Lettera apostolica
DIES DOMINI
del Santo Padre

GIOVANNI PAOLO II

all'episcopato, al clero e ai fedeli
sulla santificazione della Domenica

31 maggio 1998


Venerati Fratelli nell'episcopato e nel sacerdozio,
carissimi Fratelli e Sorelle

[Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXI/1 (1998) p. 1191. Cf. AAS 90 (1998) p. 714]

      [1191] 1. Il giorno del Signore — come fu definita la domenica fin dai tempi apostolici1 — ha avuto sempre, nella storia della Chiesa, una considerazione privilegiata per la sua stretta connessione col nucleo stesso del mistero cristiano. La domenica infatti richiama, nella scansione settimanale del tempo, il giorno della risurrezione di Cristo. È la Pasqua della settimana, in cui si celebra la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, il compimento in lui della prima creazione, e l'inizio della «nuova creazione» (cf. 2Cor 5, 17). È il giorno dell'evocazione adorante e grata del primo giorno del mondo, ed insieme la prefigurazione, nella speranza operosa, dell'«ultimo giorno», quando Cristo verrà nella gloria (cf. At 1, 11; 1Ts 4, 13-17) e saranno fatte «nuove tutte le cose» (cf. Ap 21, 5). [...]

[Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXI/1 (1998) p. 1243-1244. Cf.AAS 90 (1998) p. 765]

      [1243] 86. Affido l'accoglimento operoso di questa Lettera apostolica, da parte della comunità cristiana, all'intercessione della Vergine Santa. Ella, senza nulla detrarre alla centralità di Cristo e del suo Spirito, è presente in ogni domenica della Chiesa. E lo stesso mistero di Cristo che lo esige: come potrebbe infatti, Lei che è la Mater Domini e la Mater Ecclesiae, non essere presente a titolo speciale, nel giorno che è insieme dies Domini e dies Ecclesiae?
      Alla Vergine Maria guardano i fedeli che ascoltano la Parola proclamata nell'assemblea domenicale, imparando da lei a custodirla e meditarla nel proprio cuore (cf. Lc 2, 19). Con Maria essi imparano a stare ai piedi della croce, per offrire al Padre il sacrificio di Cristo ed unire ad esso l'offerta della propria vita. Con Maria vivono la gioia della risurrezione, facendo proprie le parole del Magnificat che cantano l'inesauribile dono della divina misericordia nell'inesorabile fluire del tempo: «Di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono» (Lc 1, 50). Di domenica in domenica, il popolo pellegrinante si pone sulle orme di Maria, e la sua intercessione materna rende particolarmente intensa ed efficace la preghiera che la Chiesa eleva alla Santissima Trinità. [...]

      [1244] Dal Vaticano, il 31 maggio, solennità di Pentecoste, dell'anno 1998, ventesimo di Pontificato.

GIOVANNI PAOLO II

 

NOTE

1 Cf. Ap 1,10: « Kyriake heméra »; cf. anche Didachè 14,1; s. Ignazio di Antiochia, Ai cristiani di Magnesia 9, 1-2: SC 10, 88-89.

 

 

Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XXI/1 (1998) p. 1191-1244. Cf. AAS 90 (1998) p. 714-765

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