[Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X/3 (1987) p. 1663-1664. / Cf. AAS 80 (1988) p. 584-586]
[1663] 49.
In quest'Anno Mariano, che ho indetto perché i fedeli cattolici
guardino sempre di più a Maria, che ci precede nel pellegrinaggio della
fede90 e con materna premura intercede per noi davanti al
suo Figlio, nostro Redentore, desidero affidare a lei e alla
sua intercessione la difficile congiuntura del mondo
contemporaneo, gli sforzi che si fanno e si faranno, spesso con grandi
sofferenze, per contribuire al vero sviluppo dei popoli, proposto e
annunciato dal mio predecessore Paolo VI.
Come sempre ha fatto la pietà cristiana,
noi presentiamo alla Santissima Vergine le difficili situazioni individuali,
perché, esponendole a suo [1664] Figlio, ottenga da lui che siano alleviate
e cambiate. Ma le presentiamo, altresì, le situazioni sociali
e la stessa crisi internazionale nei loro aspetti preoccupanti
di miseria, disoccupazione, carenza di vitto, corsa agli armamenti,
disprezzo dei diritti umani, stati o pericoli di conflitto, parziale
o totale. Tutto ciò vogliamo filialmente deporre davanti ai suoi «occhi
misericordiosi», ripetendo ancora una volta con fede e speranza l'antica
antifona: «Santa Madre di Dio, non disprezzare le suppliche di noi che
siamo nella prova, ma liberaci sempre da tutti i pericoli, o Vergine
gloriosa e benedetta».
Maria Santissima, nostra Madre e Regina,
è colei che volgendosi a suo Figlio, dice: «Non hanno più vino» (Gv
2, 3), ed è anche colei che loda Dio Padre, perché: «Ha rovesciato i
potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli
affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote» (Lc1, 52 s.). La
sua materna sollecitudine si interessa degli aspetti personali
e sociali della vita degli uomini sulla terra.91
Davanti alla Santissima Trinità, io affido
a Maria quanto in questa Lettera ho esposto invitando tutti a riflettere
e ad impegnarsi attivamente nel promuovere il vero sviluppo dei popoli,
come efficacemente afferma l'orazione della Messa omonima: «O Dio, che
hai dato a tutte le genti una unica origine e vuoi riunirle in una sola
famiglia, fa' che gli uomini si riconoscano fratelli e promuovano nella
solidarietà lo sviluppo di ogni popolo, perché [...] si affermino i
diritti di ogni persona e la comunità umana conosca un'era di eguaglianza
e di pace».92
Questo,
concludendo, io chiedo a nome di tutti i fratelli e sorelle, ai quali,
in segno di saluto e di augurio, invio una speciale Benedizione.
Dato
a Roma, presso San Pietro, il 30 dicembre dell'anno 1987, decimo di
Pontificato.
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