Lettera
enciclica 18 maggio 1986 |
[Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IX/1 (1986) p. 1597-1600. / Cf. AAS 78 (1986) p. 868-872] [1597] Motivo del Giubileo del Duemila: 49.
Allo Spirito Santo si volgono il pensiero e il cuore della Chiesa in questa
fine del ventesimo secolo e nella prospettiva del terzo Millennio dalla
venuta di Gesù Cristo nel mondo, mentre guardiamo verso il grande Giubileo
con cui la Chiesa celebrerà l'evento. Tale venuta, infatti, si misura,
secondo il computo del tempo, come un evento che appartiene [1598] alla storia
dell'uomo sulla terra. La misura del tempo adoperata comunemente definisce
gli anni, i secoli e i millenni secondo che trascorrono prima o dopo la
nascita di Cristo. Ma bisogna anche tener presente che questo evento significa
per noi cristiani, secondo l'Apostolo, la «pienezza del tempo»,193
perché in esso la storia dell'uomo è stata completamente penetrata dalla
«misura» di Dio stesso: una trascendente presenza del «nunc» eterno. «Colui
che è che era e che viene». colui che è «l'alfa e l'omega, il primo e
l'ultimo, il principio e la fine».194
«Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito,
perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna».195
«Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da
donna..., perché ricevessimo l'adozione a figli».196
E questa incarnazione del Figlio-Verbo è avvenuta per opera dello Spirito
Santo. 50.
Il grande Giubileo, conclusivo del secondo Millennio, al quale la Chiesa
già si prepara, ha direttamente un profilo cristologico: si tratta, infatti,
di celebrare la nascita di Gesù Cristo. Nello stesso tempo, esso ha un
profilo pneumatologico, poiché il mistero dell'incarnazione si è compiuto
«per opera dello Spirito Santo». L'ha «operato» quello Spirito che - consostanziale
al Padre e al Figlio - è, nell'assoluto mistero di Dio uno e trino, la
Persona-amore, il dono increato, che è fonte eterna di ogni elargizione
proveniente da Dio nell'ordine della creazione, il principio diretto e,
in certo senso, il soggetto dell'autocomunicazione di Dio nell'ordine
della grazia. Di questa elargizione, di questa divina autocomunicazione
il mistero dell'incarnazione costituisce il culmine. 51.
Tutto ciò si compie per opera dello Spirito Santo e dunque, appartiene
al contenuto del futuro grande Giubileo. La Chiesa non può prepararsi
ad esso in nessun altro modo, se non nello Spirito Santo. Ciò che «nella
pienezza del tempo» si è compiuto per opera dello Spirito Santo, solo
per opera sua può ora emergere dalla memoria della Chiesa. Per opera sua
può rendersi presente nella nuova fase della storia dell'uomo sulla terra:
l'anno Duemila dalla nascita di Cristo. |
[Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IX/1 (1986) p. 1619-1620. / Cf. AAS 78 (1986) p. 896-897] [1619] 66.
In mezzo ai problemi, alle delusioni e alle speranze, alle diserzioni
e ai ritorni di questi tempi, la Chiesa rimane fedele al mistero della
sua nascita. Se è un fatto storico che la Chiesa è uscita dal Cenacolo
il giorno di Pentecoste, in un certo senso si può dire che non lo ha mai
lasciato. Spiritualmente l'evento della Pentecoste non appartiene solo
al passato: la Chiesa è sempre nel Cenacolo, che porta nel cuore. La Chiesa
persevera nella preghiera, come gli apostoli insieme a Maria, Madre di
Cristo, ed a coloro che in Gerusalemme costituivano il primo germe della
comunità cristiana e attendevano, pregando, la venuta dello Spirito Santo.
NOTE 193
Cf. Gal 4,4. Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IX/1 (1986) p. 1551-1623. / Cf. AAS 78 (1986) p. 809-900. |
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