Mercoledì 1° maggio 1996
[1120]1. Al momento dell'Annunciazione, Maria, «eccelsa figlia di Sion»,1
viene salutata dall'angelo come la rappresentante dell'umanità, chiamata
a dare il proprio consenso all'Incarnazione del Figlio di Dio.
La prima parola che l'angelo le rivolge è un invito alla gioia: chaire,
cioè «rallegrati». Il termine greco è stato tradotto
in latino con «Ave», una semplice espressione di saluto, che non
sembra corrispon[1121]dere pienamente alle intenzioni del divino messaggero e al contesto
in cui l'incontro si svolge.
Certo, chaire era anche una formula di saluto, usata spesso dai Greci, ma le
circostanze straordinarie in cui viene qui pronunciata esulano dal clima di
un incontro abituale. Non dobbiamo, infatti, dimenticare che l'angelo è
consapevole di recare un annuncio unico nella storia dell'umanità: un
saluto semplice e usuale, pertanto, sarebbe fuori luogo. Più confacente
alla circostanza eccezionale sembra, invece, il riferimento all'originario significato
dell'espressione chaire, che è «rallegrati».
Come hanno costantemente rilevato soprattutto i Padri greci citando diversi
oracoli profetici, l'invito alla gioia conviene particolarmente all'annuncio
della venuta del Messia.
2. Il pensiero va innanzitutto al profeta Sofonia. Con il suo oracolo il testo
dell'Annunciazione presenta un significativo parallelismo: «Gioisci, figlia
di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il tuo cuore figlia di Gerusalemme!
...» (Sof 3,14).
Vi è l'invito alla gioia: «Rallegrati con tutto il cuore»
(v. 14). Vi è l'accenno alla presenza del Signore: «Re d'Israele
è il Signore in mezzo a te» (v. 15). Vi è l'esortazione
a non aver paura: «Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia»
(v. 16). Vi è infine la promessa dell'intervento salvifico di Dio: «Il
Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente» (v. 17).
I riscontri sono tanto numerosi e puntuali da indurre a riconoscere in Maria
la nuova «figlia di Sion», che ha pieno motivo di rallegrarsi perché
Dio ha deciso di realizzare il suo piano di salvezza.
Un analogo invito alla gioia, anche se in un contesto diverso, viene dalla profezia
di Gioele: «Non temere, terra, ma rallegrati e gioisci, poiché
cose grandi ha fatto il Signore... Voi riconoscerete che io sono in mezzo ad
Israele ...» (Gl 2,21.27).
[1122] 3. Significativo è inoltre l'oracolo di Zaccaria, citato a proposito
dell'ingresso di Gesù in Gerusalemme (cf. Mt 21,5; Gv 12,15). In esso il motivo della gioia
è visto nella venuta del re messianico: «Esulta grandemente, figlia
di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è
giusto e vittorioso, umile... annunzierà la pace alle genti» (Zc
9,9-10).
Infine, dalla numerosa posterità, segno di benedizione divina, il libro
di Isaia fa scaturire l'annuncio di gioia per la nuova Sion: «Esulta,
o sterile che non hai partorito, prorompi in grida di giubilo e di gioia, tu
che non hai provato i dolori, perché più numerosi sono i figli
dell'abbandonata che i figli della maritata, dice il Signore» (Is 54,1).
I tre motivi dell'invito alla gioia: la presenza salvifica di Dio in mezzo al
suo popolo, la venuta del re messianico e la fecondità gratuita e sovrabbondante,
trovano in Maria la loro piena attuazione. Essi legittimano il significato pregnante,
attribuito dalla tradizione al saluto dell'angelo. Questi, invitandola a dare
il suo assenso alla realizzazione della promessa messianica e annunciandole
l'altissima dignità di Madre del Signore, non poteva non esortarla a
rallegrarsi. Infatti, come ci ricorda il Concilio, «con lei, la eccelsa
figlia di Sion, dopo la lunga attesa della promessa, si compiono i tempi e si
instaura la nuova Economia, quando il Figlio di Dio assunse da Lei la natura
umana, per liberare coi misteri della sua carne l'uomo dal peccato».2
4. Il racconto dell'Annunciazione ci consente di riconoscere in Maria la nuova
«figlia di Sion», invitata da Dio a una grande gioia.
Esprime il suo ruolo straordinario di madre del Messia, anzi, di madre del Figlio
di Dio. La Vergine accoglie il messaggio a nome del popolo di Davide, ma possiamo
dire che l'accoglie a nome dell'intera umanità, perché l'Antico
Testamento estendeva a tutte le nazioni il ruolo del Messia davidico (cf. Sal
2,8; 71(72),8). Nell'intenzione divina, l'annuncio a lei rivolto mira alla salvezza
universale.
[1123] A conferma di tale prospettiva universale del disegno divino, possiamo ricordare
alcuni testi dell'Antico e del Nuovo Testamento che paragonano la salvezza a
un grande banchetto di tutti i popoli sul monte Sion (cf. Is 25,6 s.), e che
annunciano il convito finale del Regno di Dio (cf. Mt 22,1-10).
Come «figlia di Sion», Maria è la Vergine dell'alleanza che
Dio stabilisce con l'intera umanità. È chiaro il ruolo rappresentativo
di Maria in tale evento. Ed è significativo che sia una donna a svolgere
una tale funzione.
5. Come nuova «figlia di Sion», Maria è, infatti, particolarmente
idonea ad entrare nell'alleanza sponsale con Dio. Più e meglio di qualsiasi
membro del Popolo eletto, ella può offrire al Signore un vero cuore di
Sposa.
Con Maria, la «figlia di Sion» non è più semplicemente
un soggetto collettivo, ma una persona che rappresenta l'umanità e, al
momento dell'Annunciazione, risponde alla proposta dell'amore divino con il
proprio amore sponsale.
Ella accoglie, così, in modo tutto particolare, la gioia preannunciata
dagli oracoli profetici, una gioia che qui, nel compimento del disegno divino,
tocca il suo vertice.
NOTE
1 Conc. Ecum. Vat. II,
Costituzione dogmatica Lumen gentium, 55.
2 Ibidem.
Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XIX/1 (1996) p. 1120-1123
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