CONCLUSIONE

112.   Quando si riflette a lungo su un tema, può accadere che esso si ingrandisca ai nostri occhi e, dominando lo schermo dello sguardo, impedisca di vedere altri oggetti. Così è successo probabilmente anche a noi.
      Ma è evidente che per noi, servi e serve di santa Maria, e per tutti i religiosi e le religiose l’indirizzo essenziale della pietà è quello stesso della Chiesa universale: al Padre per Cristo nello Spirito; una pietà il cui punto di riferimento, necessario e centrale, è la Pasqua del Signore, celebrata nell’Eucaristia e nella sua irradiazione nei sacramenti e nella Liturgia delle Ore;139 una pietà a cui la nostra condizione di religiosi aggiunge un altro motivo per sentirci impegnati ad offrire a Dio, come ogni discepolo, il "culto spirituale" (Rm 12, 1-2) di una vita santa.
      In questo ambito trova la sua ragione di essere, il suo significato e il suo valore la pietà mariana.

113.   Riflettendo sulla traiettoria storica della pietà mariana ci sembra di poter affermare che essa fa parte dell’esperienza cristiana: la sua ragione ultima è nella volontà salvifica di Dio; il fondamento prossimo, nella Parola scritta; le prime testimonianze, nelle comunità apostoliche, la cui vita si riflette negli scritti di Luca e di Giovanni; il suo scopo, la gloria di Dio; il suo vantaggio, la crescita nell’amore; il motivo del suo sviluppo, lo sviluppo nella conoscenza e nell’amore di Cristo. A questo proposito abbiamo trovato poche espressioni che traducano il nostro convincimento tanto felicemente quanto un pensiero di Zuinglio: "Più cresce tra gli uomini l’amore e l’onore di Gesù Cristo, più cresce l’onore e la stima verso Maria, perché essa ha generato per noi un Signore e Redentore così grande e tuttavia così amabile".140

114.   Ci siamo permessi di venire a colloquio con voi, sorelle e fratelli dell’Ordine nostro, con voi, sorelle e fratelli religiosi, con voi, vescovi presbiteri diaconi, e con voi, amici laici, su alcune questioni relative al culto della beata Vergine.
      Abbiamo riflettuto insieme su una crisi recente e sul suo superamento; su alcune consonanze profonde tra la vita di Maria e la vita religiosa; su alcuni compiti che, a nostro avviso, ci attendono oggi in ordine ad un corretto sviluppo della pietà mariana.
      Se qualche volta — contro le nostre intenzioni — il discorso è andato al di là dei modoli propri della riflessione ad alta voce, del colloquio amichevole, ve ne chiediamo scusa. Desideriamo invece dichiararvi che, considerando i vostri testi legislativi, gli studi dei vostri teologi, le testimonianze della vostra storia, molto abbiamo appreso su come si debba intendere e vivere la pietà mariana. Di ciò vi siamo profondamente grati.

Maria e i suoi Servi

115.   Ora consentiteci una parola sulla pietà mariana del nostro Ordine. Essa si è formata nell’alveo del culto cristiano quale si praticava in Occidente, nel secolo XIII. Si è abbeverata alle sorgenti della tradizione mariana del monachesimo, in particolare — sembra — dei monaci cistercensi, ed ha attinto pure alle ‘consuetudini mariane’ di altri Ordini di vita evangelico-apostolica, sorti prima del nostro.
      Le testimonianze sulla pietà mariana dei nostri primi Padri, fervente e insieme sobria, sono numerose, coeve, concordi. Per essi la Vergine era Madre amantissima, gloriosa Signora, sicuro Rifugio; di lei si professavano umili servi e "singolarmente innamorati".141
      Riteniamo la pietà mariana un carisma dell’Ordine, costantemente posseduto lungo i secoli e fedelmente trasmesso da una generazione di frati all’altra.
      Tale pietà noi esprimiamo soprattutto con la categoria del servizio, che ha profonde radici bibliche e, all’epoca dei nostri Padri, aveva assunto particolari connotazioni sociologiche.
      Come i Sette Santi serviamo Maria per meglio servire il Signore; come lei e con lei vogliamo servire gli uomini, nostri fratelli.
      Alla Vergine rivolgiamo numerosi atti di ossequio, alcuni antichi, altri più recenti; ma riteniamo che la pietà verso santa Maria consista soprattutto nell’assumere il suo stile evangelico di vita.
      Desideriamo che le espressioni della nostra pietà siano semplici, umili, frutto di comunione fraterna; e poiché il frate deve testimoniare la santità della bellezza, desideriamo pure che esse siano limpide e armoniose.
      Celebriamo tutto il mistero Vergine. Ma, secondo una viva tradizione, rivolgiamo il nostro sguardo soprattutto alla Vergine dell’Annuncio e alla Madre addolorata presso la croce del Figlio: per apprendere da lei "ad accogliere la Parola di Dio e ad essere attenti alle indicazioni dello Spirito"142 e per vivere come lei l’evento della Pasqua dell’Agnello, in cui "si consuma l’amore e sgorga la vita".143 E, riconoscendoci peccatori, spesso invochiamo santa Maria come Regina di misericordia.   Non concepiamo una pietà mariana che non si risolva in lode a Dio e non si chini con attenzione e misericordia sui fratelli bisognosi.
Tale è la nostra spiritualità mariana. Riferendosi ad essa, s. Filippo Benizi († 1285), discepolo dei Sette e loro continuatore, poteva indicare la nostra vocazione nella Chiesa, dichiarando:

«Siamo servi della Vergine gloriosa».144

116.   Di questo patrimonio mariano noi, frati capitolari del 208° Capitolo generale dell’Ordine, ci sentiamo insieme con voi, servi e serve di Maria, eredi e testimoni; esso vogliamo custodire e incrementare, anche attraverso questa ‘riflessione capitolare’; per esso, in comunione di ideali con i fratelli e le sorelle di molti Istituti religiosi, eleviamo il nostro ringraziamento a Dio, datore di ogni bene, a cui sia ogni onore e gloria.

Roma, 16 novembre 1983
Ognissanti dell’Ordine dei Servi di santa Maria

INDICE

INTRODUZIONE (nn 1-3)

I.   RIFLESSIONE SU UNA CRISI RECENTE (nn. 4-16)

Natura e ambito della crisi nella pietà mariana (nn. 4-6)

Riflessi della crisi negli Istituti religiosi (n. 7)

Il superamento della crisi.

Maria nel cuore del Mistero cristiano (nn. 8-11)

     Nel cuore del mistero dell’Incarnazione (n. 9)
     Nel cuore del mistero dell’Ora (n. 10)

Il superamento della crisi negli Istituti religiosi (nn. 12-16).

II.   MARIA E LA VITA CONSACRATA.
      UNA CONSONANZA PROFONDA
(nn. 17-37)

Una responsabilità storica (nn. 18-20)

Una consonanza profonda (nn. 21-24)

      Esemplarità della Famiglia di Nazareth (n. 22)
      Immagine suprema della verginità consacrata (nn. 23-24)

Modello della nostra vocazione e della nostra consacrazione (nn. 25-28)

Prolungamento e segno di una «presenza» (nn.29-35)

      Un grande simbolo del cristianesimo (nn.34-35)

Maria testimone di Cristo (nn. 36-37)

III.   SU ALCUNI COMPITI CHE OGGI ATTENDONO LE CHIESE LOCALI E GLI ISTITUTI RELIGIOSI IN ORDINE ALLA PROMOZIONE DEL CULTO ALLA BEATA VERGINE (nn. 38- 111)

Lo studio (nn. 39-43)

L’annuncio della Parola (nn. 44-49)

      Prima evangelizzata ed evangelizzatrice (n. 45)
      Videro il Bambino con Maria sua Madre (n. 46)
      La rivelazione di Cana (n. 47)
      Con Maria in attesa dello Spirito (n. 48)

Fedeltà alla riforma liturgica (nn. 50-62)

      Religiosità popolare (nn. 51-54)
      La pietà mariana nella liturgia (nn 55-56)
      Silenzio della Vergine e silenzio liturgico (nn. 57-62)

La via della bellezza (nn. 63-71)

      Via di impegno ascetico (n. 66)
      Via aderente alla Parola (nn. 67-70)
      Via filiale (n. 71)

L’opzione per i poveri (nn. 72-77)

La questione femminile (nn. 78-88)

      Pietà mariana e promozione della donna (nn. 81-83)
      All’interno della Chiesa (nn. 84-85)
      Pietà mariana e virtù evangeliche (nn. 86-88)

La cultura della vita (nn. 89-93)

La promozione della causa ecumenica (nn. 94-103)

      Una profonda conversione del cuore (n. 96)
      La «purificazione degli occhi» (n. 97)
      Un atteggiamento di comprensione (n. 98)
      Le Chiese d’Oriente (nn. 99-100)
      Le Chiese della Riforma (nn. 101-102)

Comunione nella fede di Abramo (nn. 104-111)

      I fratelli ebrei (nn. 104-109)
      I fratelli musulmani (nn. 110-111)

CONCLUSIONE (nn. 112-116)

      Maria e i suoi Servi (nn. 115-116)