Mercoledì 26 febbraio 1997
[336] 1. Nell'episodio delle nozze di Cana, san Giovanni presenta il primo intervento
di Maria nella vita pubblica di Gesù e pone in risalto la sua cooperazione
alla missione del Figlio.
Fin dall'inizio del racconto l'evangelista avverte che «c'era la madre
di Gesù» (Gv 2,1) e, quasi a voler suggerire che tale presenza
sia all'origine dell'invito rivolto dagli sposi allo stesso Gesù ed ai
suoi discepoli,1 aggiunge: «Fu invitato alle nozze anche Gesù
con i suoi discepoli» (Gv 2,2). Con tali notazioni Giovanni sembra indicare
che a Cana, come nell'evento fondamentale dell'Incarnazione, Maria è
colei che introduce il Salvatore.
Il significato ed il ruolo che assume la presenza della Vergine si manifesta
quando viene a mancare il vino. Ella, da esperta ed avveduta donna di casa,
se ne rende conto immediatamente ed interviene perché non venga meno
la gioia di tutti e, in primo luogo, per soccorrere gli sposi in difficoltà.
Rivolgendosi a Gesù con le parole: «Non hanno più vino»
(Gv 2,3), Maria gli esprime la sua preoccupazione per tale situazione, attendendone
un intervento risolutore. Più precisamente, secondo alcuni esegeti, la
Madre aspetta un segno straordinario, dal momento che Gesù non aveva
del vino a disposizione.
2. La scelta di Maria, che avrebbe potuto forse procurare altrove il vino
necessario, manifesta il coraggio della sua fede perché, fino a [337] quel
momento, Gesù non aveva operato alcun miracolo, né a Nazaret,
né nella vita pubblica.
A Cana la Vergine mostra ancora una volta la sua totale disponibilità
a Dio. Ella che nell'Annunciazione, credendo a Gesù prima di vederlo,
aveva contribuito al prodigio del concepimento verginale, qui, fidando nel potere
non ancora svelato di Gesù, provoca il suo «primo segno»,
la prodigiosa trasformazione dell'acqua in vino.
In tal modo Ella precede nella fede i discepoli che, come riferisce Giovanni,
crederanno dopo il miracolo: Gesù «manifestò la sua gloria
e i suoi discepoli credettero in lui» (Gv 2,11). Anzi, ottenendo il segno
prodigioso, Maria offre un sostegno alla loro fede.
3. La risposta di Gesù alle parole di Maria: «Che ho da fare
con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora» (Gv 2,4), esprime
un apparente rifiuto, quasi mettendo alla prova la fede della Madre.
Secondo un'interpretazione, Gesù dal momento in cui inizia la sua missione,
sembra porre in discussione il naturale rapporto di figlio, chiamato in causa
dalla madre. La frase, nella lingua parlata dell'ambiente, intende, infatti,
sottolineare una distanza fra le persone, con l'esclusione della comunione di
vita. Questa lontananza non elimina rispetto e stima; il termine «donna»,
con cui Egli si rivolge alla madre, è usato in un'accezione che ritornerà
nei dialoghi con la Cananea (cf. Mt 15,28), con la Samaritana (cf. Gv 4,21),
con l'adultera (cf. Gv 8,10) e con Maria Maddalena (cf. Gv 20,13), in contesti
che manifestano un rapporto positivo di Gesù con le sue interlocutrici.
Con l'espressione: «Che ho da fare con te, o donna?», Gesù
intende porre la cooperazione di Maria sul piano della salvezza che, impegnando
la sua fede e la sua speranza, chiede il superamento del suo ruolo naturale
di madre.
[338] 4. Di maggiore rilievo appare la motivazione formulata da Gesù: «Non
è ancora giunta la mia ora» (Gv 2,4).
Alcuni studiosi del testo
sacro, seguendo l'interpretazione di sant'Agostino, identificano tale «ora»
con l'evento della Passione. Per altri, invece, essa si riferisce al primo miracolo
in cui si sarebbe rivelato il potere messianico del profeta di Nazaret.
Altri ancora ritengono che la frase sia interrogativa e prolunghi la domanda
precedente: «Che ho da fare con te, donna? Non è ancora giunta
l'ora mia?». Gesù fa intendere a Maria che ormai egli non è
più dipendente da lei, ma deve prendere l'iniziativa per fare l'opera
del Padre. Maria, allora, si astiene docilmente dall'insistere presso di lui
e si rivolge invece ai servi per invitarli a essergli obbedienti.
In ogni caso la sua fiducia nel Figlio viene premiata. Gesù, al quale
Ella ha lasciato totalmente l'iniziativa, opera il miracolo, riconoscendo il
coraggio e la docilità della Madre: «Gesù disse loro: "Riempite
d'acqua le giare"; e le riempirono fino all'orlo» (Gv 2,7). Anche
la loro obbedienza, pertanto, contribuisce a procurare vino in abbondanza.
La richiesta di Maria: «Fate quello che vi dirà», conserva
un suo valore sempre attuale per i cristiani di ogni epoca, ed è destinata
a rinnovare il suo effetto meraviglioso nella vita d'ognuno. Essa esorta ad
una fiducia senza esitazione, soprattutto quando non si comprendono il senso
e l'utilità di quanto il Cristo domanda.
Come nel racconto della Cananea (cf. Mt 15,24-26), l'apparente rifiuto di Gesù
esalta la fede della donna, così le parole del Figlio: «Non è
ancora giunta la mia ora», insieme al compimento del primo miracolo, manifestano
la grandezza della fede della Madre e la forza della sua preghiera.
L'episodio delle nozze di Cana ci esorta ad essere coraggiosi nella fede e a
sperimentare nella nostra esistenza la verità della parola evangelica:
«Chiedete e vi sarà dato» (Mt 7,7; Lc 11,9).
NOTE
1 Cf. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris Mater, 21.
Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XX/1 (1997) p. 336-338
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