di Arturo che continuamente e vivacemente ruota, scorge l'immagine della Chiesa del tempo presente, che indefessa lavora, ma che un giorno il Signore scioglierà conducendola al riposo del cielo (Cf. Moralia, libro 29, cap.31. PL 76,515-519). La LO vede nelle sette stelle Plèiadi i sette nostri Padri, adorni dei sette doni dello Spirito Santo, uniti insieme in contemplazione e in una vita retta, per dissipare il potente giro di Arturo, che essa interpreta come via tortuosa che seguono gli empi (vedi anche il numero 22).

      11 Sono i doni dello Spirito che Isaia vede riposare sul Messia (cf. Is 11,2-3).

      12 La divisione della storia in sette ère o età del mondo deriva alla LO da sant'Agostino, che si ispira ai sei giorni della creazione di Dio e al settimo giorno, il sabato o riposo del Signore. La prima età abbraccia i primordi del genere umano; la seconda va da Noè ad Abramo, la terza da Abramo a Davide; la quarta da Davide all'esilio di Babilonia; la quinta dal ritorno degli esuli alla venuta di Cristo; la sesta dalla predicazione del Vangelo al ritorno di Cristo. La «settima età» è quella del glorioso ritorno del Signore e del riposo felice di giusti con lui (cf. F. DAL PINO, op. cit., p. 397).

      13 Non si tratta di vere e proprie ‘Costituzioni’, ma piuttosto di un libretto conosciuto dai primi nostri frati (forse il ‘De origine ordinis’ di san Filippo?), che descriveva il cammino spirituale dei Padri fino all'istituzione dell'Ordine.

      14 Perla preziosa (cf. Mt 13,45-46) che i Padri trovarono fu l'Ordine di nostra Signora: vendettero tutto per acquistarla!

      15 Is 7,9. Veramente il testo biblico dice così: «Se non crederete, non avrete stabilità». Con queste parole il profeta esortava gli abitanti di Gerusalemme a riporre solo in Dio la loro fiducia, contro l'assedio dei re di Damasco e di Samaria. La LO adatta al suo scopo le parole profetiche.

      16 Qui la perla preziosa (cf. Mt 13,45-46) non è l'Ordine dei servi ma la vita di santità e di contemplazione dei Padri.

      17 L'episodio di Maria di Betania (Lc 10,38-42) solo intenta all'ascolto delle parole di Cristo fu sempre considerato dalla tradizione monastica come tipo della contemplazione e della sua superiorità sulla vita d'azione.

      18 Fil 3,20.

      19 Fil 1,23.

      20 Mt 11,29.

      21 Gv 13,15.34

      22 Mt 25,12 e 7,22: l'autore della LO congiunge a memoria in uno due passi evangelici: il rifiuto di Cristo-sposo di aprire alle vergini stolte, e la condanna di Cristo-giudice agli operatori di iniquità.

      23 Il testo originale, da cui la copia attuale dipende, portava anche i nomi dei compagni di fra Alessio e il tempo della loro morte. Ne è rimasta traccia sia qui nel titolo, dove figura ancora, benché cancellata con una fila di puntini, la frase: «e nomi dei suoi compagni e tempo della loro morte», sia alla fine del capitolo, che si chiude con un periodo iniziato e spezzato, ugualmente espunto dal copista: «I nomi poi dei sei compagni di fra Alessio che con lui il nostro...». Mancano dunque nella LO, allo stato attuale, i nomi dei Fondatori. Chi li ha cancellati o ha strappato il foglio che li conteneva nel testo originale, e perché? Non lo sappiamo.

      24 Mt 20,12 (la parabola degli operai della vigna): fra Alessio, il più longevo dei nostri Santi, ben si può dire che abbia portato il peso della giornata e del caldo.

      25 Come abbiamo accennato nella precedente nota 23, qui il capitolo continua con la frase spezzata: «I nomi poi dei sei compagni di fra Alessio che con lui il nostro...»; e qui si ferma, con una parola aggiunta dal copista: «vacat», mancano.

      26 La LO incomincia ora a tratteggiare la figura interiore dei santi nostri Padri iniziando dal primo e fondamentale precetto dell'amore verso Dio: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente» (Mt 22,37; cf. Dt 6,5): così la loro santità appare fondata sull'essenza della vita cristiana.

      27 Questo numero sviluppa il secondo oggetto dell'amore: se stessi. Un amore ordinato, che prima di tutto provvede all'anima e alle sue interiori aspirazioni; poi provvede al corpo, ma tenendolo subordinato alla ragione. Vari testi biblici sottostanno al brano.

      28 Le opere di carità corporale e spirituale verso il prossimo, presentate in Lc 6,27-38 e 1 Pt 3,8-9, completano l'arazzo della spiritualità evangelica dei sette Santi: sono nella pienezza dell'amore.

      29 La pienezza dell'amore spinge i Sette ad una norma e ad uno stile di vita improntato alle esortazioni degli Apostoli, soprattutto di Paolo nelle sue lettere: comportamento verso se stessi, verso gli altri, verso Dio.

      30 Sal 17,2.

      31 Gb 13,15.

      32 Cf. At 5,41.

      33 Cf. Mt 25,1-10: le vergini sapienti della parabola sono l'immagine conduttrice dell'itinerario mistico dei Padri alla ricerca ansiosa e gioiosa di Cristo sposo, delizia e pienezza della vita.

      34 Cf. Gen 12,1-2: «Il Signore disse ad Abram: Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione». La seconda tappa dell'itinerario dei Padri -il ritirarsi in contemplazione lontani dal tumulto del mondo- è ricalcata dalla LO sulla vocazione di Abramo: Dio ispira loro la strada da seguire e il luogo dove andare.

      35 Come Lot e le sue figlie uscirono frettolosamente da Sodoma senza voltarsi indietro, mentre gli angeli dicevano: «Fuggi, per la tua vita. Non guardare indietro e non fermarti dentro la valle: fuggi sul monte per non essere travolto!», così i Padri sollecitamente adempirono l'invito di Dio.

      36 Sal 26,6.

      37 2 Cr 20,12 (il testo è leggermente diverso nella Bibbia).

      38 Guardando nell'insieme il cammino dei Sette fino alla vetta dove si collocarono, la LO ne distingue quattro tappe: la valle della conversione; la pianura della retta vita; il colle delle virtù, il monte della contemplazione. Il «monte» è dunque simbolo e culmine di tutto ciò.

      39 Cf. 1 Sam 3,10. La prontezza quotidiana dei Padri alle chiamate di Dio trova il suo tipo biblico in Samuele.

      40 Sal 50,13.

      41 2 Cor 2,14-15 (testo paolino compendiato dalla LO).

      42 Is 2,5.

      43 L'autore della LO considera anche il luogo stesso di Monte Senario come oggetto dell'ispirazione di Dio: luogo che paragona, nel suo modo d'esprimersi, al monte Moria indicato da Dio ad Abramo per sacrificargli il figlio Isacco.

      44 Il tabernacolo interiore che ciascuno dei Padri costruisce a Cristo nel suo cuore è paragonato all'arca, il cui modello Dio mostrò a Mosè sul Sinai (cf. Es 25,40: «Guarda ed eseguisci secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte»). Il Senario, si sottintende, è un nuovo Sinai.

      45 L'espandersi del profumo di santità dei Padri e del suono della loro fama, diventa invito per molti a salire fin lassù, a vedere, ad imparare: l'immagine dei pastori di Betlem (Lc 2,15) e più ancora il cantico di Is 2,1ss ne costituiscono l'elemento interpretativo. Il Senario diventa una nuova Betlemme, un nuovo monte Sion, dove si imparano le vie di Dio: «Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà eretto sulla cima dei monti e sarà più alto dei colli, ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno. Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri» (Is 2,2-3).

      46 Ritratto espressivo di comportamento, ripreso quasi letteralmente da Gregorio Magno nell'opera Moralia sive Expositio in Iob, X, 29 (PL 76,947). L'esempio della vita dei Sette induce quanti li frequentano pur restando nel mondo ad imitarli nella rettitudine morale.

      47 Cf. Mt 25, 6-7; Ct 2, 8-10; 3, 1-4; 5, 1-2; Ap 3, 20.Congiungendo insieme l'immagine della sposa del Cantico e quella delle vergini sagge che corrono incontro allo Sposo, la LO mostra la scuola di contemplazione che i sette Santi offrivano a quanti li avvicinavano dal mondo.

      48 Per quelli che intendevano unirsi ai Padri nostri sul monte, la loro anima appariva trasfigurata dai sette doni dello Spirito Santo vissuti nel contesto delle beatitudini evangeliche, e la loro santità si mostrava quale attuazione del programma spirituale dell'Antico e del Nuovo Testamento.

      49 La descrizione della prima comunità dei nostri frati ricalca le prime comunità cristiane descritte dagli Atti (2,42-47; 4,32ss.), in particolare il Cenacolo dove con Maria tutti erano assidui e concordi nella preghiera(At 1,14).

       50 In questi numeri la LO segue nel sottofondo il Deuteronomio (la elezione gratuita e speciale del popolo di Israele fra tutti i popoli della terra) per mostrare la benevolenza e la gratuita elezione della Vergine nei confronti dei nostri Padri, in vista di costituire il suo Ordine, che avrebbe portato il suo nome. Cf. Dt 7,6: «Tu infatti sei un popolo consacrato al Signore tuo Dio; il Signore tuo Dio ti ha scelto per essere suo popolo privilegiato fra tutti i popoli che sono sulla terra»; 14,2; 26,18-19. L'Ordine dei servi di Maria, Ordine della nostra Signora porta il suo nome, come il popolo di Israele portava il nome di Dio. Cf. Dt 28,9-10: «Il Signore ti renderà popolo a lui consacrato, come ti ha giurato, se osserverai i comandi del Signore tuo Dio e se camminerai per le sue vie; tutti i popoli della terra vedranno che porti il nome del Signore e ti temeranno».

      51 Cf. 2 Tm 4,7-8.

      52 La LO per indicare la crescita di san Filippo nella santità usa le parole con cui l'Evangelista tratteggia la crescita di Gesù in sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini (Lc 2,40.52). Più sopra aveva paragonato le cose avvenute alla nascita di Filippo a quelle avvenute alla nascita del Signore (vedi numero 11).

      53 Cf. Sap 4,10-11: «Divenuto caro a Dio, fu amato da lui e poiché viveva fra peccatori, fu trasferito. Fu rapito, perché la malizia non ne mutasse i sentimenti o l'inganno non ne traviasse l'animo».

      54 Qui propriamente termina la LO.