[Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVI/2 (1993) p. 373-375. / Cf. AAS 85 (1993) p. 1225-1228]
Conclusione
Maria
Madre di misericordia
[373] 118.
Affidiamo, al termine di queste considerazioni, noi stessi, le sofferenze
e le gioie della nostra esistenza, la vita morale dei credenti e degli
uomini di buona volontà, le ricerche degli studiosi di morale a Maria,
Madre di Dio e Madre di misericordia.
Maria
è Madre di misericordia perché Gesù Cristo, suo Figlio, è mandato dal
Padre come Rivelazione della misericordia di Dio (cf. Gv 3, 16-18).
Egli è venuto non per condannare ma per perdonare, per usare misericordia
(cf. Mt 9,13). E la misericordia più grande sta nel suo essere
in mezzo a noi e nella chiamata che ci è rivolta ad incontrare Lui e
a confessarlo, insieme con Pietro, come «il Figlio del Dio vivente»
(Mt 16,16). Nessun peccato dell'uomo può cancellare la misericordia
di Dio, può impedirle di sprigionare tutta la sua forza vittoriosa,
se appena la invochiamo. Anzi, lo stesso peccato fa risplendere ancora
di più l'amore del Padre che, per riscattare lo schiavo, ha sacrificato
il suo Figlio:181 la sua misericordia per noi è redenzione. Questa
misericordia giunge a pienezza con il dono dello Spirito, che genera
ed esige la vita nuova. Per quanto numerosi e grandi siano gli ostacoli
opposti dalla fragilità e dal peccato dell'uomo, lo Spirito, che rinnova
la faccia della terra (cf. Sal 1031,30), rende possibile il miracolo
del compimento perfetto del bene. Questo rinnovamento, che dà la capacità
di fare ciò che è buono, nobile, bello, gradito a Dio e conforme alla
sua volontà, è in un certo senso la fioritura del dono della misericordia,
che libera dalla schiavitù del male e dà la forza di non peccare più.
Attraverso il dono della vita nuova Gesù ci rende partecipi del suo
amore e ci conduce al Padre nello Spirito.
119.
È questa la consolante certezza della fede cristiana, alla quale essa
deve la sua profonda umanità e la sua straordinaria semplicità. Talvolta,
nelle discussioni sui nuovi complessi problemi morali, può sembrare
che la morale cristiana sia in se stessa troppo difficile, ardua da
comprendere e quasi impossibile da praticare. Ciò è falso, perché essa
consiste, in termini di semplicità evangelica, nel seguire Gesù Cristo,
nell'abbandonarsi a Lui, nel lasciarsi trasformare dalla sua grazia
e rinnovare dalla sua misericordia, che ci raggiungono nella vita di
comunione della sua Chiesa. «Chi vuole vivere — ci ricor[374]da sant'Agostino
—, ha dove vivere, ha donde vivere. Si avvicini, creda, si lasci incorporare
per essere vivificato. Non rifugga dalla compagine delle membra».182 Può capire dunque l'essenza vitale della morale cristiana,
con la luce dello Spirito, ogni uomo, anche il meno dotto, anzi soprattutto
chi sa conservare un «cuore semplice» (Sal 85,11). D'altra parte,
questa semplicità evangelica non esime dall'affrontare la complessità
del reale, ma può introdurre alla sua più vera comprensione, perché
la sequela di Cristo metterà progressivamente in luce i caratteri dell'autentica
moralità cristiana e darà, al tempo stesso, l'energia di vita per la
sua realizzazione. È compito del Magistero della Chiesa vegliare perché
il dinamismo della sequela di Cristo si sviluppi in modo organico, senza
che ne vengano falsate o occultate le esigenze morali, con tutte le
loro conseguenze. Chi ama Cristo osserva i suoi comandamenti (cf. Gv
14,15).
120.
Maria è Madre di misericordia anche perché a lei Gesù affida la sua
Chiesa e l'intera umanità. Ai piedi della Croce, quando accetta Giovanni
come figlio, quando chiede, insieme con Cristo, il perdono al Padre
per coloro che non sanno quello che fanno (cf. Lc 23,34), Maria
in perfetta docilità allo Spirito sperimenta la ricchezza e l'universalità
dell'amore di Dio, che le dilata il cuore e la fa capace di abbracciare
l'intero genere umano. È resa, in tal modo, Madre di tutti noi, e di
ciascuno di noi, Madre che ci ottiene la misericordia divina.
Maria
è segno luminoso ed esempio affascinante di vita morale: «la vita di
lei sola è insegnamento per tutti», scrive sant'Ambrogio, 183 che rivolgendosi in particolare alle vergini ma in
un orizzonte aperto a tutti così afferma: «Il primo ardente desiderio
di imparare lo dà la nobiltà del maestro. E chi è più nobile della Madre
di Dio? o più splendida di Colei che fu eletta dallo stesso Splendore?».184 Maria vive e realizza la propria libertà donando
se stessa a Dio ed accogliendo in sé il dono di Dio. Custodisce nel
suo grembo verginale il Figlio di Dio fatto uomo fino al tempo della
nascita, lo alleva, lo fa crescere e lo accompagna in quel gesto supremo
di libertà, che è il sacrificio totale della propria vita. Con il dono
di se stessa, Maria entra pienamente nel disegno di Dio, che si dona
al mondo. Accogliendo e meditando nel suo cuore avvenimenti che non
sempre comprende (cf. Lc 2,19), diventa il modello di tutti coloro
che ascoltano la parola di Dio e la osservano (cf Lc 11, 28)
e merita il titolo di «Sede [375] della Sapienza». Questa Sapienza è Gesù
Cristo stesso, il Verbo eterno di Dio, che rivela e compie perfettamente
la volontà del Padre (cf. Eb 10,5-10). Maria invita ogni uomo
ad accogliere questa Sapienza. Anche a noi rivolge l'ordine dato ai
servi, a Cana in Galilea durante il banchetto di nozze: «Fate quello
che egli vi dirà» (Gv 2,5).
Maria
condivide la nostra condizione umana, ma in una totale trasparenza alla
grazia di Dio. Non avendo conosciuto il peccato, ella è in grado di
compatire ogni debolezza. Comprende l'uomo peccatore e lo ama con amore
di Madre. Proprio per questo sta dalla parte della verità e condivide
il peso della Chiesa nel richiamare a tutti e sempre le esigenze morali.
Per lo stesso motivo non accetta che l'uomo peccatore venga ingannato
da chi pretenderebbe di amarlo giustificandone il peccato, perché sa
che in tal modo sarebbe reso vano il sacrificio di Cristo, suo Figlio.
Nessuna assoluzione, offerta da compiacenti dottrine anche filosofiche
o teologiche, può rendere l'uomo veramente felice: solo la Croce e la
gloria di Cristo risorto possono donare pace alla sua coscienza e salvezza
alla sua vita.
O
Maria,
Madre di misericordia,
veglia su tutti
perché non venga resa vana la croce di Cristo,
perché l'uomo non smarrisca la via del bene,
perché l'uomo non smarrisca la via del bene,
non perda la coscienza del peccato,
non perda la coscienza del peccato,
cresca nella speranza in Dio
«ricco di misericordia» (Ef 2,4),
compia liberamente le opere buone
da Lui predisposte (cf. Ef 2,10)
e sia così con tutta la vita
«a lode della sua gloria» (Ef 1,12).
Dato
a Roma, presso San Pietro, il 6 agosto, festa della Trasfigurazione
del Signore, dell'anno 1993, decimoquinto del mio Pontificato.
GIOVANNI
PAOLO II
NOTE
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