Mercoledì 12 Novembre 1997
[791] 1. Dopo aver illustrato i rapporti fra Maria e la Chiesa, il Concilio Vaticano
II si rallegra nel costatare che la Vergine è onorata anche dai cristiani
che non appartengono alla comunità cattolica: «Per questo santo
Concilio è di grande gioia e consolazione che vi siano anche, tra i fratelli
separati, di quelli che tributano il debito onore alla Madre del Signore e Salvatore...».1 A ragion veduta possiamo dire che la maternità universale di Maria, anche
se fa apparire ancor più dolorose le divisioni tra i cristiani, costituisce
un grande segno di speranza per il cammino ecumenico.
Molte Comunità protestanti, a motivo di una particolare concezione della
grazia e dell'ecclesiologia, si sono opposte alla dottrina e al culto mariano,
ritenendo la cooperazione di Maria all'opera della salvezza lesiva dell'unica
mediazione di Cristo. In questa prospettiva, il culto della Madre farebbe quasi
concorrenza all'onore dovuto al Figlio.
2. Tuttavia, in tempi recenti, l'approfondimento del pensiero dei primi riformatori
ha posto in luce posizioni più aperte nei confronti della dottrina cattolica.
Gli scritti di Lutero manifestano ad esempio amore e venerazione per Maria,
esaltata come modello di ogni virtù: egli sostiene l'eccelsa santità
della Madre di Dio ed afferma talvolta il privilegio dell'Immacolata Concezione,
condividendo con altri Riformatori la fede nella Verginità perpetua di
Maria.
Lo studio del pensiero di Lutero e di Calvino, come anche l'analisi di alcuni
testi di cristiani evangelici, hanno contribuito a creare una rinnovata attenzione
di alcuni protestanti ed anglicani verso diversi te[792]mi della dottrina mariologica.
Alcuni sono giunti persino a posizioni molto vicine a quelle dei cattolici per
quanto riguarda i cardini fondamentali della dottrina su Maria, quali la maternità
divina, la verginità, la santità, la maternità spirituale.
La preoccupazione di sottolineare il valore della presenza della donna nella
Chiesa favorisce lo sforzo di riconoscere il ruolo di Maria nella storia della
salvezza.
Tutti questi dati costituiscono altrettanti motivi di speranza per il cammino
ecumenico. Il desiderio profondo dei cattolici sarebbe di poter condividere
con tutti i loro fratelli in Cristo la gioia derivante dalla presenza di Maria
nella vita secondo lo Spirito.
3. Il Concilio ricorda tra i fratelli che «tributano il debito onore
alla Madre del Signore e Salvatore», specialmente gli Orientali, «i
quali concorrono nel venerare la Madre di Dio sempre Vergine, con ardente slancio
ed animo devoto».2
Come risulta dalle numerose manifestazioni di culto, la venerazione per Maria
rappresenta un significativo elemento di comunione tra cattolici ed ortodossi.
Restano, tuttavia, alcune divergenze circa i dogmi dell'Immacolata Concezione
e dell'Assunzione, anche se tali verità furono illustrate inizialmente
proprio da alcuni teologi orientali – basti pensare a grandi scrittori come
Gregorio Palamas († 1359), Nicola Cabasilas († dopo il 1396), Giorgio Scholarios
(† dopo il 1472).
Tuttavia tali divergenze, forse più di formulazione che di contenuto,
non devono far dimenticare la comune fede nella divina maternità di Maria,
nella sua perenne Verginità, nella sua perfetta santità, nella
sua materna intercessione presso il Figlio. Come ha ricordato il Concilio Vaticano
II, l'«ardente slancio» e «l'animo devoto» accomunano
ortodossi e cattolici nel culto della Madre di Dio.
4. Alla fine della Lumen gentium il Concilio invita ad affidare a Maria l'unità
dei cristiani: «Tutti i fedeli effondano insistenti preghiere alla Madre
di Dio e Madre degli uomini, perché Ella, che con [793] le sue preghiere aiutò
le primizie della Chiesa, anche ora in cielo esaltata sopra tutti i beati e
gli angeli, nella Comunione di tutti i Santi interceda presso il Figlio suo».3
Come nella prima comunità la presenza di Maria promuoveva l'unanimità
dei cuori, che la preghiera consolidava e rendeva visibile (cf. At 1,14), così
la più intensa comunione con Colei che Agostino chiama «madre dell'unità»,4 potrà condurre i cristiani a godere il dono tanto atteso dell'unità
ecumenica.
Alla Vergine Santa si rivolgono incessanti le nostre preghiere perché,
come agli inizi ha sostenuto il cammino della comunità cristiana unita
nella preghiera e nell'annuncio del Vangelo, così oggi con la sua intercessione
ottenga la riconciliazione e la piena comunione tra i credenti in Cristo.
Madre degli uomini, Maria ben conosce i bisogni e le aspirazioni dell'umanità.
A Lei il Concilio chiede particolarmente di intercedere perché «le
famiglie dei popoli, sia quelle insignite del nome cristiano, sia quelle che
ancora ignorano il loro Salvatore, nella pace e nella concordia siano felicemente
riunite in un solo Popolo di Dio, a gloria della Santissima e indivisibile Trinità».5
La pace, la concordia e l'unità, oggetto della speranza della Chiesa
e dell'umanità, appaiono ancora lontane. Esse, tuttavia, costituiscono
un dono dello Spirito da domandare senza sosta, ponendosi alla scuola di Maria
e confidando nella sua intercessione.
5. Con tale richiesta i cristiani condividono l'attesa di Colei che, ricolma
della virtù della speranza, sostiene la Chiesa in cammino verso il futuro
di Dio.
Raggiunta personalmente la beatitudine per aver «creduto nell'adempimento
delle parole del Signore» (Lc 1,45), la Vergine accompagna i credenti
– e la Chiesa intera – perché tra le gioie e le tribolazioni della vita
presente, siano nel mondo i veri profeti della speranza che non delude.
NOTE
1 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 69. Cf. Giovanni
Paolo II, Lett. enc. Redemptoris Mater, 29-34
2 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 69.
3 Ibidem.
4 Sant'Agostino, Sermo 192, 2; PL 38,1013.
5 Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 69.
Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XX/2 (1997) p. 791-793.
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