Omelie

 VISITA PASTORALE A FRASCATI
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Frascati, 8 settembre 1980
 

      Carissimi fratelli e sorelle!
      [...]

      [576] 2. Nel ricordo di questi eventi, che appartengono ormai alla storia di Frascati, noi siamo riuniti insieme per proclamare il lieto messaggio della speranza cristiana perché - come abbiamo ascoltato dalla Liturgia - noi oggi celebriamo «con gioia la Natività della Beata Vergine Maria: da Lei è sorto il sole di giustizia, Cristo, nostro Dio!».
      Questa festività mariana è tutta un invito alla gioia, proprio perché con la nascita di Maria Santissima Dio dava al mondo quasi la garanzia concreta che la salvezza era ormai imminente: l’umanità che da millenni, in forme più o meno coscienti, aveva atteso qualcosa o qualcuno che la potesse liberare dal dolore, dal male, dall’angoscia, dalla disperazione, e che nel Popolo eletto aveva trovato, specialmente nei Profeti, i portavoce della Parola di Dio, rassicurante e consolatrice, poteva finalmente guardare, commossa e trepidante, a Maria «Bambina», la quale era il punto di convergenza e di arrivo di un complesso di promesse divine, echeggiate misteriosamente nel cuore stesso della storia.
      È proprio questa Bambina, ancor piccola e fragile, la «Donna» del primo annuncio della Redenzione futura, contrapposta da Dio al serpente tentatore: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno!» (Gen 3,15).
      [577] È proprio questa Bambina la «Vergine» che «concepirà e partorirà un Figlio, che sarà chiamato Emanuele, che significa: Dio con noi» (cf. Is 7,14; Mt 1,23).
      È proprio questa Bambina la «Madre» che partorirà a Betlemme «colui che deve essere il dominatore di Israele» (cf. Mi 5,1s).
      La Liturgia odierna applica a Maria nascente il brano della Lettera ai Romani, in cui San Paolo descrive il piano misericordioso di Dio nei confronti degli eletti: Maria è predestinata dalla Trinità ad una altissima missione; è chiamata; è santificata; è glorificata.
      Dio l’ha predestinata ad essere intimamente associata alla vita ed all’opera del suo Figlio unigenito. Per questo l’ha santificata, in maniera mirabile e singolare, fin dal primo momento della sua concezione, costituendola «piena di grazia» (cf. Lc 1,28); l’ha resa conforme all’immagine del suo Figlio: una conformità che, possiamo dire, fu unica, perché Maria è stata la prima e la più perfetta discepola del Figlio.
      Il disegno di Dio in Maria è culminato poi in quella glorificazione, che ha reso il suo corpo mortale conforme al corpo glorioso di Gesù risuscitato; l’assunzione di Maria al cielo, in anima e corpo, rappresenta come l’ultima tappa della vicenda di questa Creatura, nella quale il Padre celeste ha manifestato, in maniera esaltante, il suo divino compiacimento.
      La Chiesa tutta, pertanto, non può oggi non gioire nel celebrare la Natività di Maria Santissima, la quale - come afferma con accenti commossi san Giovanni Damasceno - è quella «porta verginale e divina, dalla quale e attraverso la quale Dio, che è al di sopra di ogni cosa, sta per fare il suo ingresso sulla terra corporalmente... Oggi è spuntato un rampollo dal tronco di Jesse, dal quale nascerà al mondo un Fiore sostanzialmente unito alla divinità. Oggi, sulla terra, dalla natura terrena, Colui che un tempo separò il firmamento dalle acque e lo elevò in alto, ha creato un cielo, e questo cielo è di gran lunga divinamente più splendido del primo!».1
    

      [578] 3. Guardare a Maria significa specchiare noi stessi in un modello che Dio stesso ci ha donato per la nostra elevazione e per la nostra santificazione.
      E Maria oggi ci insegna anzitutto a conservare intatta la fede in Dio, quella fede che ci è stata donata nel Battesimo e che deve continuamente crescere e maturare in noi nelle varie tappe della nostra vita cristiana. Commentando le parole di san Luca (Lc 2,19), sant’Ambrogio così si esprime: «Riconosciamo in tutto la verecondia della Vergine santa, che, intemerata nel corpo non meno che nelle parole, meditava nel suo cuore gli argomenti della fede»(S. Ambrogio, Expos. Evang. sec. Lucam, II, 54: CCL, XIV,p. 4). Anche noi, fratelli e sorelle carissimi, dobbiamo continuamente meditare nel nostro cuore «gli argomenti della fede», dobbiamo cioè essere aperti e disponibili alla Parola di Dio, per far sì che la nostra vita quotidiana - a livello personale, familiare, professionale - sia sempre in perfetta sintonia ed in armoniosa coerenza col messaggio di Gesù, con l’insegnamento della Chiesa, con gli esempi dei Santi.
      Maria, la Vergine-Madre, riafferma oggi a noi tutti il valore altissimo della maternità, gloria e gioia della donna, ed altresì quello della verginità cristiana, professata ed accolta «in vista del Regno dei Cieli» (cf. Mt 19,12), cioè come una testimonianza, in questo mondo caduco, di quel mondo finale, in cui i salvati saranno «come gli angeli di Dio» (cf. Mt 22,30).

      4. L’odierna festività ci suggerisce ancora un altro spunto per la nostra riflessione, collegato con un evento ecclesiale di particolare importanza, che coinvolgerà per parecchi mesi la diocesi di Frascati. L’anno venturo voi celebrerete solennemente il III centenario della consacrazione della vostra artistica cattedrale, cioè del Tempio principale, più importante della diocesi.
      Ma il tempio di pietre ci richiama ad un Tabernacolo vivente, al vero Tempio santo dell’Altissimo, quale è stata Maria, che ha concepito nel suo grembo verginale ed ha generato, per opera dello Spirito Santo, il Verbo incarnato. E, secondo la Parola di Dio, ogni [579] cristiano, mediante il Battesimo diviene tempio di Dio (1Cor 3,16.17; 6,19; 2Cor 6,16); è una pietra viva per la costruzione di un edificio spirituale (cf. 1Pt 2,5), deve cioè, con la sua esemplare vita cristiana, contribuire alla crescita ed alla edificazione della Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, Popolo di Dio, Famiglia di Dio.
      Il prossimo III centenario della consacrazione della vostra Cattedrale deve spronarvi ed impegnarvi, fratelli e figli carissimi, ad una testimonianza di vita cristiana sempre più concreta, costante, generosa, in filiale unione con i vostri Pastori. Le mie parole di esortazione si rivolgono, in primo luogo, ai sacerdoti e religiosi, i quali hanno scelto una vita di completa donazione e dedizione alla dilatazione del Regno di Dio. Ma in questa circostanza mi rivolgo, in modo del tutto particolare, ai Laici, cioè agli uomini, alle donne, padri, madri, professionisti, operai, giovani, ragazze, studenti, e ricordando le parole, che 17 anni or sono rivolgeva proprio a voi, fedeli di Frascati, Paolo VI, parlando della maturazione della coscienza del laicato cattolico nei confronti dell’apostolato.
      Questa coscienza - egli affermava - «non è data... soltanto dalla necessità di allungare le braccia del Sacerdote che non arriva a tutti gli ambienti e non riesce a contenere tutte le fatiche. È data da qualche cosa di più profondo e di più essenziale, dal fatto, cioè, che anche il laico è cristiano.
      Dall’interno della sua coscienza squilla una voce: Se sono cristiano, non devo essere un elemento negativo, passivo e neutro e forse avversario dell’onda di spirito che il Cristianesimo pone nelle anime».2

      Facendo eco a queste parole del mio grande Predecessore, io dico a voi, fedeli di Frascati: Cristo Capo ha bisogno di voi, perché voi siete le sue membra! La Chiesa ha bisogno di voi, perché voi la formate! Non lasciatevi scoraggiare dalle difficoltà né, tanto meno affascinare o intimidire da concezioni o ideologie in contrasto con il messaggio cristiano! «Questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo, la nostra fede!» (1Gv 5,4), ci rassicura san Giovanni l’Evangelista; questa fede sia sempre solida, profonda, schietta, operosa, dinamica. [...]

Note

1 S. Giovanni Damasceno, Omelia sulla Natività di Maria: PG 96,661s.  
2 Insegnamenti di Paolo VI, I (1963) 570.

Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III/2 (1980) p. 575-580.

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