FATE
QUELLO CHE VI DIRÀ
Riflessioni
e proposte
per la promozione della pietà mariana
INTRODUZIONE
1.
Da
Roma, dove stiamo celebrando il 208° Capitolo generale, ci rivolgiamo
anzitutto a voi, fratelli e sorelle dellOrdine, che condividete con
noi la grazia e la gioia della vocazione di Servi di santa Maria; e con
deferente pensiero ci rivolgiamo pure alle Chiese locali dove lOrdine
nostro è presente, e in collaborazione con i vescovi i presbiteri
i laici, svolge il proprio servizio e rende la sua peculiare testimonianza;
ma, per i motivi che diremo in seguito, intendiamo anche e soprattutto venire
a colloquio con le decine e decine di famiglie religiose maschili e femminili,
che vivono la propria consacrazione a Cristo guardando espressamente a Maria
come a loro immagine conduttrice; infine, non vogliamo escludere dal nostro
dialogo nessun discepolo di Gesù, che, come noi, veneri nella beata
Vergine la "madre del Signore" (cf. Lc 1, 43), e nessun uomo che,
pur non essendo credente, riconosca in Maria di Nazareth, per lampiezza
e il valore della sua presenza nella civiltà umana, una
"grande protagonista della storia":1
dagli uni e dagli altri può venire a noi una illuminazione di fede
o una testimonianza di cultura e, per converso, agli uni e agli altri la
nostra umile parola potrà essere occasione per una rinnovata attenzione
verso la Madre di Gesù.
2.
Lanno del Signore 1983 è per noi "anno giubilare".
In esso, infatti, ricorre il 750° anniversario della fondazione del
nostro Ordine, sorto a Firenze nel 1233, ad opera di sette mercanti di
quella città. "Questi sette uomini leggiamo nel documento
più venerando sulle nostre origini prima di mettersi effettivamente
insieme, erano impegnati nel cambiare e nel negoziare cose terrene secondo
le regole dellarte mercantile. Ma quando poi trovarono la perla
preziosa, o piuttosto conobbero dalla nostra Signora come procurarsi una
tale perla, cioè lOrdine nostro [...], non solo distribuirono
ai poveri quanto possedevano, vendendolo secondo il consiglio evangelico,
ma anche, con lieta decisione, impegnarono se stessi a servire fedelmente
Dio e la nostra Signora".2
Siamo davvero grati al Signore per il fervore di iniziative sorte in seno
allOrdine nostro, in occasione di questo appuntamento storico. Tutti
noi frati, monache, suore, membri degli Istituti secolari, laici
abbiamo avvertito lesigenza che la celebrazione dellAnno
giubilare non si esaurisca in una commemorazione storica ma dia luogo
a un rinnovamento spirituale, dono dello Spirito di Cristo Risorto e frutto
di una generosa risposta alle sollecitazioni che ci vengono dai Sette
Santi Padri e agli appelli che ci rivolge la Chiesa del nostro tempo.
In particolare, abbiamo
riflettuto assiduamente sulla dimensione mariana della nostra vocazione.
Infatti, come rilevano le nostre Costituzioni, "per servire il Signore
e i loro fratelli, i Servi si sono dedicati fino dalle origini alla Madre
di Dio, la benedetta dellAltissimo. A lei si sono rivolti nel loro
cammino verso Cristo e nellimpegno di comunicarlo agli uomini. Dal
fiat dellumile Ancella del Signore hanno appreso ad accogliere la
Parola di Dio e ad essere attenti alle indicazioni dello Spirito; dalla
partecipazione della Madre alla missione redentrice del Figlio, Servo
sofferente di Yahveh, sono stati indotti a comprendere e sollevare le
umane sofferenze".3
Fedeli, quindi, al nostro carisma di servizio, non vogliamo desistere
dallapprofondire "il significato della Vergine Maria per il
mondo contemporaneo".4
Arde in cuor nostro, sommessa e pure fidente, laspirazione a che
"le nostre comunità siano una testimonianza dei valori umani
ed evangelici rappresentati da Maria e del culto che la Chiesa le rende".5
E, parlando delle "nostre comunità", sentiamo di dover
aggiungere: siamo ben consapevoli che il nostro Ordine è appena
unesigua porzione della santa Chiesa, ove fioriscono numerosi Istituti
religiosi di spiccata spiritualità mariana. Pertanto ci siamo chiesti:
perché non fare partecipi della nostra riflessione questi fratelli
e sorelle che professano la stessa fede in Cristo, hanno abbracciato lo
stesso genere di vita e sono animati dalla stessa pietà verso la
Madre del Signore? Perché non comunicare alle Chiese locali con
le quali viviamo in quotidiano rapporto le nostre trepide aspirazioni
in ordine al culto alla beata Vergine?
Siamo persuasi che un impegno corale, risultante da una convergenza di
ideali e di intenti, sia destinato a produrre frutti abbondanti nei nostri
Istituti e a rifluire da essi con maggiore efficacia su tanti fedeli che
desiderano vivere, singolarmente o in gruppi, la spiritualità mariana
delle nostre famiglie. Ecco dunque, carissimi fratelli e sorelle, il motivo
immediato che ci ha sollecitati a presentarvi il frutto di alcune nostre
riflessioni e ad aprire con voi un dialogo fraterno.
3.
Con questa lettera non intendiamo trattare in modo organico e da
un punto di vista dottrinale della persona e della missione della beata
Vergine nella storia della salvezza. Non è questa la sede e non
ne abbiamo i titoli. Ma, presupponendo una corretta accettazione della
dottrina del Concilio Vaticano II e del susseguente magistero dei Romani
Pontefici, soprattutto dellEsortazione apostolica Marialis cultus,
e avendo presenti i risultati più sicuri dellodierna ricerca
mariologica, vogliamo solo discorrere cordialmente con voi su alcuni compiti
che a nostro avviso attendono oggi gli Istituti religiosi
e le Chiese locali nellambito della promozione del culto alla Madre
del Signore.
I
RIFLESSIONE
SU UNA CRISI RECENTE
Natura
e ambito
della
crisi nella pietà mariana
4.
Per individuare e comprendere meglio tali compiti ci sembra indispensabile
tuttavia dare uno sguardo alla crisi che in un recente passato si manifestò
nel campo della pietà mariana e di cui, in varia misura, risentirono
i nostri Istituti e numerose Chiese locali. Apertasi verso la fine degli
Anni Cinquanta, tale crisi, nel 1975, Anno Santo della Riconciliazione,
poteva dirsi avviata alla soluzione.
5.
Tuttavia, se si considera serenamente quel periodo, ci si rende conto
che, per quanto attiene alla pietà mariana, non vi fu crisi o disattenzione
da parte del magistero ecclesiastico; ché, anzi, in quegli anni
per opera del Concilio Vaticano II (1962-1965), di Paolo VI (1963-1978)
e di varie Conferenze episcopali videro la luce alcuni dei documenti mariani
più belli e più significativi di tutta la storia della Chiesa;6
né vi fu crisi nel campo della liturgia
perché, come potè affermare Paolo VI, "la riforma post-conciliare
[...] ha considerato con adeguata prospettiva la Vergine nel mistero di
Cristo e, in armonia con la tradizione, le ha riconosciuto il posto singolare
che le compete nel culto cristiano, quale santa Madre di Dio ed alma cooperatrice
del Redentore";7
neppure vi fu crisi negli atteggiamenti cultuali della maggioranza
dei fedeli, i quali continuarono a venerare con amore la Madre di Cristo
e a ricorrere con fiducia alla sua materna intercessione.
Ed ancora è importante sottolinearlo non vi fu crisi
o diminuzione della pietà mariana nelle Chiese dOriente:
in esse avrebbe piuttosto destato sorpresa e stupore leventuale
proposta, in sede teorica o pratica, di attenuare in qualche modo la loro
antica e intensa venerazione alla gloriosa Theotokos.
6.
La crisi ebbe anzitutto connotazioni intellettuali. E fu pure una sorta
di crisi di rigetto: i progressi compiuti nella ricerca biblica
e patristica, laccentuazione data nel campo della mariologia ad
alcune prospettive lantropologica e lecumenica, lecclesiologica
e la pneumatologica... e il mutamento di alcuni tipi di approccio
alla figura della Vergine la preferenza accordata alla categoria
del servizio su quella del privilegio, dellaspetto comunitario su
quello individuale... non sempre furono ben compresi e correttamente
applicati, per cui determinarono in non pochi casi un rifiuto di autentici
valori mariani, frettolosamente ritenuti formule stantie e
superate. Valori diciamo che sarebbe stato sufficiente
collocare in un rinnovato quadro teologico perché risplendessero
con rinnovato fulgore. La mancanza poi di mediazioni accorte e serene
tra le riflessioni critiche degli studiosi e le attese immediate dei pastori,
diede luogo a dolorose conseguenze in campo cultuale. Così, ad
esempio:
fu giustamente denunciato, anche da parte dei Sommi Pontefici, il pericolo
del massimalismo dottrinale,8
ma presso molti ciò determinò solo noncuranza per le verità
di fede concernenti la Vergine e, conseguentemente, incapacità
di percepire che essa "per la sua intima partecipazione alla storia
della salvezza, riunisce [...] e riverbera i massimi dati della fede"9
e diede luogo ad un minimismo dottrinale e pratico, del
tutto sterile per la vita dello spirito;
furono denunciati i rischi insiti in ogni spostamento dellasse portante
del culto cristiano: al Padre per Cristo nello Spirito. Ma ciò
produsse in molti la persuasione che il culto alla Vergine fosse una manifestazione
marginale o costituisse addirittura una deviazione più o meno palese
dalla genuina pietà cristiana. Essi cioè non si avvidero
che il culto a santa Maria donna docile allo Spirito, discepola
fedele di Cristo, sempre volta a compiere la volontà del Padre
solo nellalveo del culto cristiano trova il suo
vero significato e la sua valida espressione; né avvertirono che
la pietà mariana, per il radicale inserimento della Vergine nellevento
dellincarnazione del Verbo e nel mistero pasquale non solo non è
un elemento periferico, ma come ebbe a dire Paolo VI è
elemento intrinseco a tale culto;10
furono messe in risalto numerose carenze nelle forme espressive della
pietà mariana, soggette inevitabilmente allusura del tempo
e ai mutamenti della temperie culturale, ma non ci si dispose salvo
poche eccezioni a sostituire le forme decadute con altre più
efficaci e più attuali. Nel campo dei pii esercizi mariani furono
contrapposte, anziché armonizzate,11
le espressioni della pietà liturgica a quelle della pietà
popolare; furono abbandonati, per i loro difetti formali, pii esercizi
e pratiche che pur contenevano valori perenni. Senza esagerazione si può
dire che, in questo campo, si sradicò senza piantare e si demolì
senza ricostruire;
fu messa in evidenza la necessità di affrontare anche nel
campo cultuale e secondo le strutture ad esso proprie le grandi
urgenze del mondo contemporaneo: levangelizzazione dei popoli e
ledificazione della pace; la lotta contro ogni forma di oppressione
e di ingiustizia; contro lanalfabetismo e la miseria, la disoccupazione
e la fame; contro il razzismo e lemarginazione della donna; contro
gli iniqui squilibri tra nazioni ricche e nazioni povere, e contro lo
sfruttamento di queste ultime da parte delle prime. Giustamente si sottolineava
che un cristianesimo genuino non può disattendere il gemito dei
sofferenti e il grido degli oppressi. Ma indebitamente si sottese che
la pietà verso la Madre del Signore distraesse da questi impegni
primari; non si colse cioè, almeno in un primo momento, il valore
profetico della figura della Vergine in ordine allimpegno della
Chiesa per lautentica liberazione delluomo e la sua promozione.
Riflessi
della crisi negli Istituti religiosi
7.
Per il suo carattere intellettuale, la crisi nel culto alla Vergine interessò
anche, e talora in larga misura, gli Istituti religiosi di tradizione
e di spiritualità mariana. Gli elementi mariani che figuravano
nella tradizione dei vari Istituti furono inevitabilmente investiti dal
vento delle ragioni critiche cui abbiamo fatto riferimento: si misero
in discussione pii esercizi che non di rado risalivano alle origini stesse
dellIstituto; si contestarono indirizzi di spiritualità che
avevano guidato la vita di numerose generazioni di religiosi e di religiose
perché si affermava non collimavano con gli orientamenti
espressi dai documenti conciliari; divenne meno incisiva la nota
mariana nellazione apostolica e meno frequente la predicazione
sulla Vergine; più tenui furono gli inviti a imitare gli esempi
della vita della Madonna e più contenute le manifestazioni della
gioiosa coscienza di essere suoi figli; si sorrise su usanze mariane
che ritmavano la vita interna delle comunità e sostenevano la pietà
personale dei singoli membri; si rifiutò talora la denominazione
stessa dellIstituto, perché era ritenuta devozionale.
E così via.
Non tutte queste critiche erano senza fondamento; ma spesso non si trovò
la via giusta per un confronto costruttivo tra le ragioni della tradizione
e le esigenze del rinnovamento. Ciò fu causa di tensioni, produsse
malessere, ingenerò in molti religiosi e religiose un senso di
scoraggiamento e provocò in alcuni quasi una crisi di identità.
Il
superamento della crisi
Maria
nel cuore del Mistero cristiano
8.
Abbiamo già rilevato che gli sbandamenti nella pietà mariana
non interessarono le strutture vitali della Chiesa il magistero,
la liturgia, il senso dei fedeli... . La salda resistenza che esse
opposero alle onde della crisi fu la conferma di quanto radicata fosse
lantica e vitale intuizione della Chiesa, secondo cui la figura
di Maria, pur non essendo il centro, è però centrale nel
cristianesimo: è nel cuore del mistero dellIncarnazione,
nel cuore del mistero dellOra. E ciò non in virtù
di unauto-persuasione dei cristiani, ma per lo stesso sapiente disegno
del Padre e la precisa volontà di Cristo.
Nel
cuore del mistero dellIncarnazione
9.
La dottrina è nota. "Volle il Padre delle misericordíe
leggiamo nella Costituzione Lumen gentium che laccettazione
di colei che era predestinata a essere la madre precedesse lIncarnazione,
perché così, come una donna aveva contribuito a dare la
morte, una donna contribuisse a dare la vita. E questo vale in modo straordinario
della Madre di Gesù, la quale ha dato al mondo la Vita stessa,
che tutto rinnova".12
Non esiste altro Cristo Salvatore se non il Verbo incarnato, Gesù
di Nazareth nato da Maria per opera dello Spirito. Il Cristo che domina
la storia, che ha rappacificato con il sangue versato dalla croce il cielo
e la terra (cf. Col 1, 20), che nella manifestazione ultima "verrà
a giudicare i vivi e i morti",13
è nato da donna (cf. Gal 4, 4), vero uomo, che come ogni altro
uomo deve dire grazie a sua madre per il dono dellesistenza temporale.
Perciò Paolo VI, riflettendo sul mistero dellIncarnazione,
potè pronunziare le gravi e in apparenza audaci parole: "Se
vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani, cioè dobbiamo
riconoscere il rapporto essenziale, vitale, provvidenziale che unisce
la Madonna a Gesù, e che apre a noi la via che a lui conduce";14
parole pronunziate in risposta a un preciso interrogativo: "... come
è venuto Cristo fra noi?";15
parole dette dopo aver constatato, sulla scorta del dato biblico, che
egli "a noi è venuto da Maria; lo abbiamo ricevuto da lei
[...] è uomo come noi, è nostro fratello per il ministero
materno di Maria",16
e dopo aver valutato la natura e la portata del fiat della Vergine, la
quale "non fu strumento puramente passivo nelle mani di Dio, ma cooperò
alla salvezza delluomo con libera fede e ubbidienza".17
A considerarle bene, quelle parole non suonano tanto lode alla Vergine
quanto ammonimento ai credenti a non sovvertire i dati del disegno salvifico
del Padre, a non staccare il Frutto benedetto dalla Radice santa, a non
scindere la Parola eterna dal grembo che laccolse e dal cuore che
la custodì.
In virtù del suo radicale inserimento nel mistero dellincarnazione
del Verbo, la Vergine risulta intimamente collegata con tutta la storia
della salvezza: "Il solo nome di Theotokos, Madre di Dio,
scrive il santo monaco Giovanni Damasceno contiene tutto il mistero
della salvezza".18
Nel
cuore del mistero dellOra
10.
La narrazione evangelica ci è familiare: Gesù, mentre era
sul punto di passare da questo mondo al Padre (cf Gv 13, 1), disse alla
Madre che stava accanto alla croce: "Donna, ecco il tuo figlio"
(Gv 19, 26b). E poi rivolto al discepolo amato, che rappresentava tutti
i discepoli, soggiunse: "Ecco la tua madre" (Gv 19, 27a). Con
tali parole, inserite in un tipico schema di rivelazione,
Gesù proclamò che sua madre era anche nostra madre. Perciò
da quellOra lOra del mistero pasquale il discepolo
accolse la madre di Gesù "fra le sue cose proprie" (Gv
19, 27b), come appunto dice il testo originale greco. Come dire: egli
ricevette Maria non solo per offrirle un alloggio domestico, ma soprattutto
riconoscendo in lei uno dei valori della propria fede, uno
dei precipui beni spirituali che lamore del Maestro
aveva legato alla comunità dei discepoli.
Negli ultimi trentanni lesegesi biblica si è chinata
spesso su questo passo giovanneo e ne ha sottolineato con vigore la pregnanza
ecclesiale. Ma in realtà essa era già stata rilevata da
una tradizione viva che, partendo almeno dal secolo III,19
si era via via arricchita, fino ai nostri giorni.20
Ci sia consentito, tra le molte che potremmo addurre in proposito, citare
la testimonianza di s. Sofronio di Gerusalemme ( 638): "Linsigne
[discepolo] accolse in casa sua lintemerata Madre di Dio come propria
madre... Divenne figlio della Madre di Dio!".21
Il legame organico che unisce la Chiesa a Maria fu autorevolmente ribadito
dal Concilio Vaticano II, quando decise di inserire la trattazione della
dottrina sulla beata Vergine a termine e quasi a coronamento della propria
riflessione sulla Chiesa: il celebrato cap. VIII della Lumen gentium.
Lopzione fatta dallassise conciliare autorizza, per se stessa,
una conclusione: non si dà Chiesa senza Maria e, viceversa, non
si comprende Maria se non "nel mistero di Cristo e della Chiesa",
come appunto reca il titolo del ricordato capitolo della Lumen gentium.
***
11.
A nostro parere, la ragione ultima del superamento della crisi della pietà
mariana è da collocare nel rispetto che la Chiesa deve al libero
e sapiente disegno di Dio. La Chiesa non può aggiungere né
sottrarre nulla allazione della grazia divina in Maria; deve solo
adorare il misericordioso disegno di Dio sulla "benedetta fra le
donne" (Lc 1, 42); solo proclamarne la fede invitta (cf. Lc 1, 45);
solo riconoscere che lAltissimo ha operato in lei "grandi cose"
(Lc 1, 49), ma in vista di Cristo e della comunità dei fedeli;
solo rallegrarsi che Dio labbia posta nella Chiesa come mater misericordiae22
e ministra pietatis.23
Il
superamento della crisi
negli
Istituti religiosi
12.
Come per linsieme della Chiesa così è avvenuto per
gli Istituti religiosi: in essi la crisi della pietà mariana appare
oggi in gran parte superata. Perché gli Istituti religiosi hanno
saputo affrontare e rispondere, in conformità con la propria tradizione
e in sintonia con il rinnovamento conciliare, alla problematica relativa
al culto della beata Vergine.
Aderendo a precise disposizioni della Sede Apostolica, negli anni del
post-Concilio gli Istituti religiosi hanno proceduto ad un lungo, immane
lavoro di revisione delle proprie Costituzioni. Per tale revisione il
Concilio aveva indicato un primordiale punto di riferimento: la sequela
di Cristo quale viene proposta dal Vangelo, qualificato come la "regola
suprema".24
Ciò determinò che gli Istituti si confrontassero sistematicamente
con il Vangelo e da questo contatto vivo derivò ad essi una abbondante
e fresca vena di genuino spirito religioso. La revisione compiuta in obbedienza
alla Chiesa da uomini e donne riuniti nel nome del Signore Gesù,
deve ritenersi nel suo insieme opera dello Spirito.
Per quanto attiene alla pietà mariana, essa, offrendo una pausa
di riflessione e un conseguente migliore spazio prospettico, consentì
di verificare ciò che nella critica del culto alla Vergine era
veramente valido e ciò che era solo obiezione inconsistente.
Ma la revisione si rivelò provvidenziale per un altro motivo: avendo
dato luogo a numerose ricerche di archivio, a pubblicazione di fonti,
a studi monografici, a vaste consultazioni e a inchieste minuziose, essa
mise gli Istituti in grado di riconoscere con maggiore sicurezza il carisma
originario, di discernere gli elementi portanti della propria spiritualità
mariana da altri secondari e derivati, e di apprendere da dati degni di
fede la tradizione viva o sensus dellIstituto sulla propria pietà
mariana.
13.
Il risultato di tale revisione è confortante. Nella quasi totalità
dei casi, se si paragonano gli elementi mariani delle Costituzioni pre-conciliari
con quelli delle Costituzioni rinnovate, questi appaiono più numerosi
e più significativi: le linee della spiritualità mariana
dellIstituto sono esposte più nitidamente, enunciate in contesti
di più ampio respiro, sostenute da un più rigoroso fondamento
biblico, documentate con opportuni rinvii alle fonti originarie.
A nostro parere non si è dato ancora sufficiente risalto a questo
fatto di vasta portata ecclesiale: moltissimi Istituti hanno gioiosamente
confermato la nota mariana della loro specifica sequela di
Cristo e del loro modo di essere religiosi nella Chiesa.
La nota mariana è stata generalmente espressa nei testi
costituzionali con solida impostazione e con stupenda varietà di
contenuti. Così, per fare un esempio, nei suoi rapporti con i religiosi
la Vergine è considerata ora come Madre amantissima che veglia
sui suoi figli, ora come Sorella che condivide con essi la condizione
umana e discepolare; come Maestra di vita spirituale e Modello di virtù
evangeliche; come Guida verso le vette della santità e Immagine
luminosa che ha anticipato in sé le realtà di grazia che
persegue la vita consacrata; come Custode dei grandi valori evangelici
e Ispiratrice di nuove espressioni di vita consacrata, ella che, confidando
in Dio, affrontò situazioni nuove e piene di rischio; come Patrona
che difende e protegge lIstituto e i suoi singoli membri, Regina
e Signora al cui servizio di amore si consacrano i religiosi per conformarsi
più pienamente a Cristo.
14.
Ma le religiose e i religiosi, per i legami di comunione e di amicizia
che li uniscono ai laici, redigendo le proprie Costituzioni hanno riflettuto
spesso sul significato della figura di Maria per i fratelli e le sorelle
che seguono Cristo nella condizione laicale. Così, percorrendo
i rinnovati testi legislativi, si rileva ora limpegno di favorire
presso i laici la pietà mariana; ora il proposito di aiutarli a
scoprire nelle risposte di Maria al piano di Dio le risposte evangeliche
che meglio si adattano alla loro condizione di vita; ora il desiderio
di celebrare con essi le feste di santa Maria. E insieme, poiché
la pietà mariana dei religiosi e delle religiose affonda quasi
sempre le sue radici nellambiente domestico, si rileva talvolta
lintenzione di apprendere dalla vita di tanti uomini e donne laici
lesempio di una devozione alla Vergine semplice e tenace, temprata
nella rinuncia e nella sofferenza.
15.
La considerazione del ricco contenuto mariano di molte Costituzioni rinnovate
ci ha condotto a fissare due prime conclusioni:
salvo alcune eccezioni, il lamento che qualche volta ancora si ode di
una minore attenzione alla figura della Vergine nei nuovi testi legislativi
è semplicemente frutto di disinformazione; è dettato spesso,
sia pure in modo inconscio, più da sentimenti di nostalgia verso
altre situazioni storiche sociali ecclesiali, che da vero zelo per il
culto alla Vergine; rivela pure incapacità di cogliere i motivi
profondi di un sano rinnovamento e di aprirsi alla novità che lo
Spirito suscita nella Chiesa; rischia, infine, di divenire un atteggiamento
negativo, sprezzante di un lavoro compiuto con serietà, per obbedienza
alla Sede Apostolica e da essa confermato con il sigillo della sua approvazione;
i dati mariani espressi nei vari testi legislativi costituiscono,
se considerati nel loro insieme, una somma ragguardevole di esperienze
mariane e una sorta di compendio di valide indicazioni e di efficaci
stimoli per il progresso dei membri dei nostri Istituti nel cammino di
una vita che sia essa stessa oblazione santa e culto gradito al Padre
(cf.Rm 12,1), che sia animata da un profondo impegno apostolico e pervasa
dalla sete di Dio e dalla ricerca della santità. Vogliamo dire:
i nostri Fondatori e le nostre Fondatrici, uomini e donne guidati dallo
Spirito, intuirono e sperimentarono in se stessi che la Vergine Maria,
per la purezza e lintensià della sua risposta a Dio e per
la funzione che svolge nella compagine ecclesiale, costituisce un efficacissimo
e polivalente punto di riferimento per vivere una vita posta sotto il
segno della perfetta consacrazione al Signore e della generosa donazione
ai fratelli.
16.
Gli Istituti religiosi dispongono oggi, racchiusa nei dati mariani
delle loro Costituzioni, di una riserva immensa di stimoli per la santificazione
dei propri membri e per la loro azione apostolica. Se ci sforzeremo di
attuare ciò per cui ci siamo impegnati, la pietà verso Maria
di Nazareth diverrà occasione pressante e gradita perché
diveniamo, ogni giorno più consapevolmente, veri adoratori del
Padre in Spirito e Verità (cf. Gv 4, 23-24), uomini e donne del
fiat gioioso e responsabile, quotidianamente ripetuto (cf. Lc 1, 38);
perché proclamiamo dappertutto, senza ritardi (cf. Lc 1, 39), la
Buona Novella e portiamo ai fratelli Cristo, generato e custodito nel
cuore; perché imploriamo in comunione con i vescovi e con i fratelli
e le sorelle del Signore sparsi in tutto il mondo (cf. At 1, 14 ) il dono
dello Spirito e otteniamo che nella Chiesa sia Pentecoste perenne.
II
MARIA
E LA VITA CONSACRATA
UNA
CONSONANZA PROFONDA
17.
Dopo
aver riflettuto sulla recente crisi della pietà mariana e sul suo
sostanziale superamento sia nellambito ecclesiale sia negli Istituti
religiosi, ci sembra utile proseguire la nostra riflessione guardando
Maria dal nostro angolo visuale ed esistenziale, cioè dal nostro
essere religiosi e in rapporto al servizio che come tali possiamo rendere
alle Chiese locali.
La
beata Vergine Maria è un bene che appartiene allintera
Chiesa e a tutte le generazioni: verso tutti i credenti in Cristo, anzi
verso tutti gli uomini, essa svolge il suo ministero materno; e, per la
purezza della sua adesione alla volontà del Padre e al messaggio
del Figlio, a tutti uomini e donne, vescovi presbiteri diaconi,
religiosi e laici si offre come immagine compiuta del fedele discepolo
di Cristo. Già la Chiesa dei Padri aveva espresso il convincimento
che la vita della Vergine costituisce un modello di vita per tutti i discepoli
del signore.25
Alla
luce della tradizione e della costante esperienza della Chiesa non è
possibile quindi alcuna appropriazione del modello mariano
ci si consenta lespressione da parte dei religiosi.
Una
responsabilità storica
18.
Gli
esegeti rilevano nei testi neotestamentari soprattutto nei Vangeli
di Luca e di Giovanni tracce indubbie di venerazione verso la Madre
di Gesù da parte delle prime comunità cristiane; i patrologi
segnalano che da scritti dei secoli II e III emergono non poche testimonianze
di una crescente attenzione delle Chiese verso santa Maria, attenzione
che si traduce in un atteggiamento di rispettoso ossequio verso la sua
dignità di Madre di Cristo e di nuova Eva; da parte loro gli archeologi
hanno rinvenuto segni di pietà mariana in reperti di varia natura,
risalenti ai secoli II e III e localizzati soprattutto in Palestina e
a Roma. Possediamo pertanto un notevole complesso di testimonianze che
ci assicura che nelletà pre-nicena, cioè prima del
sorgere di forme organizzate di vita religiosa, esisteva già
nella Chiesa una venerazione dai contorni abbastanza ben definiti verso
la Madre del Salvatore. È innegabile tuttavia che, sia in Oriente
sia in Occidente, il successivo sviluppo della dottrina e della pietà
mariana si deve in gran parte allintuizione, allimpegno, allamore
di uomini e donne consacrati a Dio nella vita religiosa: nellepoca
patristica, nei circoli ascetici; nellEvo Medio, nei cenobi monastici
e nelle comunità dei nuovi Ordini di vita evangelico-apostolica,
i quali hanno, tutti, una spiccata venerazione per la Vergine gloriosa;
nelletà moderna e nellepoca contemporanea, in numerose
Congregazioni e Istituti di più definito impegno apostolico, nei
quali spesso il carisma mariano è asserito con vigore. Se passassimo
in rassegna i Santi, uomini e donne, che nella stima dei fedeli e nel
giudizio della storia si sono distinti per una peculiare nota mariana,
constateremmo che la maggior parte di essi furono religiosi.
19.
Nei monasteri furono dipinte le mirabili icone, splendenti di una misteriosa
presenza della Theotokos e portatrici di un singolare messaggio
di bellezza e di dottrina; in essi fiorirono linnografia e lomiletica
mariana, ebbero origine e si affermarono alcune significative feste della
Vergine e la consuetudine di dedicare a lei il sabato; ad essi si riallacciano
luso di salutare la Vergine al termine delle Ore canoniche e soprattutto
il solenne ossequio alla Regina di misericordia che conclude lufficiatura
quotidiana, la pratica dellAngelus Domini al mattino a mezzogiorno
alla sera, la diffusione dei piccoli uffici a santa Maria. Religiosi furono
la maggior parte dei più attenti studiosi della figura della Vergine
e molti dei più ferventi difensori dei suoi privilegi; matrice
religiosa ebbero quasi tutti i trattati di spiritualità
mariana e i pii esercizi mariani più diffusi tra il popolo cristiano;
religiosi furono e sono i custodi di molti santuari dedicati alla Vergine
e i promotori di innumerevoli associazioni mariane.
Tutto
ciò deve essere recepito da noi, religiosi e religiose, non come
motivo di una insipiente e sterile auto-esaltazione, ma come dato storico
su cui riflettere, come invito a non disperdere un patrimonio di
famiglia, come stimolo a proseguire lopera dei padri,
avviata da secoli.
20.
Dal pontificato di Pio IX (1846-1878), i Sommi Pontefici, nellesercizio
del loro magistero universale, sono intervenuti frequentemente per salvaguardare
e incrementare la pietà mariana presso i fedeli. Come i Vescovi
di Roma, così hanno fatto i Vescovi di molte Chiese locali. Ad
essi, certo, spetta anzitutto questo compito. Ma, senza timore di cedere
alla retorica, possiamo affermare che sui religiosi, non per motivi di
ordine dottrinale o di governo pastorale ma per il peso di una tradizione
plurisecolare, incombe la responsabilità storica di
custodire fedelmente la pietà verso la Madre del Signore e di promuoverne
un corretto sviluppo: una responsabilità che non vogliamo disattendere,
un peso che, come il "giogo" e il "carico" della legge
di Gesù (cf. Mt 11, 30), sentiamo dolce e leggero.
Una
consonanza profonda
21.
Già
ne abbiamo fatto cenno: la vita di Maria può essere assunta da
tutti i discepoli del Signore a norma di vita evangelica. Tuttavia, a
causa della sua vocazione unica e irripetibile e delle circostanze singolari
in cui essa fu attuata, lesemplarità di Maria, vera madre
e vergine intatta, si esercita in modo diverso sui diversi stati di vita:
in un modo, ad esempio, sulla vita di coloro che vivono nel matrimonio,
in un altro sulla vita di quelli che hanno abbracciato il celibato per
il Regno. Per altro "il matrimonio e la verginità osserva
Giovanni Paolo II sono i due modi di esprimere e di vivere lunico
mistero dellalleanza di Dio con il suo popolo".26
Esemplarità
della Famiglia di Nazareth
22.
Coloro
che sono uniti nel santo matrimonio sentono che Maria e Giuseppe, per
la comunione di fede di affetti e di vita, costituiscono per essi un luminoso
punto di riferimento. Infatti la nascita di Gesù, figlio di Dio
e figlio delluomo, avviene in seno ad una famiglia costituita secondo
la legge del Signore, formata da un uomo giusto (cf. Mt 1, 19) della stirpe
di Davide (cf. Mt 1, 20; Lc 1, 27) e da una donna oggetto del favore divino
(cf. Lc 1, 28). Dopo che Giuseppe, secondo lordine dellangelo,
ebbe preso con sé Maria sua sposa (cf. Mt 1, 20. 24), la loro vita
appare segnata da una profonda comunione sponsale: insieme affrontano
i disagi provocati dal censimento decretato da Cesare Augusto (cf. Lc
2,1-5); insieme, nella gioia e nella povertà (cf. Lc 2,7), vivono
levento salvifico della nascita di Gesù; insieme appaiono
nel compimento del segno dato dallangelo ai pastori (cf. Lc 2, 16);
insieme compiono i riti prescritti dalla legge del Signore: la circoncisione
del bambino e limposizione del nome (cf. Lc 2, 21 ); la presentazione
del neonato al Tempio (cf. Lc 2, 27) e la "loro purificazione"
(Lc 2, 22); dopo le parole di Simeone (cf. Lc 2, 29-32), insieme "il
padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano
di lui" (Lc 2, 33 ) e insieme furono benedetti dal santo vegliardo
(cf. Lc 2, 34); insieme affrontarono la dura prova della persecuzione
di Erode e della fuga in Egitto (cf. Mt 2, 13-15); tornati a Nazareth,
insieme "si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa della
Pasqua" (Lc 2, 41); con gli stessi sentimenti di dolore vissero lepisodio
profetico dello smarrimento di Gesù (cf. Lc 2, 48): insieme lo
cercarono, lo trovarono, restarono pieni di stupore (cf. ibid. ); con
essi fece Gesù ritorno a Nazareth e ad essi, come figlio, era sottomesso
(cf. Lc 2, 51); insieme vissero là una vita umile, nascosta, operosa,
tale che Gesù potè essere ritenuto "il figlio del carpentiere"
(Mt 13, 55) o, semplicemente, "il carpentiere" (Mc 6, 3).
Per
tutto ciò la casa di Nazareth è rimasta nella memoria storica
della Chiesa come il luogo esemplare dove si apprende "cosè
la famiglia, cosè la comunione di amore, la sua bellezza
austera e semplice, il suo carattere sacro e inviolabile".27
In particolare Maria, per la sua maternità fisica e per lopera
educatrice nei confronti del bambino Gesù, è celebrata come
modello delle madri cristiane.
A
questo punto ci permettiamo di formulare un duplice auspicio:
che coloro che vivono nel matrimonio o si preparano a contrarlo realizzino
il loro progetto di comunione e di amore anche alla luce della vita sponsale
di Giuseppe e di Maria. Essa appare singolarmente caratterizzata da due
tratti: fu vissuta "secondo la legge del Signore" e fu espressione
di una concorde volontà di affrontare insieme lo abbiamo
visto gli avvenimenti grandi o piccoli che ad essi si offrivano.
Ripensando poi allesperienza del matrimonio verginale di Maria e
di Giuseppe, gli sposi cristiani potranno cogliere il significato ultimo
della sessualità che anche da Maria e da Giuseppe, sia pure
in termini unici, è stata vissuta28
e vivere la loro reciproca donazione come momento di profonda comunione
di amore e di arcana partecipazione al mistero della vita, nellambito
di un ordinamento che viene dal Signore;
che dopo le molti voci, per lo più di teologi celibi, che lungo
i secoli hanno illustrato i vari aspetti della maternità di Maria,
essa sia illustrata anche dalla voce di donne portatrici della stessa
esperienza antropologica.
Immagine
suprema della verginità consacrata
23.
Eppure questa donna, Maria, così profondamente madre, è
stata considerata fin dal secolo II la vergine per antonomasia,
la "Vergine del Signore".29
Molto presto furono colte dalla riflessione cristiana le implicazioni
dogmatiche della sua verginità e, a partire dal secolo III, Maria
fu presentata prevalentemente come il modello o limmagine suprema
della verginità consacrata.
Perché
questo? perché la singolare connessione, che abbiamo rilevato nei
paragrafi precedenti, tra pietà mariana e vita
religiosa? Il Concilio Vaticano II offre una risposta ricca di implicazioni:
i consigli evangelici evangelici che i religiosi volontariamente abbracciano
"hanno la capacità di maggiormente conformare il cristiano
al genere di vita verginale e povera, che Cristo Signore scelse per sé
e che la sua Vergine Madre abbracciò".30
Esiste quindi una sintonia profonda tra lessenza evangelica della
vita religiosa e alcuni elementi fondamentali della vita
della Vergine quale è attestata dal Vangelo. Questa sintonia
spiega la connessione secolare e cordiale tra pietà mariana
e vita consacrata. Vivendo, quanto alla sua essenza, lo stesso
"genere di vita" di Maria, i religiosi sono in grado di comprendere
con più immediatezza alcuni valori della figura della
Vergine e di coglierne esistenzialmente sfumature che ad altri, a tutta
prima, sfuggono.
24.
Alla
luce dellesperienza storica e della constatata sintonia profonda
tra il "genere di vita" di Maria e la vita consacrata, possiamo
dire, senza farne tuttavia un assioma, che dove si vive con impegno la
proposta evangelica della vita religiosa là fiorisce un genuino
culto verso la Madre di Gesù; e, viceversa, dove vige una corretta
pietà verso la beata Vergine là si incontrano le condizioni
favorevoli perché germogli la vita consacrata. Forse si spiega
così il fenomeno in atto presso alcuni gruppi di uomini e di donne
appartenenti a Chiese della Riforma: hanno restaurato con rigore forme
e strutture di vita proprie della tradizione monastico-religiosa, e tra
esse il celibato per il Regno, e hanno riscoperto nel contempo il significato
e il valore della figura di Maria in ordine alla vita cristiana.
Modello
della nostra vocazione
e della nostra consacrazione
25.
Per la sua condizione anagrafica Maria è una donna laica,
se pure appartenente a un popolo di consacrati (cf. Dt 14, 2). Eppure
la tradizione ecclesiale, riflettendo sui dati evangelici, ama presentare
Maria come la donna consacrata per eccellenza, come lespressione
più pura e più alta, dopo Cristo, di una consacrazione personale
a Dio e alla causa della salvezza Consacrata dallazione santificante
dello Spirito fin dal Concepimento immacolato e poi dalla presenza ineffabile
del Verbo nel suo grembo verginale, Maria, a sua volta, si consacrò
liberamente e totalmente a Dio rispondendo generosamente alla sua chiamata.31
Alla luce dei dati neotestamentari si può dire che, in virtù
della sua singolare consacrazione, tutto nella vita di Maria appare riferito
a Dio, tutto esprime un rapporto con il Padre con il Figlio e con lo Spirito,
tutto risulta orientato alla salvezza degli uomini.
26.
Gli esegeti ci informano che la pericope lucana dellAnnuncio a Maria
(1, 26-38) non è da leggersi solo come un tipico annuncio
di nascita ma anche come un caratteristico racconto di vocazione:
vocazione alla maternità messianica, ma vocazione intesa sempre
come chiamata personale che esige una risposta personale.
E gli stessi esegeti osservano che nessun racconto di vocazione presenta
un dialogo così articolato e così rispettoso della libertà
delluomo come quello che si svolge tra Gabriele e Maria, e ancora
che nessuno si conclude con una formula così espressiva di adesione
piena alla volontà del Signore come quella con cui la Vergine aderisce
al progetto divino: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di
me quello che hai detto" (Lc 1, 38).
27.
Su
questa parola della Vergine i religiosi e le religiose, sulla scorta dellinsegnamento
dei Padri, hanno molto meditato. Lungo i secoli hanno approfondito il
significato delfiat di Maria ed hanno messo in evidenza come esso sia
riverbero della parola primordiale per cui furono fatti la luce e luomo
(cf. Gn 1, 3.26),.fiat pronunziato perché lo Spirito formasse nel
suo grembo verginale Cristo, la Luce vera e il vero Uomo nuovo; come sia
risposta obbediente che si pone in antitesi al letale diniego di Eva;
come sia eco della formula del patto sinaitico (cf. Es 19,
8) e, in un certo senso, suo primo avveramento nelleconomia della
nuova Alleanza; incontro mirabile tra la parola che il Figlio pronunzia
entrando nel mondo (cf. Eb 10, 5-7; Sal 39 [40], 8-9) e quella che la
Vergine dice accogliendolo nel suo seno (cf. Lc 1, 38); consenso
nuziale poiché, in seguito a quella parola, il Verbo unì
indissolubilmente la sua natura divina alla nostra umana nel grembo di
Maria; paradigma di ogni maternità di grazia nella Chiesa, che
solo avviene nella fede e nello Spirito; parola di accettazione incondizionata
che, accogliendo un messaggio di liberazione (cf. Lc 1, 31-33 ), diviene
un impegno di servizio; parola di misericordia che la Vergine, privilegiata
figlia di Adamo ma solidale con tutti gli uomini, pronunzia in loro favore.32
Ovviamente
non tutte queste letture del fiat di Maria sono riconducibili
al senso letterale del testo biblico, ma documentano lattenzione
che la Chiesa e i religiosi di tutti i tempi hanno prestato a quella parola
decisiva.
28.
Siamo sicuri che voi, vescovi presbiteri diaconi, e voi, fratelli e sorelle
laici, ci comprendete.
Sulla
base di una consolidata tradizione e senza alcuna pretesa di monopolizzare
il modello, noi, religiosi e religiose, interpretiamo la vocazione alla
vita consacrata nelle sue modalità chiamata
personale di Dio e nei suoi contenuti la sequela di Cristo
in una vita verginale umile obbediente, posta al servizio della Chiesa...
alla luce della vocazione di Maria. Riteniamo cioè che Dio
prolunga alcuni aspetti della vocazione di Maria nella vocazione delle
vergini e dei religiosi: ciò che in Maria fu vocazione alla maternità
messianica, generazione di Cristo nel cuore e nella carne, nei religiosi
è chiamata alla fecondità verginale nello spirito che genera
Cristo attraverso laccoglimento della Parola e il compimento della
volontà del Padre (cf. Mt
12, 49-50).
E interpretiamo
pure la nostra consacrazione religiosa alla luce della consacrazione
di Maria: la radicalità con cui ella "consacrò totalmente
se stessa quale Ancella del Signore alla persona e allopera del
Figlio suo, servendo al mistero della redenzione sotto di lui, e con lui,
con la grazia di Dio onnipotente"33
è dinanzi a noi quale norma per vivere con coerenza limpegno
di amore assunto verso Cristo e verso gli uomini, e per rimanere fedeli
alla parola data.
Prolungamento
e segno di una presenza
29.
La Chiesa pellegrina sulla terra vive della consolante assicurazione del
suo Signore: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del
mondo" (Mt 28, 20b). Il Cristo risorto che siede glorioso alla destra
del Padre è nondimeno costantemente presente nella Chiesa, sua
sposa. Anzi, sappiamo che, immerso nel mistero della morte e risurrezione
di Cristo (cf. Rm 6, 3-11), ogni battezzato è stato trasformato
in Cristo, Cristo vive in lui (cf. Gal 2, 20) e lui è dimora di
Cristo (cf. Gv 14, 23 ).
Analogamente la Vergine assunta in cielo, che regna gloriosa accanto al
Figlio, "Re dei re e Signore dei signori" (Ap 19,16), è
efficacemente presente nella vita della Chiesa. Il Concilio Vaticano II,
facendo sua la perenne tradizione della Chiesa, lo insegna con vigore
e chiarezza: "assunta in cielo [Maria] non ha deposto questa funzione
di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci
le grazie della salute eterna. Con la sua materna carità si prende
cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo
a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata".34
È noto peraltro che la teologia contemporanea riconsidera, senza
ripudiarne i contenuti tradizionali, la dottrina della mediazione di Maria
in termini di esercizio della maternità spirituale e, richiamandosi
ai Padri, parla volentieri di presenza di Maria nella vita
della Chiesa.35
Anche nel magistero di Paolo VI e di Giovanni Paolo II ricorre con frequenza
lespressione "presenza operante" per indicare il modo
concreto e arcano con cui la Vergine, possedendo già "lo splendore
dei corpi celesti" (1 Cor 15, 40) e quindi non soggetta a condizionamenti
di tempo e di spazio, partecipa allattività e alla vita della
Chiesa nella sua fase terrestre e temporale.36
30.
La multiforme presenza di Cristo nella Chiesa si manifesta attraverso
una molteplice varietà di segni. Essi sono noti e su di essi sono
state scritte dai Santi Padri, dai teologi, dai Vescovi di Roma
pagine splendide.37
Ma, esistono segni della presenza della Vergine nella vita della Chiesa?
Crediamo di sì.38
E tra questi segni ci domandiamo , sono da annoverare le
religiose e i religiosi che, per libera scelta, sono particolarmente vincolati
alla Madre di Cristo e da lei prendono ispirazione e modello di vita?
Vogliamo rispondere con cautela, sollecitando fin dora lapporto
della riflessione di altri fratelli e sorelle.
31.
Solo Cristo è la sorgente e il modello supremo della vita religiosa.
Solo lui presenta con assoluta unità e profondità la realtà
divina e umana di una vita sostanziata di infinito amore al Padre e di
totale donazione agli uomini, suoi fratelli.
Tuttavia i religiosi e le religiose, nonostante la loro fragilità
personale, per lo stato che hanno abbracciato, si pongono in riferimento
a Cristo nella categoria del prolungamento e del segno: "I religiosi
pongano ogni cura esorta il Concilio Vaticano II affinché
per mezzo loro la Chiesa abbia ogni giorno meglio da presentare Cristo
ai fedeli e agli infedeli, o mentre egli contempla sul monte, o annunzia
il Regno di Dio alle turbe, o risana i malati e i feriti e converte a
miglior vita i peccatori, o benedice i fanciulli e fa del bene a tutti,
e sempre obbedisce alla volontà del Padre che lo ha mandato".39
32.
La Vergine non genera la grazia, non ha luce propria: essa rifulge della
luce di Cristo, come secondo un paragone familiare ai Padri
la luna splende della luce del sole; essa è solo il volto che più
assomiglia al volto di Cristo, splendore della gloria del Padre (cf. Eb
1, 3). La Vergine, ignara di peccato, presenta già il cuore nuovo,
il cuore docile, richiesto per la Alleanza nuova che Dio avrebbe concluso
con il suo popolo nuovo (cf. Ger 31, 31-34); essa già possiede
il "cuore puro", che suo Figlio proclama beato e capace di "vedere
Dio" (cf. Mt 5, 8).
Per la qualità della sua risposta al dono della grazia e alla missione
ricevuta da Dio, la Vergine appare agli occhi della Chiesa come modello
di arcana santità.40
La Chiesa ama contemplare Maria per trarre dalle sue parole e dai suoi
atteggiamenti ispirazione per le risposte che essa, a sua volta, nelle
varie vicende della storia, deve dare al suo Signore; per conoscere, in
anticipo e in sintesi, il suo destino di gloria.
Anche i religiosi e le religiose amano contemplare Maria: per essi è
atteggiamento abituale fissare lo sguardo sulla Vergine per apprendere
da lei come vivere fecondamente la verginità consacrata, la povertà
volontaria, lubbidienza generosa.
33.
Ma occorre precisare ulteriormente. Lesemplarità della Vergine
è già un effetto della sua presenza operante
nella comunità ecclesiale; è forza che si sprigiona dalla
sua persona, già glorificata e consumata nellamore, ed induce
i fedeli a conformarsi a lei per conformarsi più pienamente a Cristo.
Così avviene che, per opera dello Spirito e secondo strutture di
grazia che non è possibile codificare, i fedeli conformandosi al
modello lo riproducono, riproducendolo lo prolungano, prolungandolo lo
rendono presente in mezzo agli uomini.
Un
grande simbolo del cristianesimo
34.
La beata Vergine è senza dubbio uno dei più grandi simboli
del cristianesimo, intendendo per simbolo una realtà storica che,
incarnando un complesso di atteggiamenti ideali, non si esaurisce nei
confini della cronaca effimera; che, nelleconomia della grazia,
prolunga presso tutte le generazioni la sua funzione salvifica; che è
suscettibile di essere sempre meglio conosciuta, ma il cui mistero sarà
pienamente svelato solo alla fine dei tempi.
Alla santa Vergine, a questa inesauribile realtà-simbolo, si sono
ispirati i Fondatori e le Fondatrici di molte famiglie religiose.
Alcuni hanno fissato la loro attenzione sullevento capitale dellincarnazione
del Verbo e, quindi, sul fiat di Maria, pieno di ubbidienza e di fede,
per mezzo del quale, nello Spirito, ella divenne Madre del Dio fatto uomo
e dimora sacra della Parola; e, valorizzando lespressione "io
sono la serva del Signore" (Lc 1, 38), hanno sentito lurgenza
di attualizzarla facendo della propria vita un servizio di amore a Dio,
alla Chiesa, alluomo.
Altri sono stati attratti dai contenuti salvifici dellepisodio della
Visitazione, in cui Maria, arca nuova dellAlleanza nuova, porta
a Giovanni il Salvatore e proclama le grandi opere che Dio ha fatto in
suo favore e in favore di Israele; e quindi hanno voluto farsi loro stessi
portatori di Cristo agli uomini e prolungare con la loro vita il canto
di ringraziamento e di liberazione.
Altri, scorgendone labbondanza di prospettive, hanno voluto assumere
a paradigma vitale lepisodio della presentazione di Gesù
al Tempio. Hanno posto così davanti agli occhi dei loro discepoli,
quale esempio costante di vita, lamorosa osservanza della Legge
da parte di Maria e di Giuseppe; lumiltà della Vergine pura;
il riscatto, pagato con due colombe, del Primogenito che tutti gli uomini
avrebbe riscattato con il prezzo del suo sangue (cf. 1 Pt 1, 19; Ap 5,
9); lincontro del Messia con il suo popolo nel Tempio, non tuttavia
con i custodi del Tempio, ma con i poveri, gli anawim Simeone e Anna;
e, dominante su tutto, la parola profetica che saluta Gesù "luce
delle genti e gloria di Israele" (cf. Lc 2, 32) e annunzia alla Madre
la partecipazione la spada di dolore (cf. Lc 2, 35) alla
passione del Figlio.
Altri hanno proposto ai loro figli e figlie di ispirarsi al silenzio operoso
della casa di Nazareth dove Maria, nella fede, accanto a Giuseppe, è
madre e discepola di Gesù, custodisce nel cuore e confronta tra
loro parole ed eventi che lo riguardano (cf. Lc 2, 19. 51 ) e dove, non
comprendendo talora tutta la portata di alcuni gesti del Figlio (cf. Lc
2, 50), si abbandona alla pura fede.
Altri si sono proposti di collocarsi in sintonia vitale con levento
dellOra evento di dolore e di gloria, di morte e di vita
in cui sembrano convergere, per avverarsi in Maria, alcuni grandi
vaticini: la profezia della donna (cf. Gn 3, 15) che, presso lalbero
della vita, sarebbe stata chiamata a collaborare con lUomo nuovo
alla salvezza del genere umano; le profezie riguardanti la Figlia di Sion,
madre di tutti i popoli (cf. Sof 3, 14; Zc 2, 14; 9, 9; Sal 86 [87], 5-7),
che, personificata da Maria, è accanto a Cristo allorché
questi, innalzato sulla Croce, attira a sé tutte le genti (cf.
Gv 12, 32) e riunisce insieme, nella Chiesa (cf. Gv 10, 16), "i figli
di Dio che erano dispersi" (Gv 11, 52 ). In quellOra si compie
anche per Maria la condizione necessaria per essere un vero discepolo
di Cristo: seguirlo fino alla croce (cf. Lc 9, 23). Dalla contemplazione
del mistero del Calvario essi hanno tratto argomento per esortare i loro
figli e figlie ad essere, come Maria, presenti operosamente accanto alle
croci dei fratelli, in cui si prolunga la passione di Cristo.
Altri hanno vivamente desiderato che le loro comunità fossero altrettanti
cenacoli dove i religiosi e le religiose, idealmente radunati attorno
a "Maria, la madre di Gesù" (At 1, 14 ), nella comunione
con i successori degli apostoli e con tutti i fratelli del Signore, fossero
assidui e concordi nella preghiera per implorare sulla Chiesa il dono
incessante dello Spirito.
Altri infine hanno trovato motivo ispiratore per la loro vita consacrata
in alcuni interventi di grazia che Dio ha operato in Maria e che fanno
parte della nostra professione di fede: la Concezione immacolata, in cui
la Chiesa riconosce il suo segreto inizio e vede, come in purissimo specchio,
la sua immagine di sposa senza macchia né ruga (cf. Ef 5, 27 );
41
lAssunzione al cielo, in cui contempla già avverato il destino
di gloria che lattende; la Verginità feconda, che essa assume
a norma per mantenere integra la fede ed esclusivo e vigile il suo amore
a Cristo.
35.
Questi sono soltanto alcuni esempi. Ma si riferiscono non a fatti marginali,
bensì ad esperienze esistenziali, che hanno progressivamente arricchito
la vita della Chiesa e che interessano cospicui gruppi ecclesiali; esperienze
suscitate da un carisma fondazionale, utile "per ledificazione
della comunità" (1 Cor 14,12) e, come tale, riconosciuto dalla
Sede Apostolica; esperienze che hanno prodotto e producono frutti di santità.
***
Siamo
ora in condizioni migliori per rispondere alla domanda che ci eravamo
posti dianzi: i religiosi e le religiose che, in virtù di un loro
impegno stabile, radicato in un carisma suscitato dallo Spirito, pongono
in essere azioni di vita evangelica ispirate espressamente a Maria, prolungano
la "presenza operante" della Vergine nella Chiesa e la manifestano.
Ne sono un segno.
La Vergine che, assunta in cielo, è tuttora al servizio dellopera
della salvezza e veglia sulla Chiesa, la visita, la conforta,42
svolge il suo compito materno anche attraverso la parola, lazione,
il cuore dei religiosi e delle religiose a lei consacrati.
Maria
testimone di Cristo
36.
Non è da temere che lattenzione portata dalle religiose e
dai religiosi a questo o a quellepisodio riguardante la Vergine,
fino ad assumerlo come motivo ispiratore della loro vita consacrata, possa
distrarli dal loro impegno fondamentale: la sequela di Cristo e il servizio
alla Chiesa. Si sarà osservato infatti che quegli episodi si riferiscono
anzitutto a Cristo: a lui quindi rinviano in primo luogo; e sono altresì
episodi che hanno profondi risvolti ecclesiali: alla Chiesa dunque essi
necessariamente rimandano. Possiamo veramente affermare: non vi è
episodio evangelico riguardante Maria che non possa e non debba essere
letto in rapporto al mistero di Cristo e della Chiesa.
37.
Come Giovanni Battista (cf. Gv 1, 29-31), come Andrea (cf. Gv 1, 41-42),
Filippo (cf. Gv 1, 45) e Pietro (cf. Gv 6, 68-69), Maria è un testimone
di Cristo: come essi, la Vergine rinvia a lui, il nuovo Legislatore, e
ai suoi precetti: "Fate quello che vi dirà" (Gv 2, 5).
Anche in virtù del comandamento della Vergine, nel
quale alcuni esegeti avvertono echi delle formule di alleanza,43
noi sentiamo che Cristo è lunico assoluto, lunica
via che conduce al Padre (cf. Gv 14, 6). Tale è la funzione della
pietà mariana nella Chiesa. Essa è mirabilmente espressa
nel noto tipo iconografico della Odighitria, della Vergine cioè
che indica che Gesù è la Via.
Ma anche Gesù, in un certo senso, rinvia alla Madre. Infatti, quando
contempliamo Cristo nella concretezza della sua vicenda umana e salvifica,
dalla culla alla croce, accanto a lui troviamo Maria. Nellinfanzia
del Signore, ai Magi venuti dallOriente si offre la visione "del
bambino con Maria sua madre" (Mt 2,11); morendo sulla croce, Gesù
addita la Madre a Giovanni dicendogli: "Ecco la tua madre" (Gv
19, 27). Nella tradizione monastico-religiosa queste parole e questi gesti
del Signore sono stati interpretati come indicazione di una via per lincontro
con lui.
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